Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

martedì 5 luglio 2005

Abruzzo&Puglia - 2a puntata - Puglia

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E’ il quarto giorno del nostro viaggio. La Kawina ha già fatto oltre 1000 km. Carichiamo la moto avvolti da un caldo afoso.

In effetti è un po' "larghina"

Ci salutiamo con i nostri amici tra mille ringraziamenti per i bei momenti passati insieme, promettendoci a vicenda un prossimo incontro. 
Imbocchiamo la tanto odiata autostrada in direzione sud. Velocità di crociera prossima ai 110 km/h. Praticamente un missile!!! Ma è andata bene così. Per lo meno fino al momento in cui quel drappello di BMW ci ha fatto sentire piccoli piccoli ma ugualmente felici della nostra belvetta. Finalmente usciamo e prendiamo per la litoranea del Gargano. La strada in sé per sé non è niente di particolare, scorrevole e noiosa ma che almeno offre una bella vista sul lago di Varano. Arrivando nei pressi di Rodi Garganico prendiamo per la strada lungo mare. Non l’avessimo mai fatto.
Siamo fermi in coda con un caldo asfissiante, mentre a pochi metri da noi il mare e bagnanti a non finire in costume.
E’ probabilissimo che qualcuno di loro, vedendoci così agghindati, ci abbia presi per scemi…
Volevamo fare un po’ di litorale per poi salire su verso la foresta umbra, ma il caldo era talmente asfissiante che abbiamo deciso all’unanimità per la foresta. E’ stato un toccasana. E’ un posto bellissimo. La strada viene letteralmente ingoiata dalla vegetazione fittissima. Da estate piena si passa a una stagione autunnale in pochissimi chilometri.
Fresco (freddo??) e oscurità la fanno da padrone. Ogni tanto, in aree debitamente attrezzate, si vedono fiamme alte, premonitrici di prelibate grigliate. La fame subisce un impennata che fa subito volare il pensiero a “Appena troviamo un posto dove poter trovare da mangiare ci fermiamo subito”. In pratica attraversiamo tutta la foresta umbra senza trovare niente che assomigliasse a un alimentari, un bar, un chiosco. Niente. Uscendo da quella cantina naturale oltre alla fame torna a farsi sentire anche il caldo. Arriviamo a Monte S. Angelo dove ci fermiamo per placare lo stomaco.
Il paese è molto bello e la vista sul golfo di Manfredonia superba….forse. Peccato che la foschia la faccia ancora da padrona. Scattiamo un po’ di foto che non rendono giustizia. Mentre siamo fermi, mangiando un pezzo di gomma piuma che chiamano pizza, arrivano una dopo l’altra macchine che hanno preso parte a un rally. Frastuono e festeggiamenti tutto intorno.
Ripartiamo e dopo pochi metri, fatta una curva, ci fermiamo. Davanti abbiamo le case di M. S. Angelo in tutta la loro mediterraneità. E’ il primo vero approccio con le caratteristiche case bianche e ne restiamo affascinati.



Proseguiamo scendendo giù verso il mare. La strada è stupenda. I tornanti si snocciolano perfetti nella loro raccordatura e ognuno di loro sembra essere diverso e messo lì apposta per il divertimento dei motociclisti. Circa 10 km. di vero godimento. 
Il divertimento poi però passa. Eccome se passa. Da Manfredonia in poi le curve sono un miraggio e pure il vento si diverte a metterci i bastoni fra le ruote. Percorriamo molti chilometri con la moto dritta per poi arrivare in zona Barletta dove prendiamo la superstrada per Bari. L’unica nota di rilievo è stata la sosta obbligatoria che ci siamo concessi per ammirare alcuni fenicotteri nella Riserva Naturale Salina di Margherita di Savoia.


La nota di rilievo del tratto fatto in superstrada è stata invece il colpo alle coronariche che ci ha fatto prendere la Kawina quando ha visto bene di spegnersi in un tratto lontano da tutto. “E ora??? Che gli piglia??” Per farla breve…era in riserva, solo che l’indicatore ne segnava ancora un bel po’ di benzina e siccome per mettere la riserva occorre girare il rubinetto… Poco male. Tanto spavento !!! Usciamo dalla superstrada alla ricerca di un benzinaio. Dopo essere rientrati in superstrada ne abbiamo trovato un altro dove abbiamo fatto un pieno molto…accurato.
Giungiamo a Bari. La superstrada lì funziona come tangenziale. Ci sono uscite al limite della sicurezza e macchine che hanno un senso della direzione tutta loro. Sono stato molto felice di trovare l’uscita in direzione Taranto.
Uscendo dalla superstrada a Casamassima abbiamo preso per Alberobello. La campagna intorno a Alberobello è davvero caratteristica. Ci sono trulli in ogni direzione si metta lo sguardo. Rimandiamo la visita ai giorni a venire. Passiamo Alberobello puntando la nostra meta, Cisternino. Anzi, più precisamente Casalini. Altra caratteristica di quei posti che balza subito agli occhi sono gli ulivi. In Toscana ce ne sono tantissimi, ma sono decisamente diversi a quelli che si trovano in Puglia. Gli ulivi pugliesi sono enormi, con il tronco che sembra sprigionare una possente energia. Tronchi irregolari, nerboruti, che spesso si avvinghiano su loro stessi creando figure al limite del grottesco. Sembrano venuti fuori da storie che narrano di maghi, pozioni, mistero.
Tornando al mondo reale di certo la loro “pozione” non stonerebbe affatto su una bella bruschetta !!!
Finalmente arriviamo a destinazione. Siamo un bel po’ stanchi. Più che altro è stato il caldo patito a togliere le forze.
Scendiamo dalla moto e ci sentiamo subito a casa tanto è calorosa l’accoglienza dei nostri amici pugliesi, Piero e Margherita. In Abruzzo amici di moto. In Puglia amico di naia nel ‘90. Eravamo in camerata insieme a tantissimi altri toscani. E’ curioso che l’unico contatto rimasto con quei tempi sia quello più lontano da casa…
Resteremo in Puglia per altri quattro giorni durante i quali la Kawina rimane a riposo nel fresco del garage.
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Durante la nostra permanenza in quel di Casalini il caldo non ci ha dato tregua. E purtroppo proprio per via della calura asfissiante non siamo riusciti a fare molte uscite turistiche. Se poi ci mettiamo che ogni pasto sembrava un matrimonio….
Il connubio caldo e digestione formava un cocktail esplosivo.
Ci siamo fatti coraggio facendo la prima uscita a Ostuni, la città bianca. Uscendo dalla macchina ho pensato “Qui qualcuno si sente male oggi”. Invece una volta entrati nel dedalo di viuzze nel centro storico una “miracolosa” brezza ha mitigato la nostra visita. Ostuni è abbagliante. Bellissima e bianchissima. Ogni angolo è bianco splendente. Occorrono gli occhiali da sole come si farebbe sulle piste di sci. Scattiamo foto su foto. Ogni volta che svoltiamo un angolo tutto sembra perfetto per farne una cartolina. Durante il nostro girovagare nelle viuzze troviamo la bottega di un artigiano che ricava utensili da cucina da spezzoni di ulivo. Niente di ricercato, niente effetti speciali. Vedere all’opera quell’uomo però ha dato un sapore speciale alla giornata, grazie alla semplicità delle sue “creazioni” unità alla bellezza dell’ulivo. Una pillola di umana saggezza.

Ostuni, la città bianca










Torniamo verso la macchina che “magicamente” è in pieno sole. Da impazzire!
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Nei giorni seguenti il termometro ha continuato a non avere pietà di noi. E noi, per cercare refrigerio, siamo andati a visitare le Grotte di Castellana. Bellissime e freschissime con ambienti estremamente diversi tra loro. Da un canyon lungo 450 metri denominato “Corridoio del deserto” formato da pareti rocciose verticali a una sala delle meraviglie, la “Grotta Bianca” un eccezionale caverna di alabastro che è stata definita la più splendente del mondo. Oltre 2 ore di meraviglie. E’ scontato che non è consentito scattare foto all’interno delle grotte, con l’eccezione della “Grave”, l’enorme sala dalla quale filtra la luce del sole dall’apertura presente sulla sua sommità, regalando un bellissimo colpo d’occhio.



Sotto i contorni olivi a cercar refrigerio

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E viene la volta di Alberobello con la costante del caldo taglia gambe. Fa un certo effetto vedere trulli per ogni dove. E’ strano avere di fronte un’infinità di coni di pietra, specialmente quando si ha l’occasione di salire su una delle molte terrazze dalle quali vedere i coni dall’alto. Ne esistono pure “siamesi”. Semmai lascia un po’ perplesso rendersi conto che in pratica ogni trullo del centro storico è un negozio di oggetti ricordo. Uno di questi vende i tipici fischietti pugliesi fatti di terracotta e dipinti a mano. Ce ne sono per tutti i gusti e di tutte le forme e dimensioni. La macchina in foto per esempio non stava in una mano.


Girelliamo per il paese e anche qui ogni angolo meriterebbe una fotografia. E’ affascinante.












Lasciamo da una parte per un momento le visite ai luoghi caratteristici. Come ho già detto le mangiate al limite della sopportazione fisica si sono sprecate ma una è stata davvero speciale. Anche in questo caso semplicità è sinonimo di squisitezza. Ospiti dai genitori di Piero abbiamo gustato il purè di fave accompagnato da verdure grigliate, fritte, al forno, al sugo e, immancabile, da un ottimo vino bianco freschissimo che andava via come fosse acqua.
Ci hanno davvero reso “pieni” di gioia.
Cercando di sfuggire al caldo proviamo a diventare turisti notturni. Il paese oggetto della visita è Polignano a Mare che, come dice il nome stesso, si trova affacciato sul mare Adriatico. Il paese in sé è molto carino, aiutato anche dai giochi d’ombra che nascono grazie all’illuminazione artificiale notturna. Ma la cosa più bella è affacciarsi sulle varie terrazze poste tra casa e casa a strapiombo sul mare. Di notte è inquietante guardare giù. Ci si sente un po’ “instabili” appoggiati a quelle spallette ma di certo la veduta è stupenda. Anche lì per non perdere il vizio…mangiamo!!! Ce la farà la Kawina a riportarci a casa?
La Puglia è bella davvero. La campagna intorno a Cisternino è colma di “coni” e ogni costruzione è circondata da terreni dove sono presenti gli immancabili ulivi e gli enormi fichi d’india. Altra cosa molto caratteristica sono i muretti tirati su a secco che incanalano ogni stradella di campagna che percorriamo, la cui manutenzione è sottoposta a regole ben precise, essendo diventati come i trulli una specie di “firma” pugliese. Purtroppo i trulli sono diventati oggetto di culto immobiliare. Da una parte è un bene che non diventino dei ruderi, dall’altra fa male sapere che molti dei coni rientrano nei desideri di inglesi, tedeschi, olandesi, ecc. ecc. Un po’ come succede in Toscana e più precisamente nel Chiantishire. E’ tutto bello e perfetto, ma non più nostro. Perdiamo quelli che erano luoghi di vita, lavoro e tradizioni e con loro un po’ della nostra identità.
I giorni (pochi..) passano in fretta e a malincuore rifacciamo i bagagli, non prima però di essere stato preso dalle grinfie di Piero che di professione fa il parrucchiere. E visto che io di capelli nemmeno l'ombra si accanisce sul pizzo. Sono tornato a casa con il pizzo con l'ittero. No comment!



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Ci congediamo dai nostri amici e anche in questo caso ci promettiamo un prossimo incontro, “Promesso, però magari in autunno…” dico io.
Ripartiamo ancora più carichi. In più ci sono buste piene di taralli buonissimi, che hanno accompagnato molti dei nostri pasti luculliani.
Decidiamo di fare gran parte del viaggio su strade scorrevoli. Fa ancora molto caldo e non me la sento di vagare su statali. Il viaggio infatti non è niente di speciale, a parte una sosta per scattare due foto a Polignano a Mare.




Destinazione ancora Abruzzo e più precisamente Villetta Barrea, piccolo borgo del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Tutta superstrada fino a Cerignola, poi Foggia dalla quale è stato facilissimo entrare ma quasi un incubo uscire.
Sfiorata Lucera abbiamo proseguito per Campobasso. Dopo moltissimi km. di pianura, rettilinei interminabili e caldo asfissiante iniziamo a salire a poco a poco verso le colline. Il tratto dopo Lucera è molto bello. La strada è per adesso sempre dritta ma la vastità dei campi e la loro conformazione rende il posto davvero particolare.
A Campobasso facciamo sosta per un gelato rinfrescante. Un rapido sguardo alla cartina ci fa decidere per un tratto di strada con la quale attraversare il Parco del Matese. E’ stata una scoperta inattesa. A un bivio prendiamo a destra. All’inizio della strada un cartello avverte che la stessa è chiusa dopo qualche chilometro. Mentre la imbocchiamo penso ad una frana ma comunque continuiamo. Non troviamo anima viva e neppure la frana.... La strada è piena di escrementi e di lì a poco troviamo anche i colpevoli di tanta “indelicatezza”. Cavalli e mucche pascolano liberi nei prati verdissimi, invadendo spesso la carreggiata sulla quale, appunto, continuano la loro opera concimatoria. Percorrendo quella strada il senso di libertà è palpabile. Fa freschetto e tutto quello che ci si para davanti ci fa sentire a mille miglia dalla realtà, forse ancor di più che sul Gran Sasso. Qui non c’è davvero civiltà. Nota curiosa: forse non hanno tutti i torti a definire “chiusa” quella strada. I guard rail infatti ci sono, ma non se ne trova neppure 100 metri sani. Eppure a vederli sembrano anche recenti…Mah!



Torniamo sui nostri passi per toccare il Lago del Matese. La conca che lo accoglie in realtà è molto piatta. Di certo il lago diventerà piuttosto esteso durante il disgelo, quando la neve sciogliendosi contribuirà notevolmente ad alimentarlo. Facciamo una piccola sosta per fare delle foto, così come facciamo a Letino, paesino sovrastato da un piccolo santuario dal quale la vista verso i monti del Matese è magnifica.

Lago del Matese

Santuario di Letino

La Kawina ci porta senza sbavature fino a Castel di Sangro e da lì a Villetta Barrea dove arriviamo un po’ cotti e decisamente affamati. Doccia, cena e giretto del paese. Dopo giorni di caldo devastante ci è parso un sogno camminare lungo la sponda del fiume Sangro pizzicati da una frescura rinvigorente.
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La dormita è stata granitica. Colazione, rimontaggio della “soma” e via. Da quelle parti ci siamo già stati alcuni anni fa in auto. Ci sono posti bellissimi da visitare e strade perfette per il mototurismo. Ci torneremo senza dubbio per riscoprirle su due ruote.
Passato Pescasseroli la strada inizia a scendere formando belle curve e consentendo di dominare la Piana del Fucino. Di lì a poco il piacere della guida cessa. Entriamo in autostrada a Pescina per uscire poco dopo a Valle del Salto.
Puntiamo Rieti. La strada è molto scorrevole e priva di punti che possano scaturire divertimento ma è incassata tra monti sui quali fanno capolino innumerevoli paesini. E’ molto piacevole percorrere un così lungo tratto panoramico.
Tocchiamo Rieti e poi Terni dove imbocchiamo la E45. Lo stato decisamente mediocre di questa superstrada non aiuta il morale e neppure il fondoschiena. Finalmente raggiungiamo Bagno di Romagna. Anche se gli ultimi chilometri subito prima dell’uscita sono un inno all’insicurezza stradale, il paesaggio che ci circonda è invece spettacolare. Stiamo attraversando l’Alpe della Luna. Mai nome fu più azzeccato.
Ormai respiriamo aria di casa. Saliamo su al passo dei Mandrioli fermandoci per l’ultimo scatto di queste ferie.


La natura si è sbizzarrita da quelle parti. Le montagne esibiscono le loro nudità, strati di roccia dai quali trasuda tutta l’energia della loro formazione. Un panorama selvaggio e superbo.
Ancora un po’ di curve, il passo della Consuma, altre curve e finalmente casa, stanchi ma soddisfatti.
Soddisfatti delle amicizie ritrovate dopo tanto tempo, dei luoghi attraversati e specialmente per quelli inaspettati, della motina che si è comportata benissimo lungo i 2640 km. del viaggio, il nostro Capo Nord pugliese.
Sì. Ci vuole davvero poco per sentirsi bene !





venerdì 1 luglio 2005

Abruzzo & Puglia - 1a parte - Abruzzo

Non è stato certo il viaggio dei viaggi ma quale lo è? Non è necessario puntare Capo Nord o una qualsiasi meta “ufficialmente mototuristica”per garantirsi una reale fuga dal solito tran tran. E, come per la meta, anche il mezzo non è necessario che sia abbondante di cavalli e con una poltrona al posto della sella.
Diciamo pure che questa introduzione nasconde un po’ (molta) d’invidia per coloro che abbiamo trovato lungo il nostro peregrinare lungo lo stivale. Un numero incredibile di BMW che ci hanno “sverniciato” lungo l’autostrada poco prima di giungere in Puglia. Ce n’erano di tutti i tipi, belle, veloci, comode mentre noi, ben al di sotto del limite di velocità ma ugualmente in lotta con il vento , viaggiavamo con la nostra motina. Eh si. Una motina. Una Kawasaki ER5 che ci ha piacevolmente scorazzato per km e km.
Non nascondo che all’inizio proprio l’utilizzo del mezzo in questione mi faceva un po’ traballare. Io e Veronica abbiamo già fatto altri viaggetti ma a bordo di una Fazer 600 che offre se non altro più spunto motoristico, il che alla lunga non è che un bene anche pur facendo turismo.
Il viaggio. Amanti convinti della montagna e delle Dolomiti su tutto (trekking, pieghe e panorami), questa volta abbiamo puntato il faro tondo tondo della kawina verso sud. Prima Abruzzo e poi Puglia splendidamente ospitati di amici che da molto non vedevamo.
I bagagli preparati nei giorni avanti la partenza mi facevano sudare freddo. 10 giorni di “riserva” vestiaria. Baule quasi pieno, le due borse laterali con la funzione extension al massimo, colmissime, borsa da serbatoio uso cupolino sotto mento..
La sera prima sistemiamo la moto. Pareva una GoldWing. Ormai ci siamo. O la va o…si spacca!!
Partiamo. Prima tappa Abruzzo e più precisamente Lanciano.
La moto va che è un piacere, credevo peggio. Giuro.
Da Firenze prendiamo la superstrada per Siena per poi raggiungere il lago di Bolsena tramite la bellissima e scorrevole S.S.2. L’idea era quella di raggiungere Lanciano facendo più strada normale possibile. A Buonconvento ci fermiamo per la colazione, avvolti in una suggestiva nebbiolina. Tolto il bisogno di zuccheri ripartiamo ancora più briosi. C’è ancora tantissima strada da fare. 

Buonconvento "sospeso"

Colazione fatta. Si riparte!

Mare di girasoli

Raggiungiamo Montesfiascone da dove si può ammirare il lago di Bolsena da un punto panoramico.


Proprio un bel nome 'sto paesino!

Scattiamo un po’ di foto e ripartiamo. Facciamo sosta riposa chiappe a Fiano. Ripartiamo per ricongiungersi alla S.S.4 che da Roma porta a Rieti che troviamo con qualche difficoltà per via di segnaletiche un bel po’ approssimative. Lasciamo la statale 4 per prendere la 314, confinante con il Parco naturale dei monti Lucretili. La strada è bella come del resto la natura circostante. Incontriamo minuscoli paesi che meriterebbero una visita e non soltanto uno sguardo e via. Lo stomaco ci ricorda che è ora di pranzo e proprio in uno di questi paesini, Pietraforte, parcheggiamo la moto nella piazzetta. Fa caldo. Ci mettiamo a sedere su una panchina all’ombra di un albero e facciamo un sol boccone dei panini in compagnia di un cane e di un gatto. Passa una signora che ci saluta, incuriosita dalla nostra visita. Poche anime e silenzio. Un salto indietro nel tempo che non credo sia difficile fare in un paese come l’Italia, scrigno colmo di realtà come Pietraforte. Rapido giretto del paese posto su uno sperone di roccia e via.

La porta di accesso principale a Pietraforte

Raggiungiamo i dintorni di Avezzano e quindi la Piana del Fucino, vero dedalo di stradelle dove, anche qui, le indicazioni sembrano un fattore superfluo. Dopo svariati “svarioni” riusciamo ad arrivare ai piedi di Celano, la cui rocca si erge ai nostri occhi protetta alle spalle dal Parco nat. Sirente Velino, parco che abbiamo avuto occasione di visitare in un’altra vacanza motociclistica.

Rocca di Celano

Le due belve!

Da Celano prendiamo per Pescara, tramite la S.S. 5 che è veramente bella e adatta a chi ha pruriti mototuristici. Nel primo tratto di strada la natura è brulla e i monti sono morbidi e rotondi per poi tornare a essere vestiti da una vegetazione bassa e aspra. Incrociamo pochissime macchine, il che aumenta il gusto della guida paciosa che la piccola Kawa invita e tenere.
Km. dopo km. ci avviciniamo a Chieti, dove piuttosto stanchi fissiamo con il nostro ospite abruzzese, Massimo. Ci troviamo alla stazione dove dopo tanto tempo scambiamo quattro chiacchiere “de visu”. Siamo decisamente cotti ma l’incontro ci ridà birra. Arriviamo a Lanciano che ormai è buio dopo 632 km.
Facciamo conoscenza con la sua famiglia che oltre che dimostrare il loro caloroso benvenuto apparecchiando la tavola si è data da fare per sistemarci in una mansarda che si è poi rivelata una reggia. Non finiremo mai per ringraziarli di tutto. Doccia e finalmente “buona notte”.
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Sveglia, colazione e via per nuove avventure. Massimo è al lavoro e quindi siamo ancora una volta io, Veronica e la kawina, stavolta scaricata dal peso dei bagagli. La nostra meta giornaliera è la Maiella che raggiungiamo toccando Guardiagrele, paese carinissimo, e entrando nel parco nazionale tramite il passo di Lanciano, che di passo non ha molto l’aria.

Guardiagrele

Prima del passo la strada è sinuosa e accompagnata ai bordi da alberi e cespugli che non coprono la visuale sulle valli sottostanti. Dal passo invece si entra in una vegetazione più fitta e il fresco non manca, anzi… 
Poi d’un tratto qualsivoglia forma di arbusto sparisce, lasciando il posto a ampi e morbidi costoni verdi. La vista, se non fosse per la tipica foschia di caldo che ahimè abbiamo trovato in quei giorni, spazierebbe per un lunghissimo tratto della costa adriatica. Nei momenti perfettamente limpidi deve essere favoloso guardare da lassù.
Continuiamo a salire per avvicinarsi alla Maielletta. La strada ha una carreggiata larga e tornanti ampissimi e non è richiesta nessuna attitudine specifica alla guida, anzi. Semmai è il panorama che rapisce subdolamente l’occhio mentre servirebbero entrambi per schivare il brecciolino ben presente sull’asfalto.
Arriviamo alla fine della strada. Parcheggiamo la moto. La temperatura è ideale. Stiamo benissimo. Facciamo qualche foto mentre iniziano dei botti. Ma cosa sono? Fuochi d’artificio!! Nel bel mezzo del giorno. In uno dei mille paesini che si possono “spiare” dall’alto c’è qualcosa che merita di essere festeggiato. Restiamo un po’ in contemplazione dei monti e di tutto ciò che di bello offre il panorama.


Peccato per la foschia. Laggiù ci sarebbe l'Adriatico...



Torniamo sui nostri passi e cerchiamo un posticino per addentare il pranzo. Sulla strada che porta a Roccamorice troviamo un area attrezzata con tavolini e panche in legno che sembrano messe lì apposta per noi con tanto di panorama sul gruppo della Maiella. Favoloso.




Ripartiamo. La natura intorno a noi è davvero “fiera” di sé. Come dargli torto?


Aggiriamo la montagna arrivando al passo S. Leonardo. La vista sulla catena montuosa è super anche aiutata dal cielo limpidissimo e un sole a tutta forza. Restiamo lì spaparanzati sull’erba. Voglia di ripartire saltami addosso !!! Il posto rapisce anche per gli spazi immensi e lo stacco netto che crea la vegetazione illudendosi di conquistare il crinale.

Passo San Leonardo

E’ ora di ripartire. Facciamo il pieno di acqua a una fonte che si trova nei pressi del passo. Proprio un bel posto. Tocchiamo Campo di Giove e poi ancora a sx per Palena. Il resto della giornata va via tranquilla, su strade che spesso lasciano un po’ a desiderare per l’asfalto decisamente pieno di avvallamenti di ogni tipo. 
Avvallamenti a parte facciamo rientro in mansarda comunque felici per la bella giornata e dopo una bella rinfrescata ceniamo e facciamo i turisti a Lanciano dove Massimo ci fa da preparatissimo cicerone per il grazioso centro storico.
Una delle cose che di certo ci resteranno più impresse è senza dubbio una canzoncina le cui note sono riportate su una lapide posta sulla facciata di una casa. Si tratta di una specie di canto di riconoscimento. In pratica ogni volta che un lancianese avesse udito fischiettare il motivetto sarebbe stato certo che il colui che stava intonando quelle note era certamente di Lanciano. Paese che vai, usanza che trovi.
Andiamo a letto non molto tardi. L’indomani saremmo stati sul Gran Sasso dove ci saremmo incontrati anche con amici provenienti dal Lazio e dalle Marche.
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Altra sveglia e ancora moto. Appena entrati in autostrada mi rendo conto che le medie che potevo tenere con la fazer me le posso scordare. A 130 km/h la forza dell’aria è talmente forte che mi pareva che qualcuno mi strozzasse.
Calo velocità di 10 km/h. Di poco, ma quel tanto che basta per restare vivo e non arrivare con la faccia paonazza (al ritorno abbiamo montato un cupolino!). Riusciamo a congiungerci con il resto della banda. Il laziale Roberto e i marchigiani Giorgio e figlia e Andrea. Anche qui abbracci e pacche da chi si vede piuttosto poco a causa della lontananza. Ma non conta la quantità. No! Amicizie nate per “colpa” della moto ma che vanno al di là delle due ruote.
Il gruppetto riparte baldanzoso puntando i magnifici luoghi del Gran Sasso e Campo Imperatore. E’ inutile fare fotografie. E’ un posto nel quale uno deve andarci di persona per capire l’altrimenti inspiegabile.
E’ un posto magico, immenso, lunare, scenografico, libero. Ed è bello perché è lì, vicino a tutto eppure lontano da tutto.

Siamo arrivati sulla Luna

Campo Imperatore fa strani effetti!

Le andature sono veramente da bradipo e tra una foto e l’altra arriviamo a un ristoro interessantissimo e……buonissimo, posto all’incrocio che porta al rifugio Fonte Vetica, dove si trova anche un piccolissimo campeggio. Torniamo a parlare del ristoro. La costruzione rifatta in tipico stile selvaggio west, in realtà altro non è che una macelleria che vende salsicce, arrosticini (spiedini di carne di pecora), ecc. ecc. 
E il bello (e il buono) è che è possibile cuocersi personalmente le cibarie su appositi grill che gli stessi proprietari del saloon ehm….del ristoro tengono accesi per i clienti (molti) che si aggirano famelici da quelle parti.
Le moto parcheggiate in fila, le verdi praterie. Sembra di essere i protagonisti di un film western all’italiana. Manca solo la colonna sonora di Morricone e siamo a posto.



Dopo mangiato prendiamo un caffè al rifugio F. Vetica e, dopo qualche chiacchiera ripartiamo in direzione di Campo Imperatore. Andatura blanda e godimento massimo.


Arriviamo a destinazione e sostiamo per un po’, facendo rapida conoscenza con altri due freschi possessori di ER5, sorpresi quando gli diciamo da dove veniamo e che restano di stucco quando aggiungiamo che l’indomani avremmo puntato verso la Puglia.
E’ stato bello vedere due persone con una espressione che pareva dire “Ma guarda te quanta roba ci si può fare con queste moto!”. In effetti la Kawina se la stava cavando proprio benone.

Gruppetto vacanze
Da sx in piedi: Roberto - Giorgia - Giorgio - Carlo 
Da sx seduti: Veronica - Andrea - Massimo

Ciao Luna...ritorneremo!

L’orario ci consiglia di fare manovra di rientro. Ci salutiamo con i marchigiani e ripartiamo in compagnia di Massimo e Roberto il quale, dopo una blanda resistenza cede al nostro invito di condivisione della mansarda. Avrebbe dovuto fare troppa strada per rientrare a casa mentre invece abbiamo potuto cenare assieme e trattenersi a chiacchierare in santa pace.
Prima di dormire abbiamo preparato le nostre carabattole. L’indomani ci aspetta la Puglia.

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