Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

venerdì 20 luglio 2007

Due passi a Vallombrosa

E’ già da un po’ che mi rimbalza nella mente il dualismo moto/trekking, unire la “leggerezza” del viaggiare su due ruote al gusto dell’inerpicarsi là dove le gomme dovrebbero essere come minimo artigliate.
In moto capita spessissimo di essere per passi alla ricerca di curve e, visto il periodo estivo, anche di frescura e ogni volta che vedo i classici cartelli bianco/rosso del C.A.I. provo nostalgia dello scarpone e se già vivo la moto come fosse un cavallo che bighellonando mi fa godere del mondo, il trekking lo sento come la forma più antica di restare abbagliati dalla natura, l’unico modo per sentire davvero sensazioni che solo la lentezza dei passi possono darti nel solo rumore del vento.
Oggi mi son dato una smossa in questo senso. Una “smossa” piccola in verità, ma come spesso succede, le cose piccole sanno dare tanto!
Vallombrosa è la mia meta (info sull' Abbazia). Provo un piacere immenso ad andare in quel posto, forse perché lo lego a tanti bei momenti passati da piccolo (a parte uno dove per poco non tiro il calzino…) o a quando insieme ad un amico di un tempo, perfetti mototuristi in fasce, “salimmo” fin lassù con i nostri cinquantini con una passionaccia dentro che abbiamo tenuto in letargo per troppo tempo e che si è concretizzata a distanza di anni. Meglio tardi che mai...si finisce di sognare!!
Parto tutto baldanzoso, con su le due valige laterali con dentro zainetto e scarpe da trekking.
Mi sento come se andassi verso un passo trentino, invece tra andata e ritorno saranno si e no un centinaio di km.
Per arrivare a Vallombrosa passo Pontassieve e invece di girare su per la Consuma continuo per Rignano per poi prendere a sx e salire su a Donnini.
Entrando in paese l’aria sa già di antico con il nome verniciato su una facciata di una casa come usava una volta.
La “parete” dice 333 m/slm. Poca roba ma il mondo appare già diverso da “lassù”, specialmente quando passo una casa che prende il nome di casa al vento. Il nome è tutto un programma affacciata com’è sulla vallata, un tocco di poesia che guarda dall’alto in basso una parte di mondo affannato e accaldato.

Panorama salendo verso Tosi

Arrivo a Tosi e da lì riprendo la salita che mi porta a Pian di Melosa. La fine della frazione coincide con l’inizio del piacere puro. Il nastro d’asfalto (perfetto!) si abbandona tra la stupenda vegetazione, una foresta che diventa sempre più bella via via che si sale di altitudine. Le curve che sembrano fatte col pennello, il sole che accarezza le fronde, il gioco di chiaro scuro che si forma nel bosco, mi fanno girare la manetta quel tanto che basta a mantenere l’equilibrio, come il cavallo di cui dicevo prima. Mi fermo a scattare qualche foto, in piacevole trance.
Questo è il bello di Vallombrosa. La foresta. Da vedere, respirare, annusare, toccare, rispettare.

Immerso nel benefico verde


Arrivo alla fine del mio viaggio di andata. L’abbazia vallombrosana è lì davanti a me. Questi posti spirituali sono tali anche per i non credenti, suggestivi come nient’altro sanno “dare” sempre e comunque qualcosa, qualsiasi sia la cosa che stiamo cercando.

Il viale di arrivo...

...all'Abbazia di Vallombrosa

Parcheggio la moto davanti al mitico pratone...

....e inizio il cambio d'abito

In qualche minuto mi sento leggero leggero, senza l’attrezzatura da moto stivata nelle preziose valige.
Più che un trekking vero e proprio è stata una prova, una mattinata parecchio piacevole a provare l'assetto moto/macchina per future prossime trekkingate.
Dall’abbazia mi dirigo a Saltino, “località climatica” come del resto tutto il comprensorio di Vallombrosa.
La camminata è rilassante, anche se l’ultimo tratto lo faccio su strada.
Pure Saltino è un balzo temporale.
Gli hotel sanno di benessere anni sessanta, antichi quasi come i momentanei occupanti. Sono zone dove la gioventù è presente sotto forma di schiamazzanti campi solari che popolano e colorano lo splendido pratone nei pressi dell’abbazia.

Il pratone di Vallombrosa

Mi “regalo” un succo alla pera e riparto, facendo un micro anello per tornare alla moto.
Una passeggiata e niente più però che goduria, come la porchetta che prendo a un baracchino in legno, nato forse insieme all’austera abbazia vallombrosana, visto lì da sempre.
Mentre mi ritrasformo in motociclista ho un mezzo coccolone.
Ho parcheggiato la Lina nei pressi di un bar e non mi ero ancora accorto dell’olandese con famiglia seduta a un tavolino.
Una statua, con uno stacco di coscia p-a-u-r-o-s-o !!!!!!
Un contrasto forte vista l’età media in giro.
Considerando il luogo m’è parso giusto pensare a qualcosa di religioso tipo troppa grazia S.Antonio!!!!!
Riparto bradipante peggio di prima, facendo a ritroso la strada fino a Tosi. Da lì, invece di ripassare da Donnini prendo a dx in modo da passare da Pelago. Scatto qualche foto mentre la calura si fa sentire.

Pelago

I bellissimi vigneti che esaltano il tratto di strada per la Consuma

Il giretto è finito. Niente di speciale ma tutto speciale!!!
Chi si accontenta gode e per me è stata una stupenda mattinata, cosce statuarie comprese.
Un tocco d’arte fa sempre bene!!!


sabato 14 luglio 2007

Da Cavalese al passo del Rombo

Settimanella di ferie trentine, in visita alla nipotina&family, resocontando in breve l'experience trentina e austriaca, quest'ultima anche se per pochi metri...
Arriviamo su al venerdì sera tardi, a causa della perdita chissà dove del tappo della vaschetta del refrigerante, perdendo così tempo a fare un tappo di fortuna, sacchetto di nylon tenuto con elastico, molto molto racinghe!!
Via via che ci avviciniamo a Cavalese inizia a fare un bel freschetto.
Arriviamo un po' stanchi ma...goduria.
Il we lo passiamo tra nipote, genitori e nonni, intenti in camminatelle leggere e più che altro...magnazzoneeee!!
Dentro di te senti la vocina che dice:"Vai in montagna, cammina, suda come una bestia, ansima fino a vedere blù, conquista le vette per l'immenso piacere della psiche, ma più che altro....dimagrisci". Si...come no!!

Piatto ricco mi ci ficcoooo

Atzuovote de panz!

Dopo le magnazze, come si può ben capire dal contributo sopra, è d'obbligo camminare per sentirsi meno...meno!

Albero secolare

Bi-trekking con Ginevra

In perfettao stile familyao e cioè su 4 rote, ci siamo goduti le immediate vicinanze di Varena, paesino attraversato dalla strada che porta al passo Lavazè.

Panoramiche dal Lavazè sul Latemar & C.


Corno nero


E finalmente...arriva pure il momento per un microviaggetto su du' rote sole!!
Destinazione i passi Pennes, Giovo e Rombo.
L'avvicinamento al Pennes avviene passando da Bolzano (resto dell'idea che questa città e i dintorni in generale hanno una segnaletica perfetta!) e puntando la val Sarentina che poi si trasforma in val di Pennes (ma guarda un po').
La strada non è curvosissima, però i posti attraversati sono verdissimissimi e fa un certo non so che vedere molte persone impegnate con rastrello in legno e falcione a tagliare e raccogliere l'erba come usava una volta.
Proprio sotto al Pennes entriamo in contatto con una famiglia krukka, BMW maxi per lui e figlio, Scarver per lei e figlia.
Bella famigliola davvero che ci sorride ogni volta che ci incrociamo.
Tra l'altro lei, indicando la nostra calvalcatura con sommo gusto, ci fa "Che moto è? Fazer uno zero zero zero?"
Il fatto d'avere una moto che piace ai krukki ci fa gozzovillare a bestia!

Sotto al Pennes


Sul passo


Ricaliamo verso Vipiteno e da lì subito su per il passo Monte Giovo, percorrendo la valle che indovinate un po'? Si chiama Valgiovo.
La salita al passo è decisamente più "ganza" del Pennes, ma non ho comunque voglia di esagerare. Siamo troppo curiosi di guardarci intorno.
Arriviamo al valico e...sembra un corridoio...
Nel senso che tra il primo parcheggino e il secondo si passa in un canale, essendo stata ricavata la strada di passaggio scavando il crinale.


Panorama dal passo in direzione Vipiteno

Facciamo un rapido giretto al piazzale che guarda S.Leonardo in Passiria ed entriamo nel rifugio/bar. Da mangiare solo dolci, ma non dolci normali. No.
Sembrano ruote da caterpillar e prenderne una fetta equivale e schiantare sul posto!
Dobbiamo essere sul lato "esagerato" del valico perchè fuori dal bar ci sono 3 mostri meccanici o...caterpillar!

I mostri...

...e la porzione di "dolce"

Torniamo sul fronte "umano" e mangiamo "disumano"...


Con due sarciccioni di traverso ripartiamo, non prima di aver visto arrivare sul passo molti krukki equilibristi. Sapranno anche andare in moto in capo al mondo ma di rallentare e fermarsi non glielo chiedete.
E ora Rombaaaaa!!!
Di certo è il passo più passo della giornata, sia come strada sia come bellezza dei posti.
Per arrivarci, scendendo dal M.Giovo e prendendo a destra a S.Leonardo di Passiria, ci si inoltra nella Val Passiria. La strada è stretta in diversi punti e ricorda la sua origine militare, specialmente i rampini fatti senza tanti fronzoli.

La salita al Rombo da S.Leonardo

L'altitudine sale come la voglia di mantenere la linea. Eeeehhh...uguale!
Per questo scopo ci fermiamo a un chiosco losco. Infatti facciamo una spesina di sarcicce di vario tipo e di vario genere, tutte doverosamente affumicate.

Chiosco affumicato

Ormai siamo al confina con l'Austria e praticamente sul passo, che raggiungiamo in breve.


Quel gran pezzo della Lina sul Rombo

Sul passo facciamo un rapido giretto in mezzo ad installazioni artistiche.

Il passo

Panorama sul versante italiano...con canocchiale



Panorama sul versante austriaco

Sosta dolcetto e via alle manovre di rientro verso S.Leonardo.

Cartolina on the road

Inizia a fare caldo e cerchiamo di fare alla svelta a riconquistare la val d'Ega.
Verso Bolzano credo di avere un braciere sotto le chiappe. Mi sento un sarciccione cotto...
Appena entrati nella val d'Ega la frescura ci fa riprendere conoscienza e una distesa di legname sul alto strada ci fa pensare a quella barzelletta del "Sarà un inverno freddo o freddo freddo freddo?"


Ormai siamo in dirittura d'arrivo, ma un salto al passo Oclini (vicino al Lavazè ma con strada che finisce al passo) ce lo concediamo.
Stupendo il luogo e il clima!!!
Il passo Oclini è più alto del Lavazè, diventando quindi un punto privilegiato per godere dei monti circostanti.


Giro finito ma un'ultima curiosità ve la beccate lo stesso.
La valle che scende a Varena dal Lavazè è stata oggetto di un impressionante decimazione di migliaia di alberi , a causa di vento fortissimo che ha letteralmente sradicato le radici dal terreno (per info).
Passare da lì fa un certo effetto, ma il classico amore che i trentini hanno per il proprio territorio fa vedere che la ferita si sta già rimarginando.
Dopo due giorni ritorno a Scarperia.
Prima "ondata" di ferie andate. Siamo in attesa del resto, ma chi ben comincia...


sabato 7 luglio 2007

Laghi Appennino modenese: Baccio-Torbido-Turchino

L'itinerario che abbiamo fatto ci ha visto impegnati sull'anello dei laghi dell'appennino modenese e più precisamente i laghi Baccio,Torbido e Turchino.
Ci sarebbe stato anche il più gettonatissimo lago Santo, ma tanto avendolo già visto abbiamo deciso di saltarlo. Butto giù poche parole e lascio parlare le foto.
Immaginavo il sentiero più..."normale" come del resto la natura tutta intorno.
Una cosa bella ma non "speciale".
Invece c'è piaciuto tantissimooooooooooooooooooooo !!!
Faggete, praterie, salite spacca gambe, discese spacca stinchi, tratti da brivido, panorami spettacolari, giornata stupenda.
Non potevamo davvero chiedere di più!!!
A proposito..per chi non lo sapesse e a chi interessasse, il lago Santo e relativo inizio del sentiero si trova imboccando da Pievepelago la strada per il passo delle Radici.
Dopo neppure due km. c'è un bivio sulla sx, dove si trovano i cartelli turistici per il lago Santo.
Prendere quella strada e arrivare fino...alla fine! Parcheggio a pagamento. 1,50 euri per le moto per tutto il dì .
Dal parcheggio si sale verso il lago Santo, ma prima di arrivarci c'è un bivio a sx per il lago Baccio. Prendete quello, seguite per il Baccio. Il resto...vien da se!!

Sentiero immerso nella faggeta verso il lago Baccio

L'arrivo al lago Baccio




Si inizia la salita

Un po' di flora e fauna



La dura salita verso la Fonte Rondinaia



Fatica immensamente ricompensata.
Panoramica verso l'Alpe delle Tre Potenze

Lago Turchino visto dalla Fonte di Rondinaia

Sotto al monte Rondinaio e pronti per la discesa rompistinchi


Lago Torbido...o quel che ne resta

Veronica tra i mirtilli

Lago Turchino e bivacco

Abitanti del Turchino

Lago Turchino con il Rondinaio sullo sfondo

La freddissima acqua del Rio del Balzone (estremamente rigenerante)