Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

sabato 31 agosto 2013

Meraviglioso Salento - 1a puntata - Discesa a tappe verso Castro Marina (Le)

E siamo alle tanto agognate ferie, talmente agognate che per sentirle tali bisognerebbe andarci con una settimana di anticipo!
Ci succede spesso di pensare un giro, magari “europeo” per poi trovarsi all'ultimo tuffo a variare percorso, per mille motivi.
Stavolta ci siamo mossi per tempo, puntando da prima la Sicilia (ma quanto c.... costa il traghettoooo!?!), passando poi alla Sardegna (ooohh...ma qui l'è meglio noleggiare un patinoooo), guardando addirittura verso nord (Praga) per un fantomatico tour alpino, condito da tappe belliche, birre ceche, bellezze crucche.
Si insomma...con la mente avevamo già fatto diecimila kilometri.
Alla fine abbiamo fatto rendere al massimo un buono ricevuto che ci avrebbe fatto godere di un bello sconto in alcuni alberghi nostrani.
Senza perdere poi tanto (ulteriore) tempo, abbiamo scelto il Salento per una godereccia vacanza moto&turismo, mare&ciabatte, palle al guazzo&svacco totale.
Otto anni fa avevamo già solcato le strade pugliesi (vedi qui), anche se soltanto la parte nord.
Il Salento avrebbe rappresentato un giusto completamento dell'opera conoscitiva dell'italico tacco. E siccome son vacanze, decidiamo di dividere il viaggio di andata (ma anche per quello di ritorno faremo lo stesso) in tre tappe.
Prima tappa Formia, che avviciniamo inizialmente con un tratto soft via Cassia fino a Viterbo, poi autostrada da Orte fino a Frosinone.
Le uniche cose da segnalare fin qui sono un auto finita fuori dalla Fi-Siena (cazzarola che dritto!), una donna investita a Bolsena, e un km. tra proiettili acquatici goduto sull'A1 (meno male non si sono trasformati in grandine!). Come inizio “soft” non c'è male davvero!!
Durante la pausa pranzo in autogrill (gelato&biscotti...'na squisitezza!), godiamo anche dello stile inappuntabile con il quale un simpatico camperista chiama parcheggio uno stazionamento eseguito alla “come mi viene meglio” (traducibile in altro “malo” modo)!
La sosta in autogrill dura pochi secondi, perché mal sopporto... tutto. Mi da noia anche il colore, come cammina la gente, se è in autostrada può essere anche l'opera del duomo, a me fa schifo!
Ricordiamo questo aspetto perchè il ritorno sarà significativo...
Uscendo dall'autostrada ci avventuriamo tra i monti Ausoni. I posti sono belli, selvaggi e, per nostro godimento, lontani dal caos, valli parallele dove la sensazione del tempo si dilata. I posti che preferiamo.

Vallecorsa



Passato il borgo la strada continua leggermente a salire fino al passo della Quercia del Monaco, passo posto su quello che fu il confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio.
La zona è tappezzata di cippi (685 in totale) che delimitivano tale importante confine, dove il brigantaggio la faceva da padrona nei secoli scorsi, tanto da dare il sinistro nome “Triangolo della Morte” proprio all'area che unisce idealmente Vallecorsa, Sannino e Lenola.
Oggi, fortunatamente, ci stiamo godendo un bel po' di pace e i primi scorci “marini” di queste ferie.

Il Tirreno visto dal passo della Quercia del Monaco

Blandamente proseguiamo fino a Lenola, dove rabbocchiamo benza e caffeina.

Lenola

Di lì a breve, dove aver svalicato il passo di San Nicola sui monti Aurunci,...


...facciamo una vera e propria sosta al santuario della Madonna della Civita, posto a quasi 700 m.s.l.m.
La vista da lassù è stupenda, anche grazie a giochi di luce e riflessi.


Ripartiamo planando verso la costa e arriviamo a Itri dove ci fermiamo ad uno stop che immette sulla strada principale.
Di certo conciati come siamo non diamo proprio l'idea di essere i classici motociclisti modaioli da bar, anche grazie alle cavalcature non propriamente trendy, ma da qui a scambiarci per strangers penso ce ne corra!
Un tipo ci si avvicina mentre, grazie all'incrocio ovviamente privo di segnaletica, sto aprendo una cartina. Siamo gli unici rimasti penso ad avere la cartina e non il supernavigatore intergalattico. Siamo su due moto, bardati come da manuale, casacchina rifrangente per la sicurezza (o per farsi centrare meglio se a uno quel giorno gli girano), Veronica ha anche il visierino parasole abbassato, due marziani, o più facilmente due krukki. Il tipo sta di certo al bar a giornate intere ad aspettare solo quell'occasione, in cui potrà sfoggiare il suo inglese migliore (e se era il peggiore...) e dare il benvenuti ai turisti.
L'approccio è il seguente: “Uelcom tu itali! Biutiful pleis! Dis is appia” e indica la strada.
Per educazione ma anche per un riflesso condizionato gli rispondo a tono “Denghiu! Siamo di Firenze! Di lì indo' si va?” Perfetto. Fine della poesia del momento.
Ma bada 'sti bischeri” avrà pensato il tizio, mentre ci sta dando preziose informazioni sul tratto che ci saremmo apprestati a fare, che pare essere un tratto sul quale i biker del posto vanno a fare “il tempo”. In effetti la strada è piuttosto curvosa, ma più che altro regala meravigliosi colpo d'occhio sul mare.




Il B&B non è poi tutta 'sta gran cosa, anche grazie al fatto i che clienti presenti oltra a noi, son piuttosto rumorosi. Ma va bene lo stesso. Doccia e via verso pizza e mozzarella di bufala, con un camieriere simpaticissimo e premurosissimo che ci ricorda di mettere un voto positivo su Tripppadddddddddddvaisoor.

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Il secondo giorno inizia subito bene, con la prima vera rottura avuta sulla fazerona. Il cavetto dello starter cede di colpo, rotto dopo “solo” 142000 km.
Pace e bene, è estate e se ne può fare benissimo a meno.
Si parte facendo strada panoramica passando da Maranola...


..., basse velocità e alto godimento, con il Tirreno e la sua costa che ci danno il buongiorno.

Golfo di Gaeta

Parabolica tirrenica verso Ischia

Loppy on the road

L'idea è quella di scendere a sud zigzagando nel Parco del Roccamonfina e Foce del Garigliano, ma il dedalo di strade la vince sui due intrepidi e invece che verso sud ci troviamo diretti verso nord.
Va beh...forse il tizio di Itri ha fatto bene a pensare che siamo du' bischeri.
In realtà la vince su di me e prende Veronica per sfinimento, che vorrebbe essere già spiaccicata in spiaggia in Buglia e conta i metri che la separano dal mare. Carlo no, lui avesse potuto avrebbe fatto il coast to coast per andare in Buglia. No, ecco, HA fatto il coast to coast, maremma ciuca!
Fatto sta che ci ritroviamo si sulla statale 6, ma all'altezza di Cassino, già snodo toccato in precedente discesa verso sud di un anno prima, con direzione Basilicata.
E lo sa Piero Pelù come ci siamo finiti sulla statale 6!

Abbazia di Montecassino

Siamo sulla statale, e ora scendiamo davvero verso sud.
Per poco però, perchè sullo scollinamento della via Casilina prima di arrivare a Mignano Monte Lungo c'è un sacrario militare, per i caduti del II° conflitto mondiale e in special modo per quelli che qui persero la vita tra l'8 e il 13 dicembre del '43 negli scontri contro i tedeschi.
Girelliamo un po' tra i mezzi e gli armamenti esposti all'aperto, passando in un vialetto formato da stele sulle quali sono riportati tutti i nomi dei caduti lassù.
Fa strano...fa male...
La strada che passa lì accanto è veloce, come la vita che non si ferma.
Addosso si sente un magone che pare quasi un senso di colpa e insieme un ringraziamento. Se adesso siamo lì a godere delle ferie in un certo senso è anche grazie a chi ha combattuto per la libertà.



Riprendiamo il viaggio.
Passiamo Benevento e imbocchiamo la SS303, che curva dopo curva ci porterà a Melfi.
Le zone sono aperte, estremamente panoramiche, e decisamente ventose, anche considerando la quantità di turbine eoliche che ci troviamo innanzi.
Decidiamo di farci accompagnare dal rumore del vento mentre facciamo tappa pranzo.


Mentre siamo lì che mangiamo e girelliamo, butto un occhio alle moto e vedo con orrore che Loppy ha un clacson tenuto a penzoloni grazie al solo cavetto di collegamento. Lamierina di sostegno fottuta. Altro guasto in questo secondo giorno di ferie. Da qui alla fine arriveremo con le moto distrutte, manco fosse una Dakar!
Metto mano al "santissimo" nastro americano e Loppy è pronta per ripartire.

Oh nacchera, secondo te che ci s'arriva in fondo?

La strada scorre via che è un piacere. Traffico praticamente inesistente e possibilità di spaziare con la vista a destra e a manca.




Rocchetta S.Antonio

Curva dopo curva e km. dopo km. entriamo in Basilicata e arriviamo a Melfi, dove giriamo a vuoto per un po' prima di beccare il B&B.
No navigatore? Mototurista fai da te? Ahi ahi ahi...

Melfi

Moto parcheggiate sotto a un pergolato, prendiamo possesso della camera.
Il B&B è in posizione tranquilla e piuttosto vicino al centro, i padroni di casa molto carini.
Usciamo per una cena tipica e per fare due passi nel centro paese, più che altro per avvicinarsi alla rocca che domina la scena.



Per oggi è tutto. Domani c'è il Salento! Buonanotte.

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Salutiamo il B&B dopo una colazione galattica. E' proprio un posto da segnarsi.
Lasciamo Melfi per prendere la SS93 in direzione Lavello, che poi abbandoniamo per puntare decisi Venosa.
Qui la zona è tufacea, tanto che nei pressi del paese ci sono numerose cavità e catacombe, come ad esempio quelle ebraiche che però non visitiamo per la troppa voglia di arrivare a destinazione. Una visitina al paese però ce la godiamo con estrema lentezza, e non solo nel camminare da turisti, ma anche nel fare la rotatoria che troviamo appena entrati in paese. Una gran bella rotatoria pavimentata con un bel pErfido che invita alla labbrata in terra al solo guardarlo. Ci si protrebbe far la barba tanto è lucido!

Venosa - Castello Aragonese



Proseguiamo il nostro viaggio, e il paesaggio cambia ancora. Grandi spazi aperti, morbidi a mai noiosi ci fanno compagnia entrando nelle Murge.


Ci avviciniamo ad Andria per andare a godere di un vero e proprio gioiello architettonico:

Castel del Monte

Lasciamo la moto al parcheggio turistico. Al castello non è possibile salire con mezzi privati e la cosa lì per lì ci fa uggia, ma considerando la vastità del parcheggio e la bassa densità di auto il buon umore si riprende alla svelta. Non vogliamo pensare al carnaio che di certo ci sarà nei periodi di maggior tiro. Siamo in settembre ed è pure un giorno feriale. Tiè!
Scesi dalla navetta ci troviamo a tu per tu con la stupenda e atipica struttura ottagonale, un capolavoro medievale voluto da Federico II di Svevia (per info).
Abbiamo anche una fortuna meteorologicamente sfacciata. Il contrasto cromatico tra cielo e castello aumenta vertiginosamente il senso di bello e benessere.












Il castello di per se si visita facilmente, a meno che non si faccia ricorso alla guida.
Dentro infatti è praticamente vuoto, ma molto molto affascinante.
Ripartiamo soddisfatti per questa sosta, indirizzando il cupolino verso la nostra destinazione finale, Castro Marina, a metà strada tra Otranto e S.Maria di Leuca, punto di partenza perfetto per godersi mare, litoranea, l'interno, si insomma....il Salento!


L'ultimo tratto di trasferimento è noioso e stancante, e in più il meteo perfetto goduto a Castel del Monte s'impegna a far calare l'umore.
Per un pelo non prendiamo in pieno un gran bel temporale e finalmente arriviamo a destinazione.
Facciamo entrare in azione il super sconto e iniziamo da subito a goderci il luogo che ci ospiterà per una decina di giorni, l'Hotel Panoramico, un luogo veramente spettacolare, che iniziamo da subito ad apprezzare gustandoci la prima cena, cucina super e servizio di alta categoria. Per certi versi ci sentiamo quasi fuori luogo, ma non durerà per molto!
Che la vacanza marina abbia inizio!

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sabato 10 agosto 2013

Passo del Penice. Un chiodo fisso!

Mi sveglio e sento che è la giornata giusta. Ogni dubbio e titubanza sulla cazzata che sto per fare sparisce appena alzo con fare deciso la tavoletta della tazza.
In posa statuaria e sfrontata mi vedo già cavalcare l'infinito.
Va beh...a parte questi atteggiamenti che richiamano l'Istituto Luce del tempo che fu, mi sbrigo per essere in moto di fresco. Ore 7 innesto la prima.
Nei giorni precedenti il chiodo si è insinuato (e bene direi), e l'istinto, che da una parte forzava all'impresa, dall'altra mi dava di scemo.
E' questo il bello di aver passato i 40 anni. Fanculo la logica e i calcoli!
Autostrada fino a Pontremoli, ore 9:05 su per il passo del Brattello, dove faccio la prima vera sosta di giornata per prendermi un caffè e riposar le chiappe, che avranno moooooolto da sopportare oggi.
Al bar c'è del sano chiacchericcio, accompagnato da gottini di vino bianco. Si respira una bella aria rilassata. Alla combriccola si aggiunge un ragazzo e il suo cane da caccia, perdutamente innamorato del padrone. Bellissimo e dolcissimo!!
Fuori il tempo è splendido, temperatura amichevole, la giornata ideale.

Passo del Brattello

Per raggiungere Borgotaro percorro la strada del fungo porcino...


...e tra una curva e l'altra mi ritrovo in fondovalle. Sarà in effetti una giornata da saliscendi continui, eccezion fatta per l'autostrada.
Raggiungo Compiano, che segno sul taccuino del “qui ci torno”. Il paese, dall'impianto medievale mi incuriosisce non poco, ma preferisco dedicargli solo uno scatto come promemoria e sbirciare alcuni vicoli da alcune porte d'ingresso mentre sornionamente rasento le mura. La Rocca poi prende molto la scena. Si insomma...da approfondire, magari con un nuovo passaggio.

Compiano

La salita verso la Colla di Compiano è bitumamente bella dalla parte del paese dal quale prende il nome, una specie di campo minato in discesa verso Bardi. Purtroppo in terra emiliana sono tante le strade ridotte maluccio, e non solo quelle definite “minori”, piene di frane o comunque cedimenti della sede stradale che farebbero preferire l'utilizzo di una moto da enduro per i continui zompi, salti, badilate di brecciolino. Per contraltare ci sono i paesaggi, stupendi, verdissimi.
Arrivo alle porte di Bardi e scatto qualche foto, anche solo per rendere partecipe una strana coppia di amici impegnati in un motogiro in Trentino.

Bardi e il suo castello, dal basso e dall’alto


Di nuovo in salita, mi perdo per strade e stradelle che poi mi faranno piano piano (ma piano eeeehh) raggiungere il “chiodo fisso”.
Lungo la via mi fermo per salutare un posto a me familiare, talmente familiare che mi hanno accolto come “cittadino onorario”...


Raggiungo il minuscolissimo valico Linguadà, comunque dotato di bar ristorante, che non sarebbe male testare...
Di nuovo in discesa, di nuovo zompi e brecciolino. Trovo cartelli che richiamano all'attenzione verso improvvisi attraversamenti di animali. Con tutto 'sto verde mi sembrerebbe strano il contrario. L'attenzione aumenta, agli zompi dell'asfalto si sommano quelli animaleschi. Va beh, zompi di sotto e di lato. Almeno il tempo sembra promettere assenza di zompi da sopra, e io me la godo assai in mezzo a stradine immerse nel verde, dove più che paesini con la classica conformazione, trovo degli agglomerati di case, dal sapore di carbone, selvaggina e funghi.


Il mio lento incedere continua. Adesso mi trovo in val di Nure, tocco Bettola per salire verso il passo del Cerro, dove trovo un cartello che spiega i cruenti accadimenti successi durante la II° guerra mondiale. Ogni volta che trovo cartelli del genere non posso fare a meno di cercare di captare sensazioni che abbiamo la fortuna di non provare, sperando anche che duri...
I dintorni, come spesso succede, vanno in contrasto con quanto di brutto hanno dovuto subire non troppi anni fa. Sono letteralmente stupendi.


Ci sono quasi. Il chiodo è a portata di mano. Mi ritrovo in val Trebbia, con brutti ricordi legati a un botto in moto. Oggi però l'incedere è totalmente diverso!
Raggiungo Bobbio e salgo su verso il chiodoso passo del Penice. Durante tutta l’ascesa non trovo praticamente nessuno e mi godo tutto, dall'asfalto ai bei panorami, dall'aria calda ma tersa al considerare che la salita aggredisce il monte con fare dolce e gradevole. Ore 14, e dopo 400 km., arrivo sul passo, dove finalmente trovo un po' di moto.


Era tanto che non toccavo quel piazzale e la mente vaga nel bagaglio dei moto-ricordi. L'idea iniziale era quella di arrivare lì, punto, e fare quello che di norma si fa su un passo all'ora di pranzo; si mangia e ci si guarda intorno! Poi però un cartello rapisce la mia attenzione. Si narra di un posto mirabolante riguardo ai panorami godibili dalla vetta del monte Penice, e io che sotto questo aspetto sono decisamente corruttibile, seguo l'indicazione come Silvestro che galleggiava a mezz'aria seguendo l'odore del mangiare...
Ecco i momenti che ti fanno tornare bambino, quando resti piacevolmente impressionato davanti a cose che non ti aspetti.
Raggiungo i 1460 metri di altezza dove il santuario di Santa Maria si gode da secoli un panorama a 360°. Da lassù si osserva un gran bel pezzo di mondo, con la pianura che va a sbattere contro la catena alpina, un vero spettacolo.

Scorci panoramici dal monte Penice





Consumo qui il mio lauto pranzo, fatto di bresaola, pane azimo, acqua. Si insomma....considerando la sacralità del posto, pare quasi un pranzo da penitente convinto!!
Un caffè con gelato ristabilirà la giusta gaiezza del momento.
A malincuore inizio il rientro. Sono le 15, e di strada da fare ne ho ancora tanta. Di nuovo a Bobbio, dove fa un bel calduccio, specie confrontato con la temperatura goduta quasi 1200 metri più sopra! Da uno spettacolo ad un altro, il fiume Trebbia, con le sue curve, le sue anse, il suo stupendo colore.


Farei volentieri una sosta per scendere sul letto del fiume, ma mi accontento di godere dall’alto del sinuoso percorso.
Dal fondo valle inizia una nuova salita, questa volta per il passo del Mercatello, poi di nuovo in discesa fino a raggiungere Ferriere.



Mi trovo di nuovo in val di Nure che insieme alla val d’Aveto, che mi troverò a percorrere di lì a breve, sono posti davvero speciali, con una natura generosa e viste panoramiche super.



Arrivo, con lento incedere, a S.Stefano d’Aveto, paese splendidamente costruito in una conca alpestre, altro posto che merita un nuovo successivo passaggio, magari con scarponcini da trekking.


Dalla val d’Aveto mi vado a perdere in stradelle mooooooolto minori, dove le sorprese non mancano di certo.


Torno a solcare una strada statale, la SS359, in direzione Chiavari, fino a raggiungere il passo del Bocco, dove mi riposo un po’ smessaggiando a destra e a manca con il supporto di una birretta, scambiando un po’ di impressioni motociclistiche con una coppia godereccia.
Le luci basse mi avvertono che ormai il pomeriggio si sta trasformando in sera, ed è bene che mi muova. Percorro ancora un pezzo della statale, ma prima di Chiavari entro di nuovo in un dedalo di stradelle dai mille e inaspettati incroci, dove la cartellonistica stradale ovviamente è risultata mancante, al contrario dei dubbi...
Uno di questi incroci risulta essere un vero e proprio passo, anzi...considerando il tema odierno diventa IL passo...


...nei pressi del quale, anche grazie alle luci basse, mi godo un momento magico della giornata.
I raggi solari penetrano nella folta faggeta, creando uno stato di pannosa sospensione, dal sapore epico, immortale. Via che scendo la foresta si apre, regalando scorci sul tramonto che in lontananza coinvolge anche il mare.



Sono di nuovo nel fondovalle, e più precisamente a Conscenti, dove trovo una processione a sbarrarmi la strada. Non resta che attendere in religioso silenzio...


Ormai sono le 20:30 e di luce ne resta ben poca, giusto quella che basta per un altro momento magico sopra Sestri Levante.


Rabbocco la benza ormai al buio e infilo in autostrada, facendo un'unica tirata per rientrare a casa, dove arrivo rimbambito dalle tante foto mentali e dal parziale che segna 789 km.
Una bellissima giornata passata in sella, in una vera e propria "immersione totale" nel verde.
Aaaaahhhhh...mi son tolto un chiodo dalla scarpa!!!