Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

sabato 28 giugno 2014

Un bel we sull'Amiata

Quando andiamo a zonzo con Alessandro e Camilla ogni posto è un bel posto, e questo per noi è ormai è un dato di fatto. La compagnia giusta fa tanto, anzi tantissimo. Però ci sembrava giusto alimentarla con posti che sanno regalare benessere, anche solo passandoci più o meno attentamente. Il monte Amiata e i paesi adagiati sulle proprie pendici rappresentano per noi un paradiso, per giunta neppure molto lontano. Un we godereccio pertanto è più che a portata di gomme. Bei posti, belle curve, ma anche tanto tempo per stare insieme.
Si parte. L'allegra combriccola sbriga la pratica Firenze-Siena tramite la svelta Autopalio e appena usciti a Siena Sud ci immergiamo nel bel paesaggio senese, curvoso e panoramico q.b.

In sosta a Ville di Corsano

Dopo la sosta caffè a Ville di Corsano, tocchiamo in successione Vescovado e Bibbiano, nei cui pressi fa sede un "buonissimo e apprezzatissimo" evento. Ogni anno, nella prima metà di settembre, viene organizzato il Villaggio della Birra, rassegna nata per diffondere e promuovere i microbirrifici e la relativa produzione artigianale "internazionale".
Per chi non c'è mai stato....andate. Merita!!
Siamo a Buonconvento, dove rabbocchiamo un po' di benza. Ripartiamo al piccolo trotto, e percorriamo blandamente la Cassia, strada che non mette certo in difficoltà ma che anzi ti permette di guidare spensierato, guardandoti intorno e facendoti ipnotizzare dal rumore gentile del motore.
Passiamo San Quirico d'Orcia e poco dopo iniziamo la salita verso la vetta dell'Amiata, ma ci fermiamo quasi subito. A Bagni di San Filippo una visita alla Balena Bianca merita uno passaggio per ammirare le enormi e scenografiche cascate di calcare alimentate dallo scorrere delle acque termali. Ci ero già stato, ma il resto della compagnia no, per cui stop ai motori e gambe in spalla.

Bagni di San Filippo: la Balena Bianca


Di nuovo in sella non facciamo molta strada. La nostra prossima meta è Abbadia San Salvatore, cittadina sempre "sfiorata" ma mai visitata con la calma che ci vuole per degustare veramente un luogo. Entriamo nella parte fortificata del borgo tramite una delle antiche porte di accesso e ci abbandoniamo ai vicoli che chissà quante storie avrebbero da raccontare.



Oggi non ci imbattiamo in nessun arciere medievale o religiosi in cammino sulla via Francigena (Abbadia fu costruita proprio per controllare l'importante via di comunicazione e dare sostegno ai religiosi viandanti), ma entriamo comunque in contatto con un pacioso indigeno...


Si è fatta l'ora di pranzo, pertanto diamo fondo alle nostre cibarie svaccatamento seduti su un panchina in ombra. Si sta benone!
Come digestivo facciamo altri due passi per ammirare l'Abbazia di San Salvatore, costruita intorno al 1000.
Per accedere alla piazza, si passa sotto quella che era la porta di accesso al monastero. La chiesa, in stile romanico, è bella per quanto semplice. Le pietre delle pareti danno davvero la sensazione di solidità! In effetti non avrebbero altrimenti retto al passare di tutti questi anni...





Di sicuro effetto è anche la sottostante cripta, illuminata in modo scenografico.




Info sull'abbazia si possono trovare al link www.abbaziasansalvatore.it.
Cammina di qui, cammina di là, gli accessori da moto iniziano a farsi sentire. In effetti pure i piedi iniziano a farsi sentire, vero Ale?!?!


Di lì a breve avremo modo di rinfrescarci.
La prossima visita è a stretto contatto con gioie e dolori del popolo amiatino, il lavoro in miniera.
Fu qui che verso la fine dell'800 venne identificato un cospicuo giacimento di cinabro, minerale dalla cui lavorazione si ricava il mercurio. L'impatto di questa lenta e inesorabile rivoluzione industriale cambiò radicalmente le vite di quel popolo che fino ad allora aveva trovato sostentamento dall'agricoltura e dallo sfruttamento del bosco, un cambio economico e quindi sociale.
Di questo e di molto altro si trovano informazioni sul sito www.museominerario.it ma il consiglio è quello di fare la visita di persona. Durante la nostra infatti, le sale dove sono esposte le attrezzature di scavo, lo schema di funzionamento dei forni, le attrezzatura del laboratorio chimico e tutto ciò che rientrava nella vita quotidiana di quella che diventò a tutti gli effetti un immensa e popolatissima realtà industriale, ci vengono presentate da un ex minatore, con una spiegazione assolutamente coinvolgente e commovente.
La complessità del mondo moderno dietro gli occhi di una persona semplice, che ha rischiato di restare per sempre all'interno di quei cunicoli portatori di benessere.
Ha lasciato il segno!

I trenini minerari all'esterno del museo


Attrezzature di scavo...

...e del laboratorio chimico

Lasciato il museo, la visita continua in una galleria artificiale, dove per mezzo di un trenino che veniva utilizzato dai minatori (occhio al colpo della strega!) si possono osservare alcuni scenari tipici del lavoro in miniera. Ogni scenario corrisponde ad un salto tecnologico riguardo ad attrezzature e tecniche estrattive, che ebbero impatti su aumento della produttività e sulla diminuzione (se così si può dire...) del rischio per la persona.
Tornando al tema "piedi a bollore" beh....all'interno della galleria i bollori ci sono passati.
Sarà anche artificiale, ma là dentro il freddo è reale!

Sul trenino

Tecnologia in miniera

Usciamo dal polo minerario con tanti flash in testa che nel corso del pomeriggio/sera ritireremo in discussione varie volte. Uscire da lì senza rimanere toccati non è facile!
Noi, sentendoci decisamente più fortunati, ripartiamo da Abbadia S.S. pensando a finire in bellezza questa giornata. La meta finale è Campiglia d'Orcia, e più precisamente il B&B I Tre Rioni.
La fortuna ci ha assistito anche per la sistemazione. Mancando una delle due camera matrimoniali, ci hanno sistemato in un appartamento all'interno di un piccolo agglomerato di case coloniche vicine al B&B. Posto super e goduria massima!!



Ceniamo direttamente al ristorante e...schiantiamo!!! Tutto troppo, in quantità e bontà.
Il servizio è un po' lento, e questo ci da modo di chiaccherare della bella giornata passata insieme e di...digerire un po'! Dopo cena il resto della banda va diretto come un fuso verso il letto. Io invece passeggio un po' per il paese, allontanandomi un po' dai lampioni per godermi tutte le stelle dell'universo. Mi fa compagnia un buon sigaro toscano. Questo si che si chiama relax!
Tornato in zona appartamento faccio un incontro ravvicinato con un capriolo, che si allontana emettendo il classico verso. Di lì a poco i versi si moltiplicano. Intorno a noi ce ne sono parecchi ed è emozionante starli a sentire nel cuore della notte mentre chissà cosa diavolo staranno dicendosi...
Il concerto finisce e pure io mi dirigo verso il letto.
Dormiremo tutti tranquilli. Ci pensa la Gold a fare la guardia!


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Svegli. La giornata è splendida. Colazione (leggerina che è meglio!) e in moto, sulla via del rientro, per la quale decidiamo di circumnavigare l'Amiata in senso antiorario.
Tocchiamo nell'ordine Seggiano (prima o poi bisogna fermarcisi!), Castel del Piano e Arcidosso per raggiungere la meta di giornata, anche questa già toccata in precedenza ma troppo superficialmente, Santa Fiora.
Tempo bello si diceva, umore alto, rilassamento stile zen. Cosa chiedere di meglio?

Scorci di Santa Fiora...




...e saluti speciali

Dalla parte alta del borgo scendiamo per raggiungere il punto che più ci incuriosiva, la Peschiera, in pratica una grande vasca di aqua purissima alimentata direttamente dalla sorgente del Fiora.
La vasca fu storicamente un vivaio di trote degli Aldobrandeschi, successivamente divenne parte del parco-giardino rinascimentale voluto dagli Sforza.
L'acqua defluisce dalla vasca per mezzo di griglie metalliche, andando a riempire un ulteriore e più piccola vasca che negli anni andati serviva come abbeveratoio per gli animali e come lavatoio pubblico. Oggi come allora la vasca pullula di trote e di enormi carpe e stare sul bordo da una bella emozione.







Nei pressi della vasca si trova la chiesa della Madonna delle Nevi. La particolarità della struttura risiede nel pavimento, dove ci sono alcune aperture vetrate dalle quali poter osservare un complicato sistema idraulico di regimazione delle acque sorgive, con tanto di canali coperti e chiuse nei quali l'acqua limpida scorre ancora abbondante.
Molto molto suggestivo!


La vasca di raccolta con scultura raffigurante due delfini con tridente, simbolo pagano dell'acqua




L'allegra combriccola inizia la risalita verso le cavalcature, non senza momenti di fiato corto e di ascella pezzata!
Di seguito un autoscatto, servito più che altro per rendere giustizia ai polmoni ed alla pompa!

I

Lasciando Santa Fiora iniziamo blandamente le manovre di rientro, non prima di aver dato un saluto più da vicino alla montagna. Saliamo su al prato della Contessa per poi riscendere al prato delle Macinaie, dove c'è un po' più vita e dove per pranzo stiamo leggeri consumando solo un gelato.
Salire lassù è sempre una goduria. La vegetazione è fiabesca e anche se la strada è sempre la stessa, si ha come l'impressione di avere davanti a noi qualcosa di nuovo, di vivo, che cambia, che si rinnova. Amo quei posti!


La discesa verso la Cassia decreta la fine dei giochi. Laggiù il mondo sembra più normale in confronto, più noioso. E proprio per questo e per non annoiarci definitivamente facendo l'Autopalio, tocchiamo Siena e decidiamo di farci una bella Chiantigiana, in direzione Castellina in Chianti, prima della quale facciamo una piccola sosta panorama.
E' stato buffo sentire arrivare centauri a "velocità smodata" che appena svoltata la curva, vedendo le nostre casacche gialle, hanno avuto un sussulto, e forse le mutande segnate!


Stop. Non c'è altro da aggiungere a questo favoloso we, se non che ringraziare i nostri compagni di viaggio e l'Amiata, che non finirà mai di stupirci!