Cosa c’è di meglio di una bella giornata gelida per rompere il ghiaccio con l’anno nuovo, sperando di non rompere nient’altro?
Inverno pieno, freddo intenso, colore ambr….no (non c’entra niente), voglia di far rendere al meglio un giorno di ferie si (questo c’entra eccome!), voglia di perdersi per le stradelle minori dell’appennino, che più minori non si può.
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Martedì 4 gennaio è il giorno adatto per andarci a fare una capatina.
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In effetti, mentre mi preparo a uscire dal garage, il freddo è del tipo “becco”, ma come al solito vince la paura di pentirsi di aver buttato un’occasione, di non aver colto l’attimo.
In moto non si sta poi così male (ore 11), bardato come sono in perfetto stile esquimese.
Salgo la
Colla concedendomi pure qualche goduriosa pieghetta con le gomme in teck del Trespolo, angoli di piega che tornano nei ranghi via via che mi avvicino al passo. Oltre il passo, come al solito, un altro mondo. E’ freddo (come se prima non lo fosse…) e più scendo più ho un vago ricordo delle mani. Da Marradi in poi è il freddo diventa di tipo “maiale”, i dintorni sono completamente bianchi di brina, e dove mi giro mi giro vedo camini in piena attività.
Al bivio non manca tanto, mentre l’idea di tornare indietro mi solletica ancor più da vicino. Essendo un po’ di coccio decido di grattarmi il pizzicore e continuare fino al tanto agognato bivio, dove mi fermo per riscaldare un po’ le idee.
Il pensiero di continuare è stata un’altra scelta felice. La stretta stradella inizia ad inerpicarsi verso
Monte Romano con belle curve e belle viste sulla brinata
valle del Lamone.
L’allontanarsi dal fondo valle e le basse andature riscaldano la convinzione a proseguire. Adesso sto come speravo di stare, bene!! Lo stradello visto sulla cartina sgualcita non corre, come mi aspettavo, lungo il costone della montagna, ma è un vero e proprio passo di controcrinale, che offre delle stupende vedute, oltre che sui monti appenninici, anche verso la
pianura Padana. Prima piacevole scoperta della giornata!
Salendo incontro un bivio con una sterrata, dove un cartello indica
Fontana Moneta, che in breve raggiungo
Fontana Moneta
Fontana Moneta, antica pieve del 1300, vive ancora oggi grazie al lavoro del
U.O.E.I. (Unione Operaia Escursionisti Italiani), che presa in avanzato stato di abbandono l’ha fatta diventare diventata un rifugio appunto per escursionisti. Un’altra testimonianza che non tutti gli italiani sono da buttare!!
Il luogo è davvero molto bello e suggestivo, e mi immagino che a primavera/estate sia una vera specialità arrivarci con qualche amico, un po’ di cibarie, un plaid, tanta voglia di stare insieme.
Seconda piacevole scoperta della giornata!
Riparto, riguadagnando la stradella principale,…
Scorci d’appennino tosco/romagnolo
…ma mi fermo quasi subito, restando sopreso nel trovare un osservatorio astronomico, decisamente mignon. Sono a quota 765 m/slm e la vista può finalmente spaziare e distendersi
Osservatorio Astronomico….mignon
Vista verso il versante adriatico
Visto che mi trovo in un posto che spesso si mette in contatto con lo spazio, faccio uno stupendo incontro con un’entità extraterrestre, che avrei candidamente sottratto agli alieni intenti a rimettere a posto stoviglie e pentolame vario dentro al piccolo osservatorio.
Extraterrestre a 4 zampe
L’osservatorio è gestito dal
www.gruppoantares.com, un gruppo amatoriale di appassionati di scienze astronomiche, che dalla primavera all’autunno gestiscono un calendario di eventi dove chi vuole può partecipare gratuitamente. Per avere un’idea basta dare un’occhiata al sito.
Davvero una splendida iniziativa, altra occasione di plauso verso italiani intelligenti e terza piacevole scoperta della giornata, che magari andrà sfruttata da maggio in poi!!
Riparto, e ripensando alla vista delle pentole mi viene in mente che sto saltando il pranzo e che di certo l’avrei saltato ancora per un bel po’, visto che in zona non credo avrei trovato punti panozzo.
Anche l’inverno ha i suoi colori
La strada torna ad essere sterrata, una buona sterrata, che in breve mi porta allo spunto che mi ha fatto convincere a inforcare il Trespolo,
Ca’ Malanca (
www.racine.ra.it/camalanca).
Sterrata nei pressi di Ca’ Malanca
Il luogo, due case appena, è stato adibito a museo, simbolo delle perdite e delle pene patite dai partigiani che su quei monti combatterono la
battaglia di Purocielo nell’ottobre del ’44, nel tentativo di ricongiungersi con le forze alleate.
Oggi c’è silenzio, tanto silenzio, un silenzio quasi pesante che associato alla lista dei caduti diventa quasi insopportabile, specie quando leggo per alcuni solo il soprannome, persone unite nella lotta contro un nemico comune che magari neppure si conoscevano per nome, un particolare banale magari, ma che fa capire che l’unica cosa che importava era il desiderio di libertà.
Ca’ Malanca
Lapide commemorativa
Finalmente il silenzio si rompe, grazie a un tizio che vedo vicino a una delle due case, al quale chiedo informazioni riguardo all’apertura del museo, oggi chiuso.
Inizia una rapida e piacevole discussione sul museo e sul quel luogo in generale, talmente piacevole che il tizio, che poi scoprirò chiamarsi Marco, mi invita a bere un bicchier di vino. Come posso deluderlo?
Mentre l’altra casa è adibita a museo, quella in cui mi trovo è invece una specie di casa rifugio. Marco mi spiega che da 16 anni un gruppo di suoi amici la prende in affitto nella prima settimana di gennaio, settimana di bisboccia continua e iper calorica mista a escursioni nei paraggi, dove l’unico punto di riscaldamento è il grande caminetto (ovviamente in funzione!) e dove l’acqua viene un po’ si e un po’ boh. Sono fanciullescamente attratto da tutto.
A completamento della parte gastronomica tesse le lodi a un ristorante lì vicino, Trattoria Croce Daniele, che dopo un rapido controllo on line una volta rientrato a casa promette goduriosi momenti.
Ciao Marco. E’ stato un enorme piacere conoscerti in questa quarta piacevole scoperta della giornata.
Di nuovo in sella al Trespolo, direzione
Zattaglia, che raggiungo su una strada per un bel po’ sterrata, prodiga di scorci tipici dell’appennino nostrano
Scorci
Poco prima di Zattaglia riconquisto l’asfalto. Nei paraggi del paesino mi cullo su piacevoli curve tra frutteti in letargo.
Curvando…
…tra i frutteti in letargo

Il sole inizia a farsi basso tra le montagne e più il freddo torna a farsi sentire più la velocità cala.
Tramonto su Casola Valsenio
Arrivo a
Palazzuolo sul Senio già parzialmente congelato e mi affretto a salire la
Sambuca per abbandonare il fondo valle davvero ostile, almeno nel connubio temperatura/umidità.
Visto che fino a lì di mangiare manco l’ombra, di caffè idem, quasi quasi passo subito all’ammazza caffè. Una bella sambuchina ghiacciata e via!!
Sambuca ghiacciata
Rientro a casa abbastanza inteccherito ma felice di non aver fatto vincere la voglia di restare sul divano.
In poco tempo ha trovato spunti di interesse, spunti di riflessione, un bicchier di vino, un appennino stupendo nelle sue stradelle minori.
Va beh, non ho trovato il panozzo, ma se penso a quei poveracci che hanno digiunato al freddo non per loro scelta, un salto del pasto mi pare l’ultimo dei miei pensieri.
Anzi, l’ultimo è “grazie ragazzi”!!!!