Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

sabato 21 gennaio 2017

E che il 2017 sia ricco di scoperte! Caffè a S.Donato in Collina

Era più di un mese che non mi vestivo da moto e già il farlo mi ha fatto riassaporare quello strano rimescolamento che mi viene ogni volta che mi appresto a salire in sella. Una sensazione strana, di euforia e di agitazione allo stesso tempo, quasi si volesse essere già in giro ancor prima di aver indossato tutto l'armamentario. Andare a zonzo è sempre fonte di soddisfazione, anche pur facendo un giretto come in questo caso. In moto si resta bambini e quella sensazione di scoperta mista al rilassante vagabondaggio è una specie di cura verso tutti i mali, almeno quelli dello spirito.
E quando sta bene lo spirito...
Cosa c'è da scoprire in un giretto di tre ore? Tanto e niente, dipende dalla voglia di guardare le sfumature.



Intanto scopro che la Faentina fino all'Olmo di Fiesole è un bel po' ghiaccia e scivolosa, ma di certo mai quanto nei giorni passati.
La certezza di quello appena detto mi balza davanti agli occhi poco prima di un curvone in discesa verso Le Sieci, dove ad una ventina di metri dall'asfalto fa bella (bella mica tanto...) mostra di se un camion che dopo aver perso aderenza ha fatto il "lungo". Di segni di "lunghi" ne ho trovati parecchi lungo la via. Brutta bestia l'inverno, quello vero, capace di macchiare le mutande a molti.
Mi dondolo in tutta tranquillità. Di tempo ne ho poco, ma me lo voglio gustare tutto.
In poco meno di un'oretta arrivo a destinazione, San Donato in Collina, punto di valico della vecchia strada che dal Valdarno porta nella vallata fiorentina. Caffè, due risate con il barista e un cliente sui sistemi della nonna per far passare i malanni di stagione. Altra scoperta? Che lì ci si potrebbe ammazzare di frittelle. Fino al 26 marzo le fanno senza riprender fiato dalla mattina fino alle 18 della sera, una vera e proprio maratona del gusto, per giunta gradito pure ai celiaci, visto che le fanno senza glutine. La cosa singolare è che la cucina ha uno sporto che da direttamente sulla strada. Ho idea che di frittelle ne vadano via in quantità mostruose!!
Riparto e mi godo la temperatura abbastanza mite. Mi fermo quasi subito per ammirare l'ammirabile spendidamente illuminata da un caldo sole.

Villa Torre a Cona

Ricalo verso il Valdarno, gustandomi la curve e la campagna circostante, attento a non mettere le gomme su poco simpatiche strisciate di brina in agguato nelle zone d'ombra.
E' singolare godersi il tutto a bassa velocità considerando che a pochi metri da me passa il progresso, la velocità, in poche parole l'A1. Chissà quante cose sono scomparse sulla strada che sto percorrendo una volta aperta l'autostrada, e chissà se all'epoca i viandanti che solcavano quelle curve trovavano ristoro e frittelle a volontà sul S.Donato.
A Burchio abbandono la SP1 in direzione Leccio. La vita è fatta di scelte, e oggi ho scelto così, come a 14 anni scelsi il cinquantino. O quello a 14 o il 125 a 16. Entrambi non avrei potuto averli e la scelta ricadde sul mettersi il prima possibile su due un mezzo che mi avrebbe fatto scoprire il "mondo", certo un mondo microscopico se paragonato a quello che potrei vedere oggi su due ruote, ma per me era un Mondo, enorme e bello dove andare a perdersi. Il cinquantino era un Beta M6, facente parte di quei cinquantini stile Malaguti Fifty meglio conosciuti come "tuboni".
Mi sentivo un Re e un viaggiatore. Per onorare quei ricordi che sanno di buono m'è parso giusto fare una sosta in un posto non di certo qualsiasi...


Torno sui mie passi, tocco Leccio e dopo poco più di un kilometro svolto a destra per Sociana. Da lì uno stretto stradello porta ad una meraviglia, ad un tesoro che chissà se il sistema Italia saprà gestire e mantenere, il Castello di Sammezzano., un pregevole scrigno di bellezza orientaleggiante voluto dal marchese Ximenes.
Sullo stradello sterrato che porta al castello trovo la sbarra abbassata e me ne torno indietro. Peccato. Avrei voluto solo arrivare in prossimità, visto che la visita è possibile solo su prenotazione e con lunghe liste di attesa. Chi ha fatto la visita me ne ha parlato in maniera entusiasta. Non resta che mettersi in lista.
Non ho goduto dei coloratissimi interni colorati del maniero? Amen. Mi rifaccio gli occhi con un gallo nel mezzo delle sue pollastrelle!



Strette stradelle, gran bel girare

Allungo un po' il giro e punto Reggello, gustandomi le curve che separano Leccio dalla Città dell'Olio. Non mi ricordavo di aver mai fatto quelle curve e non posso che restarne contento, visto che alcuni tratti curvano intorno alle Balze del Valdarno, spettacolari erosioni che al momento del tramonto regalano scorci dorati indimenticabili.






Affretto un po' il passo, altrimenti arrivo a casa a merenda. Da Reggello punto il cupolino della strommina verso Pontassieve, curvando con cautela sulle scivolose curve della provinciale Setteponti, ricca di spunti per prossimi giri.
Scorcio sulla sinuosa Setteponti


Prima di Donnini merita una fermata anche la millenaria PIeve di San Pietro a Pitiana, costruita in posizione privilegiata, quei posti che riescono a darti benessere senza mezzi termini.





Arrivo in garage giusto giusto dopo 3 ore che avevo acceso il motore. Un giretto piccolo piccolo, giusto per rompere il ghiaccio con il nuovo anno e per riassaporare quel gusto di sentirsi viaggiatori, anche solo per fare scoperte dietro casa. In effetti le velocità sono quasi state le stesse che sul Beta M6....