Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

giovedì 18 luglio 2013

Museo Moto Guzzi e un giro nella bergamasca

I fatti:
1. In casa abbiamo una Guzzi
2. Abbiamo ricevuto per regalo due notti da passare in un B&B in una città d’arte

Con queste due sacrosante verità, cosa potevamo fare se non andare a godere della passione e della storia tecnica italiana applicata alle due ruote (e non solo…) in sella ad una giapponese ipercavallata per fargli stringere un gemellaggio con motori ben meno potenti ma tanto tanto tanto affascinanti?
La città d’arte sarà Bergamo e, manco a dirlo, la passione e la tecnica ce la godremo direttamente al museo Guzzi, a Mandello del Lario.
E’ luglio, è caldo, o almeno è il primo binomio che mi salta in mente.
Si parte di giovedì, ma non tra la frescura mattutina. Veronica lavora fino alle 11, per cui l’accompagno con un termometro clemente e torno a prenderla schiacciandomi tipo geko al muro del capannone dove sta tenendo da protagonista uno dei tanti corsi di inglese (è la “profe”), cercando di limitare i raggi uva o di qualsiasi altra frutta siano.
Finalmente si parte. Di tempo per guardarsi intorno fino a destinazione poco, altrimenti rischiamo di arrivare lunghi (l'orario di ingresso al museo è 15-16), per cui scegliamo una sgropponata di tipo autostradale, lunga lunga fino all’uscita di Dalmine.
Usciti dall'autostrada la strada si snocciola tra paesi e zone industriali, quasi senza soluzione di continuità e senza spunti di particolare interesse.
Passiamo da Pontida, fortino padano, dove è tutto un gran sventolare di bandiere tricolore.
Mi pare un contrasto cromatico strambo, pensando alla forte volontà di scissione, manifestata spesso senza tanti fronzoli.
In perfetto stile svizzero riusciamo ad arrivare davanti all'ingresso della fabbrica alle 15 in punto. Tutto perfetto e il we non poteva iniziare meglio!
Stanchi e un po' sudaticci entriamo nella storia.



C'è da rimanere abbagliati nel vedere mezzi che traboccano passione, ingegno, estro, capacità. E' possibile ammirare ogni singolo pezzo, come ci trovassimo ad una galleria d'arte piuttosto che davanti ad anonimi componenti meccanici.
Il computer era ancora lontano a venire e la produzione più che industriale, aveva ancora il sapore artigianale, per cui si ammirano motori che sanno di manualità sopraffina.
Ci immergiamo nella galleria delle meraviglie, partendo con la nascita del mito, la prima moto costruita marchiata GP (Guzzi-Parodi), che altro non era che un prototipo di 500 cc, monocilindrica 4 valvole, 12 cv per 100 km./h. Davvero non male per essere “solo” il 1919!
La produzione vera e propria inizia nel '21 con la nascita del marchio Moto Guzzi e la prima moto messa in produzione, la Normale, 8 cv per 80 km./h, sulla quale fa bella mostra di se l'aquila con le ali spiegate, omaggio a all'amico Giovanni Ravelli, motociclista vincente nei primi del '900 e pilota d'aereo, pluridecorato per missioni di guerra, morto per un guasto al motore del suo apparecchio durante un volo di collaudo. Nei progetti Moto Guzzi sarebbe dovuto essere il pilota ufficiale nelle competizioni. In un certo senso ha vinto anche lui!
La Normale non è che l'inizio delle ingegnose trovate tecniche, che porteranno a costruire motori plurifrazionati che resteranno nella storia di questo meraviglioso mondo.
La galleria ce ne mostra un bel po'...

Guzzi-Parodi


Normale

…e le tante altre opere d’arte




3 cilindri









Siamo alla fine e la Centauro (la più amata da Veronica) prima...


…la stupefacente 8 cilindri…


...e il cancello poi...


...salutano la nostra “prima” (e spero non ultima...) in quel di Mandello.
Usciamo soddisfatti, tanto, e al pomeriggio non chiediamo altro, anche se di tempo a disposizione ne avrebbe da offrire.
Uscire da quella galleria è come tornare alla realtà dopo essere stati immersi nella trama coinvolgente di un bel libro. Una volta finito non è facile accontentarsi di ciò che percepisci nel primo senso di vuoto che ti avvolge.
Decidiamo così di prendercela comoda mettendo le radici per la notte, andando in cerca del B&B prenotato prima di partire.
Prendiamo possesso della camera, decisamente accogliente e carina, così come lo sono i giovani proprietari, che hanno rischiato di passare per pazzi al momento che hanno deciso di abbandonare “pregi e virtù” propri dei grandi centri per ritirarsi in una zona più umana. Bravi!
Ripuliti dalla fatica fisica e psichica, scendiamo verso il lago.
Il meteo fa di tutto per farsi capire. Lampi e tuoni incoraggianti cercano di minare la nostra voglia di star fuori. Fortunatamente, gran rumore a parte, riusciamo a goderci il borgo affacciato sul lago senza per questo diventare ugualmente umidi.





Come firma di giornata, pizza e birra. Burp&buonanotte.

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Lasciamo Mandello e l'arte motoristica per spostarsi verso l'arte....arte, stavolta bergamasca. Ovviamente non puntiamo direttamente la nuova destinazione, ma la prendiamo larga risalendo il lago di Como verso nord, toccando Morbegno e risalendo il passo di San Marco.
Il meteo è dalla nostra per cui, almeno in questa prima parte della giornata, ci godiamo la vista sul lago e sui dintorni.


Lungo la via ci lasciamo attrarre da un'indicazione turistica e in breve ci godiamo una sosta all'Abbazia di Piona. Peccato solo per i lavori di ristrutturazione al tetto che sciupano la vista d'insieme. Ci accontentiamo di fare un giretto e qualche scatto al chiostro.




Di nuovo in sella, tocchiamo Morbegno mentre il meteo sta avendo un cambio d'umore, ovviamente in peggio.
La salita verso il passo San Marco oltrechè bella, raffredda sempre più i nostri animi.







E' freddo, sta per piovere, urge punto di ristoro.
Ci fiondiamo nel primo rifugio posto proprio sotto il passo e lì ci diamo da fare per recuperare calorie con le gambe sotto al tavolo.
Intanto fuori inizia il diluvio e fa un certo effetto sbirciare da dietro le enormi vetrate che stiamo scivolando in un nebbione in stile brughiera inglese.
Magia degli ambienti montani.

Intanto Veronica tenta di ritemprarsi…

A fine pasto il diluvio si placa fin quasi a smettere. Ci rimettiamo in moto, e immersi in un clima tardo autunnale scendiamo in val Brembana.



Passata San Pellegrino T.me, prendiamo a sinistra per allungare il tratto di strada che ci separa da Bergamo. Arrivati a Selvino ecco la seconda deviazione che rapisce la nostra attenzione: santuario del Perello.





Dopo l'ennesimo stop mistico, andiamo dritti dritti a Bergamo, dove chiudiamo la giornata con un piccolo trekking urbano e annessa cena nel bellissimo centro storico nella città alta.
A proposito…il trekking l’abbiamo fatto direttamente nella parte alta.
Di polmoni e gambe per salire manco traccia, per cui….vai di trenino!!


Cappella Colleoni

Duomo

Battistero

Piazza Vecchia

A ri-buonanotte!

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Il risveglio si presenta bene, e un bel sole pieno ci da il buon giorno.
Oggi l'idea è quella di andare a bighellonare tra le valli compresse tra le alpi orobiche e il ramo del lago di Lecco.
E allora ecco che in fila curveggeremo in val Taleggio, Valsassina, val Varrone, in stradine strette, intestiniche, immerse in un verde intimo.
Di nuovo in val Brembana, che abbandoniamo in prossimità di San Giovanni Bianco, dove la val Taleggio ha inizio e dove facciamo subito una prima sosta “curiosità”.
La strada attuale si percorre agevolmente, anche grazie a gallerie che non fanno più rischiare il passaggio nell'orrido, rasentando il fiume e le rocce spesso soggette a frane. Ci inoltriamo a piedi nel suggestivo tratto dismesso, dove lentamente la natura sta recuperando il suo spazio.
Di certo quel tratto di strada è stato fondamentale per la costruzione di alcune piccole centrali idroelettriche, ancora in funzione.







Di nuovo in sella, svalichiamo il Col d'Olda, e ci godiamo i dintorni sempre più verdi e a tratti selvaggi.


Lentamente arriviamo al valico successivo, il Culmine S.Pietro...


...dove facciamo sosta caffè e un paio di scatti sui bellissimi dintorni.



Dalla val Taleggio alla Valsassina e alla strettissima val Varrone


…che ancor più lentamente ci farà tornare sul lago di Como in prossimità di Dèrvio.
Scendiamo per pochi km. verso sud e a Bellano decidiamo di metter la moto sul cavalletto e le gambe sotto un tavolino, godendoci il lago in tutta la sua tranquillità.








Ripartiamo, e ancora una volta il meteo ci mette tutto il suo impegno per rovinarci il pomeriggio, riuscendoci dopo pochi km. dalla ripartenza.
Poco prima di Varenna risaliamo su verso le montagne, in una strada molto panoramica.
Ci godiamo la vista lago, ma siamo costretti a mettere l'antipioggia.


In realtà non pioverà per molto, giusto giusto per rompere e per farci andare ancor più piano di quanto non stiamo già facendo...
Svalichiamo il passo di Agueglio, mentre la strada ci fa godere di altri spunti panoramici vista lago.


Sempre con velocità al limite di ridicolo, rientriamo verso la val Taleggio finalmente baciati da un bel sole, e come all'andata, facciamo una sosta sul Culmine S.Pietro, stavolta per una sosta succo di frutta.


Prima di Olda deviamo per Brembilla. La strada sarebbe chiusa da una frana, ma riusciamo comunque a passare su un ponte di servizio dove possono transitare pedoni e due ruote spinti a mano.
Dopo lo svalicamento della forcella Bura arriviamo in breve a Bergamo, dove ci aspetta una “tipicissima” cena con sushi. Si gode tra cosce di pollo, di rospo, e di…donne.
Il tavolino dove stiamo mangiando è proprio sotto all’ingresso del locale, splendidamente visionabile tramite il pavimento in vetro. W le mutandeeeeeeeeeeee!!!

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Il we lungo è giunto alla fine, ma prima di puntare casa cerchiamo di “perder tempo” godendoci qualcos'altro in terra lombarda.
Da un lago all'altro, ci addentriamo in val Seriana per abbandonarla puntando prima Casazza in val Cavallina per poi giungere sulle rive del lago d'Iseo.
Il passo del Colle Gallo è una bella scoperta, strada morbida in salita dalla val Seriana, decisamente più intestinica verso la val Cavallina. Sulla sommità del passo una piccola chiesa, la Madonna della Neve, che da pochi anni ha preso il nome di Madonna dei ciclisti. Questo è il passo preferito dai ciclisti bergamaschi ed è anche sede di una bella e simbolica iniziativa, frutto dell'unione tra la passione del pedale e il senso di umanità che non dovremmo mai dimenticare.
Il tutto si traduce nella premiazione dell'ultimo arrivato al giro d'Italia e al Tour de France.



Eccoci sul lago d'Iseo, che costeggiamo fino a Tavernola B. per salire su verso Parzanica.
La strada si impenna velocemente, regalandoci un bel colpo d’occhio sul lago.



Di nuovo a pelo d'acqua puntiamo Iseo, godendoci ogni metro del lungo lago.

Tavernola

Predore

Da Iseo la strada si impenna nuovamente, per raggiungere il passo dei Tre Termini, per poi ridiscendere verso Brescia, dove entriamo in autostrada per completare le manovre di rientro.
Gran bel we, sciupato in parte dalle antipatiche pause acquose, ma che ci ha fatto godere di posti che, senza il famigerato buono regalo, forse avremmo rimandato a chissà quando.
Ci resta nel cuore il museo Guzzi, che sarebbe un sogno poter visitare con qualcuno informato dei fatti mooooolto più di noi, e il centro di Bergamo, che (per la seconda volta) ho visitato solo da turista distratto.
Occasioni per mototuristicare in futuro!!!!