Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

giovedì 8 settembre 2016

Sulle sponde lariane

Di solito ci lasciamo l'ultima settimana di ferie per stare in mutande, rilassandoci per ricaricare le batterie in vista del grigio e cupo inverno, cupo meteorologicamente ma anche lavorativamente. Insomma...un ultimo momento di tregua prima della lunga battaglia!
Le mutande prendono forma nel costume da bagno e il rilassamento non è sul divano ma in un campeggio della Maremma, zona della Toscana a noi molto cara.
Da quelle parti si gode sempre come ricci!
Il meteo pare promettere faville e ormai tutto l'accampamento è pronto per esser montato in riva al Tirreno, per un bel mix settimanale di mutande&ciabatte.
Le previsioni invece cambiano umore e di colpo l'entusiasmo scende al minimo storico. L'estate, bruscamente, ci sta per salutare e la settimana di svacco totale resta tra la lista dei desideri.
Lunedì 5 settembre, torno mestamente al lavoro, senza però darmi per vinto.
Possibile che non ci sia verso di godersi qualche ultimo scampolo d'estate? Il verso c'è!
Buttando l'occhio non so neppure io a quanti siti meteo, pare che l'unica zona immune da rovesci e temporali sia la Lombardia, e in 4 e 4 8 scegliamo di dare una sbirciata ai dintorni lariani.
Ormai non sarà più una settimana, bensì solo un we allungato dal giovedì alla domenica. Meglio così che peggio!
Gran parte della mattinata di giovedì se ne va in autostrada, anche per via di un'andatura esente da furie particolari. Verso l'ora di pranzo siamo sul lago, e ci consumiamo il nostro bel panozzo gommoso a Menaggio.
Facciamo un giro del piccolo borgo con in testa la parola d'ordine che ci imponiamo (per la verità senza sforzarci più di tanto...) per questo we: lentezza.
Ripartiamo, con l'idea di conquistare il nostro accampamento per le tre notti da passare in loco, Albergo De Jean a Garzeno, consigliatissimo per chi cerca sostanza, tranquillità, pulizia e cortesia a prezzi vintage, e con una bella vista sul lago. Ci torneremo.
La giornata è ancora giovane per cui ricaliamo sul lago puntando verso nord. Abbiamo alcune "voglie" da soddisfare lungo la sponda orientale.



La prima meta si trova nei pressi di Colico, il Forte Montecchio Nord.
Fu costruito all'inizio del '900 del secolo scorso, senza troppa furia, se non a ridosso del 1914, anno in cui fu terminato con una certa urgenza viste le premesse belliche che si respiravano a quei tempi.
Ci spiega tutto è con grande partecipazione Carlotta, una giovane guida preparata, coinvolta e coinvolgente, che avrà solo me e Veronica come gruppo da portare in giro per quegli ambienti.

Forte Montecchio Nord
La Fureria

La cartina geografica del 1930

Corridoio di accesso alla polveriera e ai due ambienti di caricamento

Il forte rappresenta un concentrato di tecnica e di innovazione, considerando gli anni in cui fu costruito. Ad esempio, i soldati potevano beneficiare di comfort che il resto della popolazione si sognava, avendo a disposizione bagni e acqua potabile, a cui potevano attingere grazie ad un sistema di raccolta e filtraggio dell'acqua piovana conservata in apposite cisterne sotterranee e usufruibile per mezzo di pompe, dislocate sia all'interno degli ambienti che all'esterno.
Sul lato propriamente tecnico invece, il Forte fu studiato fin nei minimi particolari, come ad es. i componenti in rame per evitare scintille nella polveriera, o lo spessore ridotto dei muri esterni nei reparti di preparazione delle cariche, che avrebbero ceduto in caso di esplosioni accidentali salvando di fatto il resto della struttura. 

Uno dei punti di fruizione dell'acqua

Il sistema di comunicazione interna

Scritte per automotivazione

La visita si dimostra interessantissima, anche grazie a Carlotta e al fatto che la struttura si è splendidamente conservata. Il piatto forte sono senza ombra di dubbio le torrette di fuoco girevoli, baluardi contro l'invasore che avrebbe potuto sfondare lungo la Valchiavenna o la Valtellina. Ognuna di queste, tra cannone, supporto girevole e calotta supera le 100 tonnellate di peso! Fa strano entrare all'interno di una di queste e vedere come siano ancora perfettamente funzionanti. Sembra che siano state messe lì da pochi mesi...

Il sistema di alimentazione dei proiettili alla torretta

Parte dei cuscinetti su cui ruota la torretta

Il cannone Schneider

I cannoni e le calotte di protezione



Il panorama verso Sud

Ringraziamo la simpaticissima guida per averci fatto passare una bella oretta immersi nella storia recente. Visite del genere servono ad alimentare la memoria. Per questo servono questi baluardi, a ricordarci quanto siamo idioti, ingegnosi e stupidi allo stesso tempo.
Ripartiamo, scendendo sornionamente verso sud.

Dorio

Raggiungiamo un'altra meta segnata sul taccuino, Bellano e il suo Orrido.
Arriviamo all'ingresso prossimi all'orario di chiusura e forse restiamo simpatici al tizio che vende i biglietti d'ingresso, visto che ci fa due ingressi ridotti, a patto che gli diciamo quante persone conteremo durante la visita. Va beh...gli abbiamo risparmiato il lavoro.
Dalla logica e fredda costruzione dell'uomo, siamo passati a una meraviglia della natura, un'opera del tempo che ci lascia a bocca aperta. Stupendo!






Riflessi verso il Lago

Rientriamo alla base, molto soddisfatti della giornata, che si chiude con un bel colpo d'occhio rosato sul lago!


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La nuova giornata si apre con un altro bel colpo d'occhio!


Dopo una bella colazione con affacci speciali...


....ci sorbiamo la ultratrafficata strada di lungo lago, che oltre un'ora dopo lasceremo una volta arrivati a Como.
Lasciamo la moto a due passi dal centro, felici di poter parcheggiare in scioltezza come mai avremmo potuto fare con un auto. Ci abbandoniamo al randagismo urbano, sbirciando prima P.za S.Fedele e la relativa Basilica, dove mi sorprende che non ci sia uno scivolo per disabili sulla scalinata che occorre scendere per entrare all'interno.




Continuiamo a bighellonare in centro, arrivando in P.za Duomo, dove note rock ci attirano come e meglio di un buon odore di cucina. Ma che diavolo avrà la musica per ammaliarci così? Il rock poi...eterno e insostituibile!

Il Duomo di Como

Valerio Papa, artista di strada. E che artista!!

Stiamo ad ascoltarlo un'ora buona, mentre snocciola AD/DC, Led Zeppelin, Deep Purple, Pink Floyd, Dire Straits. Una vera goduria. Lo applaudiamo ripetutamente e non possiamo a fare a meno di acchiappare uno dei suoi cd lasciandogli un adeguato riconoscimento per averci allietato (moltissimo) il nostro bighellonaggio.
In bocca al lupo rocker, con tutto il cuore!
Dopo aver volato con la mente su tutte quelle note, raggiungiamo Brunate con la comodissima funicolare.
Anche da lassù è facile volare, o almeno, lo si può immaginare mentre si ammira Como dall'alto.

La partenza dal lago



La sala macchine di Brunate

La giornata è calda e un po' afosa, per cui un bel gelato per pranzo è quello che fa per noi e ce lo slurpiamo a bordo lago.
Di nuovo in centro, e sempre con un lentissimo incedere riconquistiamo P.za Duomo, con visita della cattedrale.




Torniamo alla moto, decisi a completare il giro che ci eravamo prefissati.
E allora via, in direzione Bellagio, che però ancora non tocchiamo prendendo a destra per salire ai Piani del Tivano (una area carsica ricca di grotte e inghiottitoi) e alla Colma di Sormano, dove fa  bella mostra di se un piccolo osservatorio astronomico. Sul culmine c'è una bella pace. Peccato per la foschia che si vede in lontananza, altrimenti il panorama sarebbe stato da mozzare il fiato, specialmente verso nord.

Il ponticino sull'orrido di Nesso


Panorama dalla Colma di Sormano


Scendiamo armoniosamente le belle curve finché  non ci reimettiamo sulla strada che in breve ci porta al Ghisallo, dove facciamo una breve sosta.


Dal valico scendiamo verso Bellagio, percorrendo un tratto decisamente intestinico. Parcheggiamo e facciamo due passi nel paese, in attesa del traghetto che ci farà risparmiare un bel po' di strada e di tempo per rientrare a Garzeno.




Oltre a passeggiare sul lungo lago ci abbandoniamo lungo gli stretti vicoli interni.
Il paese è bello, ma ci sembra anche troppo turistico. Mi piacerebbe avere il punto di vista degli abitanti.



Arriva il tempo di prendere il traghetto, che comodamente ci porta a Tremezzina, in un momento magico della giornata, dove la luce regala belli scenari.



Luci d'orate su Bellagio

La serata si chiude con un bel connubio di pizza&birra, in compagnia di un krukko che ci racconta la sua discesa in terra italica per godersi il raduno nazionale Guzzi in quel di Mandello.

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Anche la nuova giornata si apre con un meteo amico. Peccato che poi l'afa e l'umidità metteranno una zampino negativo sugli scenari che ci apprestiamo a godere.

In partenza da Garzeno

L'obbiettivo di giornata e la Val d'Intelvi, che percorreremo per raggiungere alcuni punti panoramici, sia sul lago di Como che su quello di Lugano.
Ripercorriamo un tratto stradale di lungo lago fino a toccare Argegno, da dove entriamo nell'interno iniziando a salire verso San Fedele Intelvi e poi verso Pigra, dove facciamo una sosta al primo punto panoramico di giornata.



Peccato davvero per la foschia. Da lassù il colpo d'occhio è fantastico.
Afa, umidità, caldo. Per abbandonare questo malefico trittico continuiamo a salire, percorrendo un vecchio tracciato militare fino alla Bocchetta di Boffalora, dove c'è l'omonimo rifugio, uno dei punti di comando della Linea Cadorna, la linea difensiva che avrebbe dovuto difendere il nostro Paese da eventuali incursioni austro-tedesche, di fatto mai verificatesi all'inizio dello scorso secolo.
Un'opera immane che ha dato lavoro a 15-20000 braccianti, necessari a realizzare gli oltre 70 km. di trinceramenti, i 700 km. tra camionabili e carrarecce, numeri che da soli fanno capire l'assurdità di quel periodo storico.




Il tempo non basta mai. Peccato non esser potuti andare in visita ai resti di trincee e strutture che ancora oggi sono lì a testimoniare quanto sia difficile, storicamente, parlare di "popoli civilizzati". Speriamo di rifarci in futuro.
Ripartiamo, iniziando la discesa verso Ponna e Laino, che per un certo tratto ancora in quota diventa sterrata.
Velocità bassissime, altissime soddisfazioni. Ormai siamo prossimi all'altra metà di giornata, la Vetta Sighignola con il suo Balcone d'Italia, dal quale goderci un bel colpo d'occhio sul lago di Lugano.






Anche qua la foschia rovina un po' gli scenari che ci si parano davanti, ma va beh...ce ne facciamo una ragione addentando un panino nel piccolo chiosco presente in loco.
Mi piacerebbe tornarci in notturna. Lo spettacolo deve essere esagerato!
Rientriamo alla base toccando prima Claino e poi facendo una sosta a Porlezza, dove caldo e afa ci consigliano un gelato. Accettiamo la slurpata e ci concediamo due passi.


San Rocco


Sulla strada del rientro facciamo una sosta anche alla Riserva Naturale del lago di Piano, un bell'invaso placido e rilassante.



Siamo ai titoli di coda. Ci godiamo l'ultima serata a Garzeno, un posto definito "il paradiso" da un'anziana signora intenta a lavare i panni al lavatoio, posto dove abitualmente ho riempito la bottiglia prima di ogni partenza per questo piccolo giro lariano.
Il resto è autostrada per il rientro, e una "merenda" goduta nei pressi di Firenzuola.
Chiudo con una domanda: ma quanto "roba" c'è da vedere nel nostro paese?
Sotto con la prossima!