Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

giovedì 12 settembre 2013

Meraviglioso Salento - 3a puntata - Rientro via Gargano, Molise e L'Aquila

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Ripartiamo, direzione nord. Da Castro ci aspettano oltre 400 km. per arrivare a Rodi Garganico.
La litoranea del Gargano ci mancava e ci pareva giusto porre rimedio.
Decidiamo di affrettare il passo così da avere più tempo per godersi la scogliera. Unico concessione che ci facciamo è uscire dalla superstrada per evitare la poco sicura viabilità di Bari.
Più che concessione una cazz... Allunghiamo il brodo senza godere del consommè. Va beh!
Poco dopo Barletta giungiamo nei pressi di S.Margherita di Savoia, dove troviamo un cielo incazzatissimo che promette pioggia, anzi...uragano!
Facciamo in tempo a parcheggiare sotto l'ala protettrice di un distributore che cade un'acqua esagerata. Ci mettiamo comodi all'interno del bar e, già che ci siamo, mangiamo un boccone.
Tra i vari avventori arriva una coppia che, attaccando bottone per via delle moto e della loro curiosità riguardo il nostro viaggio, ci dicono che a S.Margherita hanno chiuso la strada principale, per inondazione della stessa!! Alèèèèèè....sempre megliooooooo!
Con molta calma sta tornando il sereno e con lui la voglia di rimettersi in moto.
In effetti sulle strade di S.Margherita pare sia passata una bella bufera, e la strada centrale è ancora chiusa per acqua alta...
Passiamo il centro e appena fuori, tocchiamo le imponenti saline, sferzati da un vento freddo e vigoroso, che ti fa procedere forzatamente inclinato.

Saline di S.Margherita di Savoia


Rasentiamo Manfredonia e passiamo Mattinata. Da lì la strada diventa davvero bella. Gli scorci sulla scogliera e sul mare si sprecano.



Faraglioni nei pressi di Mattinata

L'incedere si fa mooooooolto sincopato. Riparti, fermati, godi&fotografa. Riparti, fermati, godi&fotografa. Si continua così per un bel po'. I km. sono pochi, ma il tempo passa eccome. E' tutto davvero molto bello.




Curva dopo curva e scorcio dopo scorcio arriviamo a ridosso di Vieste, altro posto che avrebbe meritato ben più di qualche scatto.





Lentamente proseguiamo. Anche sul lato nord del "calcagno", troviamo scorci da cartolina.
Ecco la volta di Peschici e della costa che ci divide con Rodi Garganico, costa che ci godiamo in un momento speciale...

Peschici

Altri momenti d'oro sulla costa verso Rodi G.



Arriviamo a Rodi G. La viabilità cittadina si dimostra molto sportiva, non tanto per via della velocità obbligatoriamente bassa visti i tornanti presenti in paese, ma per la guida garibaldina dei conducenti. Preso possesso dell'anonimo hotel (meglio così che peggio...ma comunque vicini al peggio), ci docciamo e andiamo a mangiare un boccone in paese. Dopo cena due passi per digerire, per vedere le gesta di un biker amante della pavimentazione in pietra per esibirsi in sgommate controllate e poi a nanna.

Rodi G. by night

Messaggio dal basilico

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Lasciamo Rodi e pure la Puglia, godendoci la strada che ci fa costeggiare il lago di Varano prima e quello di Lesina poi. Di curve non ce ne sono, per cui la guida è rilassata e gli occhi possono impegnarsi a guardare i bei dintorni.
Entriamo in autostrada per uscire pochi kilometri dopo, alla prima uscita disponibile e cioè Termoli. Poca strada ma con un autogrill nel mezzo che ci permette di far conoscenza di un biker calabrese, tosto come i peperoncini. Pensionato, tranquillo, ma non per questo non macinatore di kilometri. Partito alla mattina molto presto, sarebbe arrivato fino a Verona in giornata per ricongiungersi con un amico, per poi deviare verso Brescia per un raduno. Quando si dice la passione!! A proposito....tutto 'sto sgaloppamento a bordo di un'onestissima Shadow tirata a lucido, ma ancora essenziale come appena uscita dal concessionario. Di plexiglass frangivento manco l'ombra, ma tanta tanta voglia di cavalcare il vento. Grande!
Lasciata l'autostrada prendiamo la S.S.87 che, primo tratto a parte, si rivela molto bella curvosamente e paesaggisticamente.

S.S. 87 - Nei pressi di Casacalenda (CB)

Casacalenda (CB)

Rasentiamo prima Campobasso e poi Isernia, dove prendiamo un rapido scroscio ripartendo da un distributore. Adesso ad essere rasentata tocca a Roccaraso, da dove in breve raggiungiamo (e ci godiamo!) il Piano delle Cinque Miglia, classica espressione del territorio abruzzese dove ti par di galleggiare in benefica sospensione...





La strada corre dritta fino a Popoli, poi un po' di curve rinfrancanti ci avvicinano verso la nostra destinazione di giornata, L'Aquila, dove un bel tramonto ci accoglie.


Volevamo toccare con mano, capire di più. Veronica viene da qui, le sue origini gli fanno ricordare spesso aneddoti di usi e costumi abruzzesi, e venire a vedere di persona se i ricordi sono diventati polvere era un abisso da superare.
Poco distante l'albergo che ci ospita prendiamo un bus che fa un giro strano per portarci a ridosso del centro. Mentre giriamo e giriamo ci guardiamo intorno. L'autobus passa tra tanti palazzoni arrampicati sulla collina. Ci sembra quasi strano che siano tutti in piedi dopo l'entità del sisma e tutto l'eco mediatico vomitato dopo. Ti fai una strana idea vedendo la zona più recente, quasi minimizzi, speri.
Scendiamo in piazza della Fontana Luminosa, e già cambia qualcosa. Si vedono i primi segni di cantiere. Ma continui a sperare che il peggio che credevi di trovare, sia già passato. Poi varchi quella pietra che ti consegna al centro e tutta la tristezza possibile ti coglie, purtroppo, di sorpresa. Senti un disagio devastante, come il sisma che ha colpito duro.
Ti ritrovi a camminare inebetito tra mille tipi di tiranti, impalcature, punti di sostegno, inferriate, zone interdette, una camionetta dell'esercito, folate di odore di calcinacci.
Fa paura, orrore, e neppure ti immagini cosa può essere stato, l'attimo in cui la vita cambia per sempre, il caos del "subito dopo".
Il centro è abbastanza animato. Giovani, tanti, dappertutto, che fanno vivere alcuni locali clamorosamente scampati al dramma, magari risistemati alla meglio per "ricominciare".
Senza questi punti di ritrovo il centro sarebbe deserto, come lo sono i lugubri palazzi ingabbiati.
In piazza del Duomo troviamo ancor più vita. Stand con mangiare, musica e una mostra in onore dello sport più amato nei dintorni, il rugby. Nella mostra ci sono foto e maglie di sportivi più o meno noti legati alla palla ovale. Per alcuni sono riportate in breve cenni a momenti che hanno fatto scolpire il loro nome nel cuore di tifosi, e non sempre per motivi sportivi. Il terremoto ha fatto stringere ancor di più la città intorno alla squadra del cuore. Uno di loro non c'è più, il pilone Lorenzo Sebastiani, un ruolo coperto da persone che si pensa siano indistruttibili. Purtroppo il sisma se lo è portato via. Il resto della squadra da, come chissà quanti altri, un aiuto fisico, intervenendo all'ospedale e portando a braccio i pazienti che da soli avrebbero avuto molte difficoltà, se non peggio... Si sente voglia di unione, di farcela tutti insieme, proprio come il rugby insegna.
Si sta facendo tardi. Ormai i bus hanno smesso di girare. Proviamo a cercare un taxi senza fortuna. Va da se che per rientrare ce la dobbiamo fare a piedi.
Sempre peggio. Appena lasciata la piazza, tutto intorno appare ancora più lugubre. Percorriamo dei tratti di strada completamente al buio, in mezzo a un silenzio spettrale.
Poi passiamo nel mezzo a due casermoni più recenti, spogli, vuoti, dimessi, con accatastati fuori sacchi di materiale chissà se da smaltire o da recuperare. Un'altra botta al morale, che va giù del tutto appena girato l'angolo. Un cantiere in piena attività è intento a smantellare una palazzina. Per limitare la polvere spruzzano acqua mentre un caterpillar distrugge la struttura che ha un che di drammaticamente umano. Giochi di luci, ombre, riflessi e rumori che si mischiano nella testa. E chi se li scorda...
Torniamo in albergo un bel po' affranti. L'indomani il rientro, che faremo dopo una gustosa colazione, baciati da un bel sole, il minimo per riprendere un po' di verve.
Inizialmente vorremmo fare un po' di autostrada e un po' di strade interessanti. In realtà ce la facciamo tutta dritta fino a casa. La parte bella delle ferie ce la siamo goduta, e di stare a tergiversare non ne avevamo voglia, specie dopo che volendo uscire ad Orvieto siamo rimasti incastrati poco prima del casello per una coda galattica in uscita.
Una volta riconquistata l'autostrada non l'abbiamo lasciata più!!
Che dire....bello bello bello tutto. Il Salento merita davvero, tanto, una zona da gustarsi senza fretta, assaporando le sue specialità con gli occhi oltre che con la bocca.
Si chiude con una speranza per il popolo abruzzese, la speranza di vedere rinascere la vita e l'entusiasmo insieme a una città che non merita di morire.
A presto Salento, a prestissimo Abruzzo!



martedì 3 settembre 2013

Meraviglioso Salento - 2a puntata - Alla scoperta del Salento

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Il nostro approccio salentino si alternerà tra giri in moto piuttosto corti a giornate di svacco totale.
Il primo giorno infatti, dopo colazione, decidiamo di rompere il ghiaccio facendo lavorare le gambe per un assaggio della costa prima e del paesino poi. Moto ferme e gambe in spalla, visto che il paese prende il nome dalla fortezza Aragonese del XII-XII sec., un Castro appunto, che buona norma chiede essere posto su un'altura dominante.
Per dominare domina non c'è che dire, i dintorni ma pure il nostro fiato.
Lo sforzo però ne vale la pena ed è ampiamente ripagato dai bellissimi scorci, tanto che nei giorni a venire ripeteremo l'esperimento con scarpinata, sudata, e rinfrescata gaudiosa al bar.

Vista dall'Hotel: Castro

Castro marina


Scorci di Castro


Chiesa dell'Annunziata

Resti della Basilica bizantina

La vista del litorale verso nord

La vista del litorale verso sud


Rocca di...mare!


Facciamo veloce ad abituarci al benessere salentino, facendoci coccolare (e molto) dal bel clima, dalle premure godute in albergo, dai bei colori, i profumi, i rumori del piccolo centro.
Il punto di partenza è davvero un bel punto di partenza. E' stata un vera fortuna entrare in possesso del buono sconto, altrimenti non sarebbe stato certo alla nostra portata!


Non godiamo di solo mare, anzi, e per questo ce la prendiamo comoda (altrimenti che vacanza sarebbe...) per andare un po' in perlustrazione dell'interno. Gli spunti non mancano di certo.
Ecco quindi il turno di Lecce, la Firenze del Sud come viene spesso definita.
Sarà per una certa sensazione di campanilismo, anche se intimamente celato in un orgoglio tutto fiorentino, mista ad una visita "take away" da perfetto turista pecorone, non troviamo molte analogie con il capoluogo toscano. Troviamo invece che Lecce è bella, molto bella, senza doverla confrontare con altri esempi. Come detto la visita non è poi durata molto, per cui col senno di poi c'è un po' di amarezza di non aver approfondito.
Le ferie però servono anche a tenere il cervello staccato e il passo "pecorone", per cui...ecco la "nostra" Lecce.
Il punto di attacco alla città è piazza S.Oronzo, dove si può osservare un "tripudio" di stili. Si passa da opere del I°-II° sec. d.c. come l'Anfiteatro romano, al particolarissimo palazzo del Sedile costruito circa quattro secoli dopo e che serviva come sede del Municipio (noi ci abbiamo trovato le informazioni turistiche), alla colonna eretta dopo un altro secolo che soregge la statua dedicata al santo patrono della città al quale la piazza è dedicata. A far sfondo a questo mix già di per se particolare ci pensa il rigore dell'arte fascista.
Il risultato ci lascia perplessi, nel bene e nel male.

Il "Sedile" in p.za S.Oronzo

P.za S.Oronzo: vista d'insieme


La visita continua e ci addentriamo sempre più nel centro città. Ecco la volta della chiesa di Sant'Irene, protettrice della città fin quasi il 1700, protezione solo successivamente "donata" a S.Oronzo. All'interno troviamo una guida improvvisata che, senza apparentemente riprendere fiato, racconta i più piccoli particolari delle chiesa. Pur non ritenendoci degli appassionati d'arte, è affascinante stare ad ascoltarlo ed è pure buffo sentirlo riprendere delle persone che dimostrano il loro poco interesse verso le sue parole. In pratica le liquida senza tanti fronzoli.
Beh...mentalmente lo ringraziamo per averci fatto sentire un po' meno pecoroni.
Alla fine della presentazione gli lasciamo un'offerta e appena gli diciamo che veniamo da Firenze gli si illuminano gli occhi. E' stato un bel momento, un contatto durato pochissimo ma che ha lasciato il segno. Si viaggia anche, e soprattutto, per questo!

Facciata esterna

Altare della Vergine del buon consiglio

Altare di S.Irene

Continuiamo nel nostro giro ignorante, affascinati comunque dal bello che la città ci offre. Gli occhi riescono a trasformare in tranquillità il mix creato dal colore pulito e positivo delle pietre contrastate dal forte blù del cielo. I due pecoroni si godono dei bei momenti!

Chiesa di San Giovanni Battista

Porta Napoli

Scorcio

Piazza Duomo


Lasciamo Lecce e il suo barocco, in direzione della costa adriatica, destinazione Otranto.
Una volta giunti sul litorale ci godiamo sornioni la discesa verso sud.
Anche stavolta gli occhi avranno di che godere, e tanto. Ai contrasti tra pietre e cielo si aggiunge anche lo stupendo colore del mare. E' un vero tripudio di belle sensazioni.



Con una leggera brezza che contribuisce all'olistico benessere, ci addentriamo nella parte vecchia.


Torre Alfonsina


Castello Aragonese

Scorcio

Claudicando lentamente per il borgo, arriviamo alla Cattedrale. Anche in questo caso il contrasto con il cielo rende il tutto molto bello. La caratteristica più curiosa, da godersi una volta entrati, è il pavimento, un mosaico che raffigura "l'esperienza umana dal peccato alla salvezza" di epoca medioevale (per info).

Cattedrale di S.M. Annunziata
Facciata 

Rosone

Soffitto

Scorcio sul pavimento

La parte vecchia della città, piccola e piena di vicoletti, è decisamente bella e si visita con gran piacere. Ogni tanto ti capita di sentire rumori venire dal mare, o il verso di qualche gabbiano. Si sta decisamente bene. Un po' di acquisti ricordo e una lunga chiaccherata con la gestrice di un'enoteca e prodotti alimentari tipici, ci fa chiudere in bellezza un pomeriggio passato in rilassante vagabondaggio urbano.


Ripartiamo verso Castro. Ormai la giornata è quasi finita, ma ha ancora tanto da regalarci. Stavolta niente città o bellezze artificiali tirate su dall'operosità dell'uomo.
Adesso è la natura a farla da padrona, grazie a scenari stupendi e alla calda luce del sole che fa apparire tutto perfetto.
I km. che ci dividono da Castro sono davvero pochi, ma in quei pochi la costa ci regala scorci indimenticabili!
Va beh...momenti a bischero a parte. Diamo la colpa al vento vah, o magari all'euforia di aver toccato la punta più a est dello stivale. Boh...






Chissà quanti contatti con popoli stranieri saranno avvenuti proprio sul tratto di costa che stiamo ammirando.
Bella l'idea di contatto e fratellanza, anche se ho il dubbio che l'approccio sia stato pacifico come di seguito...


Giornata meravigliosa, punto!

Nei giorni a venire avremo modo di godere degli scorci sulla costiera e sul bellissimo mare nel tratto Castro - S.Maria di Leuca.





Oppure di bellissimi momenti romantici proprio sulla punta del tacco. S.Maria di Leuca al tramonto è davvero speciale.



Basilica "De Finibus Terrae"

Il faro di punta Meliso



Da perfetti turisti girelliamo per le bancherelle piene di cineserie. Solo in una di queste troviamo un adesivo del Salento da appiccicare sul bauletto della moto, un trofeo da portare fieri a zonzo per chissà quali altre mete. Alla richiesta dell'adesivo il tizio ci fa la controdomanda "Da dove venite?" Appena gli diciamo Firenze...zac...ci regala il tanto desiderato trofeo, senza aggiungere niente al gesto. Ringraziamo immensamente, anche se non abbiamo ben capito cosa ha convinto il tizio a fare quella carineria. Non credo fosse un motociclista, perchè se così fosse avrebbe attaccato un pippone in tema Joe Bar, o almeno di solito è così. Resta indelebile il bel ricordo del regalo!
Viene la volta di Gallipoli (che significa città bella), un'altra perla piacevolmente accarezzata dalla brezza del mare.
Anche qui scorci e vicoli si sprecano e non resta che farsi rapire da ciò che di bello si può godere.

Castello Aragonese e Rivellino

Il porticciolo


L'isola di S.Andrea

Per tanto mare che si ha dinnanzi, tanti uomini che fin dalla notte dei tempi compiono gesti rituali, precisi, preparatori. Si controllano le reti e le si sistemano negli appositi contenitori, pronte per essere gettate al largo. Son belli da vedere così operosi, sicuri nei gesti e apparentemente rilassati.



Gli affacci sul mare ti fanno restare senza parole, assorto mentre sei investito dal bello.
E' proprio un bel posto, dove vorresti tornare spesso!

Seno della Purità


Passeggi tra i vicoli aspettando solo di girare un angolo e trovarti il mare con il suo blù stupendo e ammaliante. La giornata è bellissima, perfetta. Difficile trovar di meglio.




Il Duomo



In mezzo a tanta bellezza troviamo anche delle "atipicità", ad esempio una stramba fioriera, un motorino attaccato dagli agenti marini, strani..."medicinali"!




C'è un'altra chicca che vogliamo visitare, ma vista l'ora siamo "costretti" a mangiare un boccone tanto per perdere un po' di tempo (si va beh...).
Un ristorantino sul mare è proprio quello che ci vuole, anche solo per stamparsi nella memoria un momento di vero piacere per tutti i sensi a disposizione, da ritirar fuori durante l'avvilente inverno.


Dopo il caffè ci siamo, adesso è possibile entrare. La metà, non lontana dal Duomo, è il frantoio ipogeo di Palazzo Granafei.
Il frantoio è l'unico tra gli oltre 35 accatastati ad essere stato completamente ristrutturato e nei sui 200mq scavati nel sottosuolo, picconando manualmente il carparo (la pietra locale), si possono vedere le attrezzature che dal 1600 fino alla prima metà del 1800 reserò Gallipoli talmente importante da far quotare la produzione nella borsa di Londra. Il prodotto che usciva da questi ambienti, certo non salubri per l'uomo e gli animali impiegati come forza lavoro, era olio lampante, combustibile per l'illuminazione che serviva al fabbisogno europeo e oltre. In quell'epoca così fiorente, il porto doveva essere un vero e proprio formicaio.

Vista d'insieme

La pressa per la prima spremitura

Il ricovero degli animali

La macina

La visita ci lascia stupiti. L'ingegno, la volontà, il duro lavoro a ciclo continuo. Un gran bel momento di apprendimento e di conoscenza che ci porteremo appresso.
Ogni epoca ha le sue criticità e i suoi progressi verso il benessere.
Uscendo da quei sotterraneri si ha come la sensazione di essere fortunati, di vivere una vita agiata, ma allo stesso tempo ti assale il dubbio che si viva troppo lontani dalla realtà, in costruzioni mentali virtuali, con "tutto" a portata di click.
Riprendiamo la rotta verso Castro godendo del litorale che divide Gallipoli da S.M. di Leuca e della luce che via via rende tutto dorato.




Dopo tanta luce e tanti colori, riusciamo a goderci anche le luci soffuse della notte, in due modi e momenti decisamente diversi tra loro.
Il primo a Specchia, magicamente illuminata come un presepe in onore della Madonna del Passo.
Il colpo d'occhio è notevole e molto suggestivo!





Il secondo, cercando di chiudere in bellezza con una cenavisitatour in una masseria (www.lestanzie.it).
Tra prelibatezze del luogo, la bellezza del posto risorto grazie all'impegno profuso nel restauro con l'obbiettivo di tramandare la storia che quegli ambienti hanno da raccontare, la serata è stata fantastica. A cena finita, alcuni tra i gestori, ci hanno fatto girare gli ambienti per spiegarci la allora destinazione d'uso, e tutte le modifiche che la struttura ha subito nel corso degli anni. Interessantissimo.







Beh...ci siamo...siamo ai saluti a una terra che ci ha piacevolmente accolto e stupendamente sorpreso. Sono stati 10 giorni di pura goduria che resteranno impressi nella memoria. Pure il clima è stato dalla nostra e solo per un paio di giorni abbiamo patito un po' di caldo afoso. Lasciamo l'accoglienza salentina con un po' di "uggia".
Domani si rientra verso nord.

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