Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

martedì 29 agosto 2017

Cevennes&Vercors - 2a parte - Cevennes

- - - - - - - - - -
- - - - - - - - - -

Partiamo leggeri, quasi i pensieri fossero rimasti chiusi nelle valige lasciate in albergo.
Il meteo insiste a volerci bene e si prospetta una gran bella giornata. Non abbiamo in mente molte mete, giusto un paio. E poi? E poi ci perderemo su strade e stradelle per relaxarci a modino, visto che non siamo amanti del "facciamo tutto senza respiro".


Prima meta di giornata il Monte Aigoual, una vetta che per poco non raggiunge i 1600 mslm, ma dalla quale la vista spazierebbe lontano, addirittura fino al Mediterraneo e i Pirenei. Non oggi però, causa l'immancabile foschia. Sulla cima è posto un osservatorio meteorologico che ha la particolarità di essere l'unica stazione meteorologica in Europa ancora abitata, soggetta a condizioni meteo estreme, come ad es. venti fortissimi anche fino a 250 km all'ora o temperature che scendono a quasi 30 sotto zero. Deve essere impressionante vivere lassù in quelle condizioni!
Oggi non c'è niente di tutto questo, anzi. Vento quasi inesistente, temperature più che miti.






Ricaliamo a valle, incrociando una catasta di legna che subito ci fa venire in mente la barzelletta dell'indiano che scrutando lontano dice al soldato che l'inverno sarà freddo freddo freddo!!


Si continua a zigzagare in continui saliscendi. I dintorni sono davvero gratificanti per chi smotoretta come noi.


E' quasi l'ora di pranzo quando giungiamo alla seconda attrazione di giornata, il Cirque de Navacelles, una conca naturale davvero impressionante, con il paesino omonimo piazzato proprio sul fondo, adagiato ad un piccolo isolotto, ciò che resta dell'erosione del fiume Vis. La vista sul catino che sprofonda per quasi 300 metri ci fa sentire in bilico tra il western e l'assurdo. Bellissimo!




Prima di calare verso il piccolissimo paesino sfruttiamo l'ombra di una pianta per pranzare. Siamo a fine agosto ma non sembra proprio...
Fa un certo effetto guardarsi intorno e vedere solo montagne, e d'inverno non deve essere molto rinfrancante stare laggiù. Forse siamo moderni e abituati troppo bene?

Navacelles


Curva dopo curva, valichi dopo valichi e panorami dopo panorami rientriamo soddisfatti, continuando l'opera di rilassamento prendendoci un aperitivo, in felina compagnia...


-------------------------------------------

Secondo giorno di Cevennes e meteo che sembra iniziare a cambiare umore. Anche oggi non faremo millemila km e ce ne andremo a spasso per goderci un po' di gorges, un po' col naso all'insù e un po' all'ingiù. Scorci e panorami non mancano di certo.


Il buongiorno ce lo da un club di appassionati di trattori d'epoca, che troviamo parcheggiati proprio sotto l'albergo, intenti a far scorta di vivande per poi partire chiassosi e passare una giornata all'aria aperta.



Pilota e navigatore: gli apri pista!


E l'ultimo, oltre a chiudere la colonna, custodisce le preziose vivande

Ritroveremo il gruppetto lungo le Gorges de la Jonte. Mentre li passiamo li vediamo rimbalzare non poco al minimo avvallamento. Ci vuole un fisico bestiale per viaggiare su quegli arnesi, e anche un breve tragitto può mettere a dura prova fondo schiena e ossa dei lenti tratturisti.
Li salutiamo con molta simpatia e loro ricambiano con smaglianti sorrisi.
Le gole scorrono senza troppi spunti particolari, che troveremmo solo facendo trekking.

Gorges de la Jonte

Facciamo una piccola deviazione verso il Castello di Peyrelade, che tocchiamo appena, giusto per una foto visto che inizia a piovere. Ce la stava promettendo già da un po'. Peccato, anche perchè il castello, costruito su uno sperone roccioso, meritava una visita, proprio per vederlo dal lato opposto dal quale si arriva, dove offre il meglio di se.


Torniamo rapidi sui nostri passi per imboccare le famose Gorges du Tarn e tentare di scansare l'acqua, almeno per un po'. Magicamente riusciremo nel nostro intento, con la giornata che andrà via via migliorando. Faremo parecchie soste, visto che di spunti ce ne sono parecchi, anche per i faticoni come noi.

Vecchissime costruzioni appoggiate alla pareti rocciose

A Les Vignes lasciamo il fondo valle per risalire verso uno dei punti panoramici sulla gola, il Point Sublime. La strada si impenna immediatamente e i tornanti che ci troviamo a pennellare sono ben disegnati e decisamente divertenti da fare. Si insomma, si gode per la vista e per le pieghe. Mica male!
Spendiamo un altro "peccato" di giornata, visto che la foschia sciupa il bel colpo d'occhio che si godrebbe da lassù. Ci scattiamo un selfie tanto di moda per dare un tocco di bellezza primordiale all'altrimenti grigio panorama, ovviamente ottenendo scarsi risultati...


Ricaliamo tramite lo stesso tratto, e proseguiamo verso nord.
Di lì a poco un'altra sosta, allo sperone panoramico del Pas de Soucy.



Continuiamo, serpeggiando come il fiume, tra scenari spettacolari, vecchissimi abitati ormai abbandonati, vivi paesini molto pittoreschi.



La Malene

Chateau de la Caze


Saint Chély du Tarn

Dopo tanti sincopati on/off ci concediamo un off prolungato per fare due passi a Sainte Enimie, paesino molto molto tipico, forse anche troppo stucchevolmente turistico.
Nel bel mezzo della stagione turistica estiva da queste parti ci deve essere una bolgia infernale.
Siamo contenti di trovarci in zona in tempi meno "sospetti"!









Per pranzo un gelato e niente più. Fa caldo e preferiamo restare leggeri.
E allora via, di nuovo su strada. Di cose belle ce ne sono ancora tante da vedere, come ad es. Chateau de Castelbouc, un piccolissimo agglomerato aggrappato alla rocce affacciate sul Tarn.



Lasciamo la gola risalendo sulla Casse Mejean, per toccare un altro punto panoramico e chiudere così un anello.

Le Gorges du Tarn e le curve sopra a Montbrun

Di nuovo sull'altopiano, di nuovo su un altro pianeta. Quanto sono belli questi luoghi!!

Casse Mejean - aviosuperficie di Florac-St Enimie

Ci godiamo un paio di affacci molto panoramici sulle gole. Il primo si può godere percorrendo la strada che ci riporterebbe a La Malene, un vero guazzabuglio di curve a picco sulla valle...





Il secondo invece è un vero e proprio belvedere, il Roc des Hourtous, dove l'ingresso è a pagamento in quanto l'area è privata. Gli euro spesi però valgono l'esborso. Da lassù, complice anche un meteo in modalità più amichevole, lo sguardo può spaziare lungo un bel tratto sul corso del fiume che scorre quasi 500 metri più in basso e, cosa non meno suggestiva, si possono ammirare da vicino colonie di avvoltoi che svolazzano liberi. Uno spettacolo che non si vorrebbe mai abbandonare!




In compagnia di un indigeno primordiale

Durante il breve rientro incontriamo molti altri avvoltoi, che ci svolazzano tranquilli sopra ai caschi. Ci fermiamo ad ammirarli. Sono bellissimi, maestosi e tanti come mai pensavamo di trovare.


Rientriamo a Meyrueis, ma prima di svestire la tenuta motociclistica facciamo due acquisti ad un piccolo market del paese. Prima di arrivarci però butto un occhio dentro a quello che sembra un garage, il cui portone aperto lascia intravedere vecchie auto all'interno.
Facciamo la spesa spediti. La curiosità è troppa, come il timore di trovare blindato il portone e di aver perso un'occasione. Ficchiamo in fretta gli acquisti nel baule e ripassiamo davanti a quel portone, fortunatamente ancora aperto e sbam....ecco quelle che secondo noi sono le ciliegine sulla torta. E' un garage, anzi un ex officina Citroen, ma non una qualsiasi. Da questi spazi è passata un pezzo di storia dell'automobile. Negli anni '30 del secolo scorso, questa officina seguì lo sviluppo di una serie di mezzi C4 e C6 cingolati, messi a punto per affrontare gli oltre 12 mila km necessari a coprire il tratto Beiruth-Pechino, con tutte le difficoltà del caso, climatiche e diplomatiche.
La spedizione prese il nome di Croisière Jaune (video) e quell'officina divenne così importante per la messa a punto dei mezzi proprio per la vicinanza all'altopiano della Casse Mejean, dove i mezzi potevano essere testati in un ambiente ritenuto simile a quello che avrebbero attraversato.
Un impegno tecnico enorme per l'epoca, dove spedizioni simili apportavano importanti salti in avanti nella tecnica costruttiva e nei materiali impiegati, oltre ovviamente ad un notevole ritorno d'immagine.




Il garage, dalla storia così importante, è diventato il covo di alcuni appassionati restauratori d'auto. Restiamo in estasi per un po', forse apparendo un po' rimbambiti ai tizi intenti a operare su quelle nonne a quattro ruote. Si, in effetti ci sentiamo rincretinire guardando quel posto, quelle auto, respirando quell'atmosfera antica, che sa di magia, come se ogni pezzo meccanico, ogni utensile potesse raccontarti qualcosa. E di storie là dentro ce ne sarebbero da ascoltare e farsi rapire.
Tra queste può bastare una macchina appartenuta ad un ufficiale della Gestapo?
Usciamo da lì felicissimi come bambini e con un biglietto da visita, unico gadget disponibile, che adesso fa bella mostra di se sul frigorifero di casa.





Una bella giornata dall'epilogo speciale. Che spettacolo!

-------------------------------------------

Complice un meteo che promette pioggia, sfruttiamo la giornata per stare al coperto, o quasi. L'idea è quella di andare a visitare un paio di "emergenze sotterranee" con la speranza di non beccare pioggia tra i vari spostamenti. Non troppa almeno.
La zona pullula di cavità e ne scegliamo due molto diverse tra loro e, fortunatamente in caso di pioggia, non troppo distanti dall'alloggio. La loro scoperta, avvenuta sul finire dell'800, è dovuta (tra gli altri) ad Alfred Martel, pioniere di una speleologia alle prime armi, che all'epoca muoveva i suoi primi passi con attrezzature molto rudimentali.


La prima cavità è l'Abime de Bramabiau, letteralmente "l'abisso del Toro che muggisce", appellativo legato al rumore prodotto dal fragore dell'acqua nei periodi di piena, che scorre nelle spaccature sotterranee per quasi un km, anche se le diramazioni interne si sviluppano per oltre dieci km. Un vero labirinto!
La visita è molto interessante e parte dalla base della spaccatura da dove esce il fiume omonimo. Per arrivare sul posto occorre camminare circa 15-20 minuti per fare uno stradello in discesa dal parcheggio. Il cambio di meteo ha fatto calare di un bel pò le temperature, e la cosa non può che farci comodo durante questo piccolo trek. Dalla scenografica spaccatura ci infiliamo nelle viscere della terra, per apprezzare il prodotto della natura, plasmato fin dalla creazione. Fenditure levigate dall'acqua, inghiottitoi, impressionanti blocchi perfettamente piatti che fanno da tetto ad alcune camere, terrificanti agglomerati di quelli che sembrano scarti di lavorazione terrestre, e che formano inquietanti soffitti dall'aspetto molto instabile e decisamente poco rassicurante.
La cavità non si può definire una classica grotta, dove stalattiti e stalagmiti la fanno da padrone. Qui più che il bello si ammira la potenza.











Usciamo dall'abisso molto soddisfatti. Una leggera pioggerella simile ad acqua nebulizzata ci da il ben tornati nel mondo esterno. Fortunatamente smette quasi subito e ci rimettiamo velocemente in moto per raggiungere l'altra meta di giornata, l'Aven Armand, una cavità completamente diversa dalla prima, considerando che visiteremo una sola enorme sala al cui interno potrebbe essere accolta la parigina cattedrale di Notre Dame, abbellita dalla presenza di oltre quattrocento stalagmiti, una delle quali alta trenta metri, attualmente la più alta al mondo. Lo spettacolo è aumentato da un gioco di luci e colori che prima di entrare pensavamo pacchiano, ma che invece si rivelerà davvero entusiasmante.
Arrivando alla grotta la troviamo chiusa per la pausa pranzo. Saremo il primo gruppo pomeridiano ad entrare e questa si rivelerà una fortuna.
Per raggiungere l'ingresso scendiamo di circa un centinaio di metri grazie ad una funicolare, e una volta aperta la barriera sull'enorme vano si resta senza parole.
Ma il bello deve ancora venire. Le luci accese sono pochissime e soffuse e si fa fatica a renderci conto della grandezza, una sensazione che riporta, con tutta la proporzione del caso, alla meraviglia provata da chi quella cavità scoprì . Poi via via che si scende nel punto più basso per mezzo di un apposito camminamento, le luci iniziano a mostrare lo spettacolo, variando d'intensita e colore in un crescendo di emozioni, cosa che non si sono potuti godere i gruppi che seguivano il nostro, trovando lo spettacolo già avanti al momento dell'ingresso. La nostra fortuna appunto.









Usciamo decisamente soddisfatti e meditiamo che aver fatto le visite delle due grotte con questa scaletta si è rivelata la cosa giusta. Bello davvero!
Rientriamo, magicamente senza aver preso neppure una goccia d'acqua on the road e la cosa meravigliosa è che inizia a piovere proprio appena rientrati in albergo. Chiamiamola pure fortuna, ma per rafforzare va benone anche un bel b.di c.!!
La serata si conclude con una bella cenetta gustata sulla sponda del torrentello che scorre in paese. 
Per salutare le Cevennes non poteva andare meglio di così!

- - - - - - - - - -
Cevennes&Vercors - 3a parte - Vercors
- - - - - - - - - -