Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

lunedì 7 dicembre 2015

Raticosa e Montecalderaro


Mi alzo tardi, anche se a pensarci bene le 8.45 non è poi così tardi. Nel we di una persona normale no, ma in quello di un motociclista l’orologio sembra lavorare diversamente. Si vorrebbe sempre partire prestissimo e avere da fare chissà quanti millemila km.
Mentre son lì che faccio lo sguattero di casa tra panni e lavatrici penso a dove andare, a quali zone godermi in un breve giretto invernale. In effetti il tempo fuori non è gran cosa. Nebbione compatto e pure freddino. Ad un tratto mi arriva un messaggio da Veronica, in zona Firenze per lavoro: “Fuori dalla nebbia tempo spettacolare”. Da buon massaio sbrigo le varie faccende e in breve sono immerso nella nebbia, in direzione Galliano.



Sul viale di cipressi che da Galliano porta verso Panna


Sullo sfondo dovrebbe esserci il Lago di Bilancino

Panorama sul basso Mugello in loc. S.Lucia


A S.Lucia sono sulla strada per la Futa. Mi godo in tutta tranquillità le intestiniche curve prima del valico e un po’ meno quelle successive, imbrattate da strisciate di viscido fango. Da un certo punto di vista è il bello di girare in certi periodi dell'anno. Ogni stagione ha il suo risvolto. Basta non mi risvolti nel campo però!
Con serafica calma arrivo alla Raticosa. Lungo la strada c’erano troppe cose da vedere, troppi scorci da rubare ad una splendida giornata.
In un certo senso, tutta ‘sta perdita di tempo mi ha fatto guadagnare in compagnia.
Infatti, appena uscito dallo chalet dopo un caffè, noto (tra le poche moto presenti) un mezzo e due tizi accanto che, manco a farlo apposta, avrei voluto trovare proprio lì: Paolo e Giovanna.
Saluti d'obbligo e subito la naturale intesa di fare un tratto di strada insieme. Mi accompagneranno per qualche km., fino al bivio di Monte Armato, dove mi godrò uno splendido stradello che mi porterà fino a Castel S.Pietro.

Il presepe dello chalet Raticosa


Paolo e Giovanna…proprio una bella coppia

Mi godo la calata nella valle dell’Idice, accompagnando le belle e paciose pieghe del Torello fino ai saluti. Grazie Paolo e Giovanna per il micro incontro!
Ritorno a girellare in solitaria, su una strada che pare fatta apposta per l’intimità, stretta e curvosa, che si impenna facendomi apprezzare lo stantuffare del bicilindrico.



Amo bighellonare per queste strade traverse, dove si abbandona il mondo stressante e insignificante fuori dall’uscio. Appena spenta la moto si sentono rumori di vita lontana. Un cane che abbaia, un trattore, animali liberi al pascolo, rumori che ti riportano a una più umana dimensione. La strada si snocciola sul crinale, e sbirciando in ogni dove si ha come la sensazione liberatoria di volare. Farò più di un incontro con splendidi rapaci, momenti che aumentano il mio senso di benessere.






Tutto l’azzurro trovato fin lì inizia a sbiadire, per via della nebbia che piano piano riconquista la scena.
Insieme al grigio sale anche la fame. In effetti sono le una passate e la voglia di mettere qualcosa sotto i denti c’è eccome!
Appena inizia l’ultima discesa verso Castel S.Pietro m’imbatto in un posticino che decido immediatamente di testare.



Il risultato saranno della goduriose pappardelle al cinghiale annaffiate da un buon bicchiere di sangiovese. Alé!


Esame osteria superato. Penso che mi rivedranno!
Di nuovo su strada, tocco appena C.S.Pietro e punto Sassoleone per la risalita verso la Raticosa.



La valle del Sillaro è divertente da percorrere, tanto che mi tolgo un po’ di benefico torpore aumentando il ritmo e i giri motore. Lungo la via si incontra il Villaggio Salute Più, sito termale e villaggio estivo con scivoli d’acqua per grandi e piccini. Prima di arrivarci si possono ammirare alcuni murales pubblicitari, fatti su edifici più o meno abitati.


Dopo Sassoleone l'ambiente circostante fa sentire sospesi.


Risalgo rapidamente la Raticosa. Ormai la nebbia si è impadronita dei fondo valle e spunti degni di nota da immortalare rimandano ad una prossima uscita.
Mi limito ad uno scatto al Sasso di S.Zanobi, distante pochi km. dal passo. Dal Sasso in poi, la strada si snoda tra praterie che rimandano all’Abruzzo, come di rado capita di trovare in terra toscana.



Transito sul passo senza sostare. Mi godo le curve verso la Futa, che però non raggiungo, deviando verso Firenzuola dove arrivo tramite un altro tratto intestinico. Da lì su per il Giogo. Ormai sono arrivato a casa. Prima però faccio rapide soste per godermi qualche scorcio. La valle appena nebbiosa sembra accogliermi morbidamente.






Eccomi in garage. Mi sento soddisfatto, del giro, dell'incontro fortunoso, dell’osteria, dell’inverno che mi ha regalato una giornata splendida e che, forse, a breve non avrà piu voglia di donare. Giornate così meritano un resocontino, giusto giusto per non dimenticarle!

sabato 28 novembre 2015

Piccolo motogiro in appenninico inverno

Un giringiretto sull'Appennino tosco-romagnolo in cerca dell'inverno e di bei punti dai quali osservare un po' di mondo!


domenica 22 novembre 2015

Nel Chianti per salutare l'inverno

Avevo messo la sveglia alle 8, in modo da sentirsi al cell con un amico motociclista sanmarinese, cosí da fissare un incontro mordi e fuggi.
Il meteo dalle sue parti è inclemente, per cui mi dice che se ne torna volentieri a letto.
Da questa parte dello stivale invece il tempo promette bene, tutt’altra musica rispetto a ieri.
Giornata libera, ora non resta che capire dove andare, e da quale particolare obbiettivo farsi solleticare.
Tutto intorno casa l’inverno mi saluta con una bella spolverata di neve. Potrei anche fare un giretto scalda olio, ma non ho molta voglia di trovarmi su strade salate, non tanto per il pericolo, semmai per la totale assenza di voglia di dover lavare la moto al rientro. Perdo un pò di tempo su google map per trovare uno spunto. È piuttosto tardi per andare verso il mare (l’inverno imprigrisce piú del solito), e allora opto per un giretto chiantigiano, senza avere una metà ben precisa.
Risalgo la faentina fino all’Olmo di Fiesole e calo nella vallata dell‘Arno.

Natura libera nei pressi delle Sieci


Su verso S. Donato in Collina, salita che regala belle vedute sul Pratomagno appena imbiancato.





Ricalo a valle fino a Figline V.Arno, ma la voglia di star basso non c’è per cui di nuovo in salita seguendo un cartello che mi invita ad andare verso Greve in Chianti. Siccome è un giro di tipo “boh”, prendo a sx ad un bivio per Lucolena. Da lí si va in alto davvero e la neve, che avrei voluto scansare, mi da candidamente il benvenuto nell'inverno.








Valico del Morellino e i suoi strabilianti 747 mslm

Oggi è tutto un saliscendi e tutta una gran goduria, basta solo fare attenzione ad alcuni tratti umidicci, che stonano alquanto con il cielo splendido.

Nei pressi del castello di Albola

Ok, la giornata è splendida, di curve né ho già fatte tante che qualcuno pagherebbe, di panorami ho fatto quasi indigestione, ma lo stomaco? Lo accontento stampellando a Lucarelli, una sosta che faccio spesso quando sono nel Chianti, i posti del cuore, che hanno un suo perché forse solo per chi li sente tali. Forse.



Panino nel bauletto, riparto in cerca del posto ideale per azzannarlo. Invece che risalire a Castellina in C. (il giro è sempre in modalità ”boh”), prendo a dx verso S.Donato in Poggio, facendo sosta a La Piazza, e piú precisamente alla sua Pieve.





Mi infilo in stradine mai percorse prima, solitarie e splendide, in mezzo a boschi, vigne, casolari, micro borghi. È tutto bello, nel macro e nel micro.






Finalmente trovo il luogo ideale per addentare il pasto, Tignano, nei pressi di Barberino V.Elsa, dove un cagnetto (Ettore) mi da il benvenuto sull’antica porta d’accesso.









Saluto Tignano e torno verso casa, scegliendo a caso ad ogni bivio.




Ogni bivio che inforco è sempre un gran bel vedere e ci sarebbe da fermarsi a far foto ogni 3 x 2.
Di scorci ce ne sono in abbondanza!



Ormai sono sulla via del rientro. Pure la luna mi vuol dare un saluto.


Beh…che dire…se l’inverno mi da un benvenuto così…arrivederci a presto!

domenica 18 ottobre 2015

Passo Sulparo

Ultimamente la moto non ho trottato molto e quando lo ha fatto il cupolino ha puntato verso mete vicine e già conosciute (e apprezzate). Diciamo che abbiamo preferito vincere facile una volta usciti dal garage. Ieri poco tempo, giusto giusto un pomeriggio, il meteo “in forse”, ma tanta voglia di fare anche solo qualche km. scoprendo qualcosa di nuovo.
Lo spunto me lo da il “passometro”, che ultimamente ho rimpinguato nei pressi di casa, sui passi romagnoli di contro crinale.
Il passo Sulparo faceva al caso mio e allora, ore 14 in punto, eccoci su strada.
Il meteo, “in forse” appunto, è uggioso e mentre faccio i primi km. penso che forse la fida piccola digitale portatami dietro farà semplicemente da zavorra. Non sarà così.
Inaspettatamente il pomeriggio autunnale mi ha regalato bei momenti di sole e giochi di luci e colori che solo in questo periodo si possono godere.

Nei pressi di Dicomano

Salendo verso il Muraglione trovo solo una moto, che mi supera senza alcun cenno di saluto.
Forse era troppo impegnato a far valere il valore del suo 1200. Peccato…
Prima di arrivare sul passo prendo a destra verso Premilcuore, per buona pace del globetrotter de noattri. La strada, fino a lì piuttosto umidiccia, diventa anche più scivolosa, grazie a fango e foglie.
Anche questo, tutto sommato, è il bello dell’autunno. E allora via alla varia umanità di stagione, cacciatori e fungaioli.

Verso Premilcuore

Appena prima di uscire in moto, dando un'occhiata alla strada da fare su Google map, mi sono reso conto che avrei potuto fare un tratto di strada mai fatto prima d'ora.
In pratica mi sono messo in moto con ben due scoperte da fare. Assolutamente godurioso!!
La prima scoperta me la godo prendendo uno stradello che parte da Premilcuore e sale subito con veemenza, regalando scorci e ambienti lontani dal mondo.

Ruralia

L'intestinica strada mi porta allo svalicamento: passo di Montalto.


Di nuovo in discesa, le controvalli interne sono davvero suggestive e intime. Mi fermo per un caffè in un posto in cui tornerò di certo, la Trattoria del Cervo. Sono istintivamente attratto da posti così, un po' persi nel nulla, dove spesso si trova la quadra.


Riparto, dopo aver fatto conoscenza con un dolcissimo cagnetto nero. La strada diventa via via più rovinata, e per questo ringrazio la strommina e il suo morbido setup.
Il tratto di strada preso da Premilcuore mi porterà alle porte di Santa Sofia, ma complice la lunghezza, l'asfalto non proprio perfetto (in alcuni tornanti e nei tratti molto ripidi l'asfalto lascia il posto al cemento!), la voglia di godersi tutta l'autunnale natura che mi circonda, impiego un bel po' prima di arrivare nella valle del Bidente.


Incontri on the road

Poco prima di Santa Sofia arrivo ad una casa, dove vedo qualche bel micio...beh non proprio "qualche"...diciamo parecchi. Davanti all'ingresso fanno bella mostra di se un paio di cartelli con "Attenti al cane" come monito. Come mi fermo per fare una foto ecco il padrone di casa che apre la porta. Gli faccio notare l'apparente controsenso della segnaletica, confermata dal fatto che i gatti che cura il signore sono in totale 38 e il bello è che, ufficialmente, egli non è il padrone vero di nessuno di loro, semmai è il padrone dei due pitbull che ha in casa. Un amantissimo degli animali!!


Eccomi a Santa Sofia, da dove risalgo verso nord la vallata del Bidente, direzione Civitella di Romagna. Da qui attacco il passo Sulparo, vero obbiettivo pomeridiano.
La strada s'impenna ben più che sul passo di Montalto. I ciclisti da queste parti faticheranno non poco per arrivare in vetta (per me vera fantascienza!).
La fatica ciclistica la lascio agli altri. Quello che non mi affaticherei mai di guardare semmai è il panorama, veramente stupendo, che mi godo arrampicandomi a bassissima velocità, degustandomi ogni scorcio, ogni gioco di luce tra le controvalli che si possono sbirciare da lassù.

Su per il passo Sulparo

Sul passo


Vedute eccezionali dal monte delle Ruote


La strada corre per parecchio lungo la dorsale, diventando di fatto un lunghissimo balcone su questo tratto d'Appennino. Una vera bellezza che son contento di aver scoperto!


Riscendo nella valle del Borello, che risalgo verso Spinello, passato il quale punto di nuovo Santa Sofia. Ormai la giornata volge al termine e di momenti magici, con giochi di luce e colori, non potrò più goderne. Risalgo la Calla, in modalità sornione. In effetti un'ultima magia me la godo, più che altro nei pressi del valico, quando mi immergo nella suggestiva foresta che mi avvolge nella sua fredda oscurità.
Ogni volta è così, non posso non rimanerne affascinato, ma nelle stagioni fredde la suggestione aumenta eccome.

Cascatella prima del passo della Calla

Ore 18:40. Passo della Calla. Ormai son preda delle tenebre!

Scendo verso Stia ai 40-50 orari. La strada è scivolosissima per via del fogliame. Sul Croce ai Mori la media sale appena un po'. Sono da solo e ho incrociato lo sguardo di diversi caprioli beccati sul bordo strada. Meglio rischiare il meno possibile. Ore 20, sono in garage.
Sei ore, solo sei, ma che una volta "metabolizzate" sembrano molte molte di più.
L'autunno è tornato, con la strommina la simbiosi è perfetta. Che bello vagabondare così!



venerdì 17 luglio 2015

Bretagna & Normandia - 4° puntata - La nostra Normandia

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Di nuovo in sella, stavolta per affrontare il tratto più riflessivo del viaggio. Destinazione Normandia, con tutto il peso della storia che questi luoghi si portano dientro da settanta anni. Purtroppo di giorni ne restano ormai pochi, solo tre, ma ne faremo tesoro. Raggiungiamo svelti la prima tappa del tour di trasferimento, Ste-Mère-Eglise, prima città liberata dall'occupazione tedesca nei primi giorni del giugno '44, grazie ad un immenso impiego di paracadutisti. Un manichino appeso al campanile della chiesa ricorda la singolare sorte di uno di questi, l'americano John Steele, rimasto appeso lassù durante una delle prime incursioni del tanto famoso D-Day.
Tutto sommato è stato ben più fortunato di molti dei suoi compagni, arrivati già morti al suolo, trafitti dai colpi tedeschi che si fecero intensi subito dopo le prime incursioni.

La chiesa di Ste-Mère-Eglise

Nei pressi della chiesa visitiamo l'Airborne Museum, uno degli innumerevoli siti che testimoniano i cruenti accadimenti.
Il museo è piuttosto ampio e fornito di ogni genere di oggetto in dotazione alle forze areotrasportate. Fanno bella mostra di se i due mezzi che hanno reso possibile l'incursione dei paracadutisti, momento cruciale dello sbarco, il bimotore C-47, utile per il trasporto di truppe, mezzi e attrezzature e fondamentale per il traino del CG-4, un aliante utilizzato (anche) per il trasporto dei paracadutisti. Vederne dal vivo la "consistenza" di quest'ultimo e pensare in quali situazioni è stato costretto a volare fa venire i brividi...

L'ingresso dell'Airborne Museum. Sullo sfondo la chiesa di S.M.Eglise

Aliante CG-4
 
C-47 e altro

In un particolare capannone, è riprodotto l'interno di un C-47 che si può percorrere fino al portellone laterale, in mezzo a rumori di esplosioni e lampi di ogni genere. Una volta al portellone si ha l'impressione di avere il mondo sotto, indiavolato e dannatamente ostile. Il tentativo è quello di far rivivere l'impatto che i paracadutisti hanno dovuto sopportare durante l'imponente attacco aereo. Anche se lo può sembrare, non è un gioco. Si resta senza parole.
Nel museo, come del resto in tutti gli altri che visiteremo di lì a breve, ci sono alcune sale di proiezione, dove girano ininterrottamente cortometraggi d'epoca e con testimonianze dei diretti protagonisti, utili per capire, anche se solo lontanamente, cosa possono essere stati quei momenti. Dopo averli visti non si ha minimamente la voglia di fare la più minima battuta. Un doloroso pugno in faccia che lascia il segno.
Lasciamo Ste-Mère-Eglise per dirigerci verso est, verso un altro memoriale da visitare, Point du Hoc, dove i Rangers americani attaccarono i 30 metri di falesia in mezzo ad un vero inferno. Il luogo risulta molto segnato dai continui bombardamenti alleati e sia il terreno che alcune casematte tedesche presentano i segni dei violenti scontri.

Point du Hoc

Anche qui un video e anche qui si resta segnati. Assurdo!
Di nuovo in sella, stavolta per raggiungere l'ennesimo posto tappa di queste ferie, Arromanches, un luogo importantissimo per le sorti della liberazione dell'Europa soffocata dal giogo nazista.
E' su queste coste infatti che fu creato un enorme porto galleggiante, un necessario punto di contatto con la terra ferma che consentisse lo sbarco di tonnellate di materiale di ogni tipo, basilare per rifornire le truppe a terra.
Stavolta i segni (enormi) si trovano in acqua, blocchi di cemento armato che uniti gli uni agli altri creavano un immensa banchina.

Arromanches les Bains


Prendiamo possesso della stanza, e rapidamente ci sistemiamo. Il tempo è poco e ci vogliamo concedere due passi sul lungomare. La serata è bella, ma fa pure un freddo becco. 


Il tramonto ad ora tarda lascia il segno, stavolta positivo!

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Siamo in Normandia, è vero, ma non solo. Il dipartimento francese dove stiamo soggiornando prende anche il nome di Calvados, per cui ci pare doveroso andare in cerca d'assaggi del famoso distillato di sidro di mele.
Prima di gettarsi nei fumi dell'alcool però decidiamo di sfruttare la stupenda giornata per godere nuovamente della natura e più precisamente di un tratto di costa frastagliato da bianche falesie a picco sul mare: Etretat.
Un vero spettacolo per gli occhi!!!
Etretat


Oltre che sulla scogliera, ci abbandoniamo ad un piccolo trekking urbano per le vie di Etretat, con annessa rinvigorente bevuta di birra.
Da quella parti bisogna stare attenti ai vari indigeni assaltatori...
Ma anche agli effetti del gelato...
Sbirciata di rito anche al vecchio mercato coperto di primi del '900, interamente realizzato in legno.
Lasciamo la costa per tornare verso l'interno, per visitare la distilleria Pierre Huet e per assaggiare il fantomatico Calvados.
Purtroppo non possiamo godere della visita guidata, per cui ci dobbiamo accontentare di una rapida visita autogestita all'unica sala disponibile e di affogare cotanto dispiacere nei vari assaggi alcoolici delle varie annate. Una brutta storia...


Dopo aver fatto un po' di acquisti rientriamo alla base.

Panorama sulla baia di Arromanches

Fa un certo non so che camminare sulla spiaggia "temporanea". Qui infatti l'effetto della marea di manifesta rapidamente e gozzovillare sul lungomare in attesa che le acque abbiano riconquistato la riva è....strano!
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Ultimo giorno di ferie, decidiamo di visitare Arromanches, e più che altro i suoi musei, uno dedicato al porto artificiale (piccolo ma interessantissimo), l'altro una vera e propria esperienza audio visiva, il cinema a 360°.
Moto a riposo ci sentiamo leggeri come piume vestiti in "borghese".


Il museo del porto artificiale come detto è molto interessante.
Peccato solo che a metà visita è arrivata una folta comitiva caciarona che, complice la ridotta dimensione del museo, ci ha fatto passare un po' la voglia.
In ogni modo ce l'abbiamo fatta a sostare davanti a dei plastici meccanizzati e animati che meglio di tante parole riproducono in piccola scala la disposizione e il funzionamento del porto artificiale.
La parte più tosta ce la "godiamo" al cinema 360, un condensato di filmati d'epoca proiettati su 9 schermi disposti circolarmente, che fanno rivivere in circa 20 minuti i 100 giorni della battaglia di Normandia. Si entra da un lato della sala, si esce dall'altro. Si entra a gruppi, in un mix internazionale di linguaggi, utilizzati per parlare del più e del meno. Si esce nel più totale silenzio. Questo è in assoluto il miglior modo di far arrivare un messaggio, e il risultato, sotto gli occhi di tutti, è quel pesante silenzio.
Restiamo scossi per un po' e decidiamo di porre fine alla visita di altri memoriali. Nei pressi del cinema è posizionato uno dei tratti che formavamo il ponte di collegamento tra il porto e la terraferma.


Basta visite, ci diamo al trekking, camminando verso la falesia a ovest di Arromanches. Andiamo a caso, seguendo un po' un sentiero un po' una strada sterrata. Abbiamo solo voglia di....non pensare, godendoci la bella giornata soleggiata.


Uno stupendo murales

Siamo arrivati alla fine di queste ferie stupende, che ci hanno riservato bellissime sorprese e altrettanto goduriose sensazioni, momenti intensi di riflessione. Magari sono state un po' freddine, mentre per assurdo la Francia era messa alle strette da incendi e scarsità d'acqua, rallentata anche da scioperi e blocchi stradali improvvisi messi in piedi da parte degli agricoltori in rivolta verso le scelte del governo e verso un mercato troppo aperto.
E' anche grazie a tutte queste difficoltà che decidiamo di calare verso il Belpaese lasciando perdere le autostrade francesi. Ci sorbiremo tutto ciò che assomiglia alle nostre superstrade e alle nostre statali, e quasi senza rendersene conto arriveremo in due tappe in Val d'Aosta!
Col de Aravis
Lac de Roselend
Su per il Piccolo S.Bernardo


Il bello è finito e via autostrada facciamo alla svelta a rientrare a casa.
Che dire? Un viaggio che rifarei all'istante, oltre 5500 km. che consiglierei a tutti, motociclisti e non, a chi ha voglia di romanzi, di posti straordinari, di perdersi nell'atmosfera atlantica, di quella storia che dovrebbero insegnare di più sui banchi di scuola. Amen!