Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

mercoledì 30 agosto 2006

Fortezza delle Verrucole

Stupenda.
La fortezza e la giornata in se. Più che di un resoconto viaggioso vorrei rendervi partecipi di questo posto meraviglioso.
L'ho trovato per caso all'interno di un DVD sulla provincia di Lucca. Un bel DVD, che solletica mooooolte uscite e questa è una di quelle!
Per arrivarci facciamo a fatica l'Abetone, a fatica perchè è trafficatissimo, specialmente da camion e puntiamo il passo delle Radici , decisamente più sgombro di autoveicoli e dove fa un bel freschetto.
Toglierò l'imbottitura al giubbotto di pelle solo nel pomeriggio...
Facciamo sosta panino a S.Pellegrino in Alpe. Impossibile saltare una sostarella da quelle parti. La giornata è stupendamente soleggiata e nitida. La vista che si gode da lì sulle Apuane vale sempre la deviazione.


Santuario di San Pellegrino
  


A proposito di freschetto. Ecco la temperatura alle 13:30...

Dalle Radici raggiungiamo la Garfagnana e puntiamo il cupolo della Lina verso S.Romano in G. e proprio sopra il paese si mostra la fortezza in tutta la sua bellezza.
Lasciata la moto sotto un albero saliamo verso l'imponente costruzione che raggiungiamo in debito di ossigeno e sudaticci.


Restiamo felici del fatto che l'entrata e gratis e iniziamo subito a sbirciarci intorno.
E' davvero notevole, sia la costruzione che il panorama che si goda dalle mura perimetrali.
Le parole servono a poco. O ci si accontenta delle foto...o ci si va direttamente.
Proviamo con le foto...





 



 




Che dite? Merita?



sabato 22 luglio 2006

Monte Beni

La mattina di sabato scorso io e Veronica sentiamo la voglia, oltre alla necessità, di muovere le chiappe dopo tanta "sella". Di certo non vogliamo camminare per ore e ore visto il nostro scarso allenamento. Stavolta sul letto si aprono le cartine del CAI al posto delle tante cartine sgualcite che abbiamo in casa e dove spesso trovo spunto per idee di tragitti mototuristici. Dopo un po' di ricerche e voli pindarici vedo un tragittino vicino casa. E' perfetto.Aggiudicato. Si tratta di arrivare a Covigliaio, micropaesino che si trova sulla strada che dalla Futa porta alla Raticosa e quindi proprio vicino a noi. La meta è il Monte Beni con i suoi "quasi" 1300 mt. Niente di particolare, solo una meta come un'altra per darsi un punto di arrivo, sperando di....arrivarci !! Il sentiero è il 735, anche se sulle carte a nostra disposizione è richiamato solo come 35 e si imbocca lasciando la strada principale sulla sx direzione Raticosa (dove è posto un cartello CAI,tempo di salita 1h), poco dopo il piccolo parcheggio con annesso bar-giornalaio-alimentari riconoscibilissimo e in pratica....l'unico del posto. Usciti dalla strada asfaltata inizia una strada sterrata, che come poi abbiamo visto, porta a delle postazioni di comunicazione della SNAM. La strada sale regolare, mentre il nostro respiro di regolare ha proprio poco (maledetto il burro francese!!) e complice qualche cartello sentieristico che non ci aspettiamo, facciamo un po' su e giù per un tratto, sudando e ansimando più del dovuto.

Liberi al pascolo

In salita da Covigliaio

Continuando sulla strada sterrata arriviamo alla postazione di comunicazione che dicevo prima e da lì, finalmente, parte il vero e proprio sentiero per arrivare sul culmine del m. Beni, indicato dal secondo e ultimo cartello sentieristico in legno.
Facciamo il primo tratto piacevolamente immersi nella vegetazione, uscendo dalla quale si può ammirare un bel panorama. In un paio di punti troviamo panche di legno sulle quali riposarsi (il polmone ringrazia) e godersi la vista.
I dintorni meritano davvero e la temperatura è perfetta, pur camminando sotto al sole.
Arrivando sulla vetta la vista a 360° è superlativa e l'occhio spazia lungo tutta la dorsale appenninica mugellana, con la vallata di Firenzuola davanti e con la possibilità di vedere in un colpo solo Futa e Raticosa e tratti di strada sulla quale si possono ammirare dall'alto minuscole moto alle prese con divertenti traiettorie.

Dalla cima del Monte Beni: in lontananza la Raticosa

Il superbo panorama che unisce i valichi di Futa e Raticosa

Peccato solo per la foschia classica per questo periodo che attutisce, anche se per poco, la sensazione di infinito. Di certo sarà un punto sul quale vorrò tornare volentierissimo durante una di quelle fredde e limpide giornate invernali. Chissà che lo sguardo non possa arrivare all'Adriatico.


venerdì 14 luglio 2006

Dal Verdon al Friuli - 3a puntata - La traversata italica fino al Friuli

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7° giorno - Da Valtournenche a Pejo (Passo della Presolana - Passo del Vivione - Passo del Tonale)
Appena svegli mettiamo il naso fuori. Fa fresco ma c’è un bel sole.
La colazione, super per non cambiare abitudini, la facciamo fuori, sulla terrazza del B&B, serviti dalla padrona in vesti caratteristiche.
Il freschetto ci da energia e spolveriamo il tutto felici e vogliosi di ripartire e sfruttare la bella giornata.

Colazione a Le Petit Nid

Di nuovo in sella. Già che siamo lì decidiamo di fare “un salto” a Cervinia. Iniziamo la salita e durante il tragitto vediamo un elicottero che cerca la piazzola per atterrare. Restiamo affascinati dalla manovra e di lì a breve capiamo il perché del mezzo. Sulla strada infatti troviamo una colonna di macchine ferme. C’è stato un incidente, uno scontro quasi frontale tra due auto che procedevano in senso opposto, una delle quali colpevole di un’invasione di corsia in prossimità di una curva.
Stiamo fermi un bel po’, con il luogo pieno zeppo di Forze dell’ordine che invece di ordine fanno più casino che no. In mezzo alla strada c’è una delle due macchine con all’interno una persona che ha bisogno di cure. Dopo le prime cure la portano via e tolgono l’auto rimasta in mezzo alla strada. Aspetto guardando la scena e quando mi sembra il momento di passare chiedo di farlo. Una manovra che avrebbe richiesto massimo 2 secondi. Nisba, niente, nein !!!
Neppure una ragazza ferma davanti a noi su uno scooterino riesce nell’intento. Quando ai “cervelloni” è parso di riaprire la strada ci siamo potuti muovere, ovviamente solo dopo che tutta la popolazione di Cervinia è calata a valle. Nemmeno ci fosse stato un semaforo guasto!!
Arriviamo alla fine della strada. Cervinia è in un bel posto, una specie di enorme anfiteatro naturale.
Cerchiamo una posizione dal quale godere della vista, possibilmente a 360°. La giornata come detto è bella, ma a coprire le cime dei monti ci pensa una corolla di nuvole basse. Peccato. Sarà per la prossima...

Dietrofront. Ci aspetta un nuovo tratto di autostrada e dopo tutte le curve e panorami visti mi devo abituare un po’ all’idea di andar dritto e costante.
L’idea (malsana) è quella di puntare Milano, poi Bergamo e su lungo la Val Seriana.
Nel tratto milanese il caos !!! Una coda interminabile anche lì per colpa di un incidente al km. 15 come da segnalazione sul cartellone luminoso. Non ci resta che spallarci gli zibidei...


Facciamo una sosta a un autogrill, smontandoci un po’ per non schiattare dal caldo. E la mente va al fresco dei passi...
Ripartiamo mestamente e km. dopo km. una domanda ci assale “Ma ‘ndo cazzo sta il km. 15 ?
Ad un certo punto non ci sembra vero; la fila inizia a sgranarsi. La fine di un incubo…o no?
Raggiungiamo Bergamo, usciamo finalmente dall’autostrada, in direzione Clusone.
La strada è di una pallosità inaudita, trafficata e per niente entusiasmante. Facciamo l‘ennesima sosta (Bratto?) con bevuta e notiamo verso le montagne che le nuvole si fanno…i cacchi loro! L’è novaaaaaaa…
Appena tocchiamo il passo della Presolana inizia a piovigginare, ma senza grosso impegno.
A parte questo è da qui che la strada e l’ambiente diventano interessanti. Valichiamo il passo fermandoci solo poco dopo per fare una foto (venuta di mer..) alla vallata sottostante.
Si riparte dubbiosi se intutarci o no contro l’acqua. Ci pensa da se e maledettamente di colpo a farci venire lo stimolo. Un muro d’acqua che tra una bestemmia e l’altra sembra prendersi gioco di noi.
Appena “bardati” ripartiamo e com’è ovvio inizia a smettere!!!!
Come detto la strada è diventata ben più interessante, ma il tempo proprio non ci vuol far stare in pace.
Appena arriviamo a Schilpario, dove inizia la salita al passo del Vivione , l’acqua è tornata ad essere martellante. E come al solito non ci fermiamo. Passiamo dall’interno del paesino e leggiamo nello sguardo della gente una sola parola “Scemi”!!
Il clima intorno a noi non ci fa vedere molto. Iniziamo a salire, immersi nella vegetazione. La strada diventa sempre più stretta, tanto che inizio a pensare che d’un tratto diventi sterrata. Allora si che ci saremmo divertiti!!
Per fortuna (?) l’asfalto è sempre lì via via che procediamo…a 30 all’ora. Strada stretta e tornantini a go go, fatti nella speranza di non incrociare nessuno. Giuro che non ci sarebbe stato il verso di scambiarsi adeguamente.
Ma a parte questi “fastidi” la strada ci fa transitare in posti magici. I dintorni sembrano ripresi da un libro di favole. I prati verdissimi, gli alberi perfetti, la strada che assomiglia più a un sentiero messo lì per scansare gli alberi, le rare casette prese in prestito dalla fantasia. Bellissimo !!!!
Si inizia a uscire dalla vegetazione e in breve anche dal banco nuvoloso e piovoso.
Altra magia. Sulla nostra destra si materializzano alcune cime rocciose che di colpo, baciate dal sole, fanno la loro stupenda figura.
La strada ora sembra appesa alla montagna, verticale da un lato e a strapiombo dall’altro, con parapetti al limite del ridicolo, sempre stretta e insidiosa. Incrociamo alcune macchine e ci scambiamo per un pelo e dopo un altro po’ di strombazzamenti arriviamo in cima al passo.
Siamo in cima fradici e soli, a parte il gestore del piccolo rifugio posto sul valico.


Sarà per la salita fatta in condizioni non proprio agevoli, sarà che mi aspettavo una strada più “normale”, montagne meno rocciose, sottobosco meno fiaboso, sarà quel che sarà ma sono felicissimo di essere lì.
E per sublimare l’arrivo ci viene incontro un canone con fare socievole. Puzziamo nello stesso modo... Divido con lui una merendina alla mela e siamo entrambi in brodo di giuggiole, con Veronica fotografa per l’occasione.

Iniziamo la discesa che dopo alcuni kilometri ci rituffa nel buio della vegetazione e dopo una sosta “asciugatura” ripartiamo un po’ più leggeri.
Arriviamo nel fondo valle e prendiamo a sinistra per Edolo che raggiungiamo nuovamente dubbiosi.
Il perché è presto detto. Ripiove! Ci togliamo il dubbio rimettendoci le tute. Via di nuovo….e smette!!
Decidiamo di pensare più al Trentino che al meteo e ci godiamo (ci proviamo) la salita al passo del Tonale. Sul valico ci togliamo le tute per l’ennesima volta, siamo imbelviti l’uno con l’altra con tutto quel sali scendi, la pipì non fatta perché non si sa dove fermarsi, ci vuole troppo a spogliarsi, piove e non se ne può più !

Veronica imbelvita sul Tonale

Sta venedo proprio una bella lite, ci piace, siamo nello spirito giusto per fare una sana discussione ad alta quota. Siamo lì a rinfacciarci chi ci è stato di più a vestirsi e perché non ti sei fermato prima e possibile mai che ti scappa sempre la pipì. Due professionisti. Mentre siamo intenti a cavarci gli occhi, si avvicina un pirla... Ma non lo vedi che ci stiamo azzuffando? Rintronato!
Ci attacca un bottone galattico, ci chiede (ma in realtà vuole solo morire in un bel posto) se siamo partiti all’arrembaggio, da dove veniamo, perché siamo lì etc etc. No, dice Veronica, che affila la lama del temperino da campeggio, abbiamo prenotato. Il tipo ci dice “Eh ma siete forti! Davvero avete prenotato? Grandi, siete dei grandi !” ci diciamo che è scemo e cerchiamo di riazzuffarci. Macchè. Insiste, ci deve per forza dire che invece lui è partito senza prenotare, che ha fatto il giro di non so che posti arrivando all’ultimo momento in alberghi a 4 e 5 stelle etc etc. ci sono testimoni, quindi non lo possiamo ammazzare. Riusciamo a scrollarci di dosso questo trinciapalle, ci rimontiamo e ripartiamo.
I dintorni sono davvero belli e scattiamo qualche foto.
Su strada raggiungiamo uno scooterista, che di lì a poco si mette il coltello tra i denti mentre gli siamo dietro...
Inizia un tratto piuttosto curvoso e lui, pur di non farsi sorpassare, entra un po’ troppo convinto nelle curve, con conseguenti e decisi strisciamenti del cavalletto. Mi decido a passarlo perché di vederlo schiantarsi non ho proprio voglia. Lo stacco un bel po’ ma per una serie di rallentamenti mi si rimette sotto. Non ha provato più a passare e per questo l’ho mentalmente ringraziato.
Arriviamo finalmente al bivio per Pejo e come lo prendo mi sale il benessere.
Amo questo posto, questa valle senza sfondo, dove sembra quasi di aprire una porta e chiuderla alle spalle per star lontano dal caos, immerso nei tuoi pensieri, abbracciato da una natura bellissima e maestosa.
Questo è stato il sentimento che ho provato la prima volta che io e Veronica l’abbiamo vista.
E questo è il pensiero che ne ho tutt’ora, un chiodino sulla cartina geografica come per es. Campo Imperatore.
Arriviamo in albergo. Pejo paese è sempre lo stesso posto di alcuni anni fa. Meno male!

Scorcio

Il padrone mi fa mettere la moto al riparo, in un locale adiacente l’albergo, dove ci sono diverse mountain bike. Lo ringrazio molto per la cortesia. Finalmente doccia..anzi no! La cena è in tavola e non c’è verso di sgamarla. Pace. Vorrà dire che ci prenderanno puzzolenti e per loro non è certo la prima volta, come quando anni prima tornammo a sera da un trekking giornaliero che…non finiva maiiiiii!
Dopo cena il tempo si riguasta a suon di lampi, tuoni e fulmini e siccome Pejo paese è posto a ridosso della montagna, la veduta sottostante è magnificamente ampia. Come digestivo ci siamo goduti l’arrivo del temporale e dei fulmini. In montagna ha davvero un suo perché, alla faccia della tv !

8° giorno - Da Pejo a Spilimbergo (Passo Mendola - Passo di Costalunga - Passo Sella - Passo Gardena - Passo Campolongo - Passo Giua - Passo Rest)
Siamo alla penultima giornata di spostamenti in moto.
Oggi arriveremo al punto più a est di tutto il nostro tour, a casa di amici ai quali ogni tanto facciamo visita con 2 o 4 ruote.
La giornata promette faville. Il cielo è perfetto e non c’è niente di meglio da chiedere per fare i bellissimi passi trentini. Ci aspettavano per esempio Sella, Gardena, Giau (per me il più bello) e altre prelibatezze della zona.
Partiamo belli carichi, sia fisicamente che mentalmente, sotto gli occhi di nonno e nipote che ci salutano. Subito in sosta per rabbocco acqua potabile a una delle fonti del paese e poi via.



Salutiamo Pejo posizionato a mezza costa

Percorriamo la Val di Sole fino al bivio per il passo Mendola. La strada inizia a riprendere dolcemente quota e l’ambiente cambia. Tra un borgo e l’altro solo mele, mele e ancora mele!!
Arriviamo al passo e proseguiamo. Lungo la discesa, decisamente migliore rispetto alla salita appena fatta, incrociamo (salutandoli) molte macchine d’epoca. La strada è per un bel tratto molto panoramica sulla valle dell’Adige e si trovano molte piccole piazzole dove poter sostare per meglio rimirare. La foschia di fondo valle però ci invita a godersi lo spettacolo direttamente in moto e puntare direttamente a lidi più…refrigeranti. Tocchiamo Caldaro e poi Bolzano. Entriamo e usciamo dalla città in un baleno. Bolzano di sicuro non è enorme, una metropoli. Di certo c’è che la viabilità è ben servita da una segnaletica chiara e sempre presente. Hai detto poco...
Ci inoltriamo nella Val d’Ega, una valle che all’inizio è strettissima e suggestionante, una Gorge all’italiana, un tratto che merita.
Sosta riposino in una piazzola di manovra per camion e di nuovo in moto.
Ci avviciniamo verso la prima sosta di rilievo della giornata percorrendo una strada piacevole è immersa nella flora tipica trentina. Arriviamo al lago di Carezza, più che un lago una cartolina.
L’idea è quella di fermarsi più che sostare. Infatti lasciamo la moto per un attimo e scattiamo una foto al lago come neppure il miglior giapponese avrebbe potuto fare, tampinando una signora di una certa età lungo un breve sentiero per arrivare al punto di scatto.
La figlia gli fa notare l’avvicinamento a razzo di due biker appiedati e lei gentilmente ci fa strada.
Non restava che ringraziarla con un gesto del braccio e in risposta vedere lei con la bandana e tatuaggioni !!
(Non sono più molto sicuro che la motocicletta faccia così bene alla psiche...).
Per dovere di cronaca il lago era un po’…asciutto !


Ancora su strada e ancora bellezze che riempiono gli occhi. Sfioriamo il Catinaccio, valichiamo il Costalunga e ci tuffiamo in Val di Fassa. Gli occhi ci danno motivo di giubilo, ma ancora non è niente.

Catinaccio

Pozza di Fassa, Canazei. Sullo sfondo il blocco del Pordoi. Favoloso! Iniziamo a salire in un continuo smanaccìo pro-biker e al bivio Sella/Pordoi siamo già rimbecilliti dal “Guarda là, guarda lì, bada vì, sièèèèèèèè, noooo…ma guar….un c’è miha verso, cazzooooo " (questo non guasta mai di fronte all’inesprimibile), ecc. ecc.
Facendo quelle strade si maledice il limite fisico di avere solo due occhi, ma allo stesso tempo si è felicissimi di stare su una moto, unico mezzo in grado di regalarti tanti “Cazzoooooo” in una volta sola.

Tra Sella e Pordoi

Sotto al massiccio del Pordoi

La salita al Sella è….boh. Dire stupenda, maestosa è corretto, ma le parole non bastano e di certo è meglio così. Il Pordoi da un lato e la parete del gruppo Sella dall’altro ti fanno sentire una caccola, una caccola che procede a velocità lumacose per godersi un vero e proprio spettacolo che solo la natura sa regalare!!!
Siamo al passo, dove si fanno le solite cose.


Foto di rito, acquisto adesivo di rito, smorfia di rito.
Perché la smorfia? Per il puzzo bestiale di capra!
Ogni volta che son passato da lì ne ho trovata qualcuna e sempre belle gozzovillanti nello stesso identico punto. E’ un sito di rito anche il loro!

Di nuovo on the road o sarebbe meglio dire in the garden. La v. Gardena è un enorme stupendo giardino e si gode davvero tanto percorrendola, salvo poi ridestarsi dal sogno quando l’occhio viene rapito da un cartello a lato strada che di bello ha proprio poco…

Val Gardena - un enorme giardino

Incitamento alla ravanata di cog...


La sella dell'omonimo passo

Valichiamo il passo Gardena e scendiamo, sempre a bassa velocità e alta soddisfazione.
I dintorni sono…perfetti. Dovunque si metta lo sguardo tutto appare finto, un quadro dipinto da un’artista meticoloso con in mente un sola cosa: armonia !

Cartoline on the road




La strada prosegue e tocchiamo Corvara, il passo Campolongo, Arabba. Lungo la via le dita a V si sprecano. Questo è un paradiso per i biker e sembra di essere a un enorme radunone “santificato”.
La nostra prossima meta è il Giau, un posto tra i più belli che ci siano, almeno secondo me.
La salita è bella ma è proprio il valico ad essere stupendamente eccezionale. In vetta troviamo molte moto, italiani, tedeschi, francesi. Una manna per le gomme e più che altro per gli occhi.
Non c’è molto altro da dire. C’è solo da puntare la moto in direzione Giau da qualsiasi luogo al mondo si parta, salire fin lassù e restare lì con lo sguardo inebetito!

Panorami dal Giau



Come ti parcheggio la moto...


Passo Giau (quella citrulla nel mezzo con le braccia aperte è proprio Veronica!)

Un Mito sul Giau


Di nuovo in moto, in discesa verso Cortina che passiamo e puntiamo Auronzo di Cadore.
Ormai abbiamo solo voglia di arrivare dai nostri amici e non ci fermiamo per altre foto. Dopo il “balcone” del Giau è difficile trovare di meglio.
Tanto per non perdere il vizio con le curve facciamo un ultimo passo della giornata, il Rest. Una faticaccia!
La strada, che prendiamo poco dopo Ampezzo, è decisamente stretta, molto curvosa, con poche (per fortuna) auto con il clacson guasto (‘affanc… a loro!!!) e….interminabile. Sali sali sali…ma quanti km. è alto ‘sto passo? Non si arriva mai. La discesa a valle poi è una tripudio di felicità per i polsi. Brevi rettilinei e tornanti secchi. Un milione di tornanti, due polsi triti, siamo in fondo. Ci fermiamo su un ponte, guardiamo giù...
Il territorio carsico crea suggestivi torrenti incassati tra alte e strette pareti rocciose e sotto di noi ce n’è un esempio “tipico”. Fa una certa impressione, come fanno impressione i letti dei fiumi importanti, ad esempio il Tagliamento, larghissimo e bassissimo, ma che deve far paura quando le precipitazioni si fanno corpose.
Ci siamo quasi, ancora pochi km. e arriviamo finalmente a destinazione, per due giorni da passare in relax insieme ai nostri amici.

9° e 10° giorno - Relax in Friuli

11° giorno - Da Spilimbergo a Andalo (Passo Duran - Passo Valles - Passo Manghen)
Siamo giunti all’ultimo trasferimento degno di nota del nostro tour.
Un altro piccolo viaggio che ci porta dagli amici ai parenti.
Non parenti “pacco”. No!!
Un viaggetto curvoso panoramico per arrivare dalla nipote di nove mesi e da sorella e cognato, tutti svaccati in quel di Andalo, ai piedi delle Dolomiti di Brenta, un posto che ho conosciuto da pischelletto durante le ferie familiari con i miei genitori e che per questo mi è sempre rimasto nel cuore.
Salutiamo e ringraziamo calorosamente i nostri amici e via.
Andiamo subito alla ricerca del bello e l’idea di arrivare a Andalo senza usare autostrada (o quasi) ci fa già stare bene!
Ripartiamo da Spilimbergo (dove una visita al piccolo centro non guasta www.spilimbergo.com) e ci infiliamo nella Riserva Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane (per info www.parcodolomitifriulane.it - www.parks.it/parco.dolomiti.friulane) toccando Maniago, paese caratterizzato dalla lavorazione delle lame da taglio ne’ più ne’ meno come Scarperia (per info www.consorziocoltellinai.it ), a pochi km. dal quale il paesaggio diventa tipicamente dolomitico e, complice la bella mattinata, le montagne sono davvero favolose e il colpo d’occhio magnifico!



Di bello da quelle parti, oltre alla natura, ci sono anche le tradizioni. E siccome amiamo la cucina....la tradizione verso la quale andiamo incontro è la Pitìna, che “incontriamo” lasciando la statale 251 al bivio per Claut.
Rimando la presentazione di questo particolare insaccato al sito di Sloow Food (info sul sito www.slowfood-friuli.it).
Arrivando a Claut fa strano, molto strano vedere ancora lì le baracche utilizzate nel periodo post-terremoto avvenuto nel 1976. Molte di esse in pratica sono diventate “seconde case”, utilizzate per passare ore liete in un bellissimo posto e abbellite in vari modi.
Quello che fa “male” è vedere le baracche che sono restate lì tali e quali, asciutte per quanto dovevano sembrare ville, crude per come come dovevano sembrare calde e accoglienti allora.
Non ho voluto fotografarle perchè m’è parso un segno di rispetto verso gente che di certo ha patito moltissimo, per non ferire la loro (nostra?) dignità che in quelle baracche hanno ritrovato per un po’ insieme all’intimità di quattro mura.
Tornando alla deviazione mangereccia ci fermiamo quasi nel centro del paese e più precisamente davanti alla Macelleria Giordani, dove un gestore molto “tipico” offre questo insaccato tra i mille reperti bellici messi in bella mostra sulle pareti, mensole, banchini presenti nella macelleria.
Siccome è carne cruda, affumicata per la conservazione, a qualcuno può far storcere il naso. A noi no (e te pareva...) e consigliano vivamente la deviazione a chi vorrà passare da là !

Claut - Macelleria Giordani

Si riparte in direzione Longarone, altro luogo, purtroppo, di dolore e rimpianto, ingiustizia e assurdità. La tragedia del Vajont è una ferita apertissima, insanabile, l’esempio di come la gente comune diventa carne da macello in nome del “progresso” senza regole.

La ferita del Monte Toc

Diga del Vajont

Si resta letteralmente ammutoliti davanti alla lunghissima lista dei caduti, visionabile anche al sito www.vajont.net . Arrivando a Longarone e guardando verso la gola dove è stata costruita la diga, un brivido ti attraversa al pensiero che tutto sia successo in pochi attimi.
E’ la mia quarta visita alla diga, ma la sensazione di disagio è sempre la stessa e un misto di rabbia, impotenza, rassegnazione, tristezza mi accompagna mentre guardo il “progresso”.
Com’è intelligentemente stupido l’uomo.
Ripartiamo cercando di ritirar su il morale puntando, sempre sulla statale 251, Forno di Zoldo che passiamo prendendo subito dopo a sx per salire al Passo Duran.
La salita è molto curvosa e bella, immersa nella tipica vegetazione alpina e, fortunatamente, carente di traffico.
Arriviamo al passo dove troviamo un po’ di nuvole che diminuiscono la visibilità verso le vette che si possono ammirare dal valico.
Sosta caffè, qualche foto, del sano chiacchericcio sotto i raggi del sole. Niente di che, ma stiamo benone!


Fauna Duraniana

In discesa verso Agordo un ciclista si scusa per aver invaso la mia corsia mentre arranca sui pedali. Lo saluto non invidiandolo affatto...o forse si?
Dopo Agordo tocchiamo Cencenighe dove prendiamo a sx per il Passo Valles.
La giornata è molto soleggiata e appena arriviamo al Valles facciamo sosta pranzo, cercando un po’ di riparo dai raggi che a 1890 m/slm si fanno sentire.
I passi fatti finora sono passi “minori” ma che hanno un gusto speciale. Niente caos, massima goduria, tra mucche al pascolo e, in questo caso, un bellissimo San Bernardo giovane e giocherellone.




Di nuovo in sella ci raccordiamo alla statale 50 che scende dal più rinomato Passo Rolle e che a Predazzo ci collega alla Val di Fiemme. A Molina di Fiemme prendiamo per il Passo Manghen, un altro passo minore.
Anche qui zero traffico e tanta soddisfazione. E’ sempre bello percorrere strade mai fatte prima e restare colpiti da..tutto.
Restiamo colpiti anche quando incrociamo un auto che lascia una scia immensamente puzzolente di freni surriscaldati. Non so se è riuscito ad arrivare in fondo senza aver abbracciato un albero...!!
Il valico è....piccolissimo, davvero minore, sotto al quale c’è il classico rifugio bar/ristorante e siccome qui è tutto più piccolo e easy....ci piace un sacco!



La discesa poi, almeno nel primo tratto, è da fiaba, con lo snocciolarsi perfetto delle curve avvolti dal verde e dal...marrone delle vacche che fanno i loro bisogni direttamente sulla carreggiata.
Arriviamo in Valsugana, una valle che di certo avrà cose “belle e buone” da offrire, ma che al momento del nostro passaggio ci ha salutato con un bel caldo.
Entriamo nella valle dell’Adige e dopo una sosta rifornimento prendiamo l’autostrada, giusto per un “pezzettino” di rottura di zibidei. Usciamo poco dopo, passiamo Mezzolombardo, prendiamo a sx per Fai della Paganella. La strada sale su che è un piacere, piacere dato dalla percorrenza di alcuni tornanti f-a-v-o-l-o-s-i e da alcuni punti panoramici. Passiamo anche Fai e poco dopo arriviamo alla meta odierna Andalo.
La vacanza motociclistica finisce qui. Il rientro infatti non regala nessuna nota degna di rilievo, dato che l’abbiamo fatto tutto in autostrada per risparmiare tempo.
I giorni trascorsi in Trentino sono stati tranquilli e stupendi, in un mix di buona compagnia con la nipote di nove mesi, sorella e cognato e giretti in posti che regalano sano benessere!


Carro fiorito ad Andalo

Lago di Molveno
Segheria ad acqua

Molveno...un po' di scorci



Veronica sul lago

Rifugio La Montanara
Panorama sulle Dolomiti di Brenta

Relax totale!

 Parapendio in Paradiso
Oltre 3000 km che ci hanno regalato tanto, un film durato più di una settimana, al quale è difficile abituarsi e che vorresti non finisse mai e come alla fine di "C’era una volta in America"....senti un vuoto una volta spento il motore in garage !

P.s. Un viaggio sempre sotto lo sguardo vigile di Ginevra!!