Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

sabato 6 giugno 2009

Delta del Po & idrovora Ca' Vendramin

Vi capita mai di andare in un posto più di una volta e di non riuscire, per vari motivi, a non finire mai quell’anello “perfetto” (che poi di perfetto magari non ha niente ma per voi lo è) che avete in testa?
Beh...fino a qualche giorno fa avevo almeno un paio di questi posti.
Uno è il monte Nerone, Piobbico (PU) pressi. Non c’è mai stato il verso di “scollinarlo”. Sempre arrivato sulla vetta, ma mai e poi mai c’è stato verso di salire da una parte e scendere dall’altra.
Una volta perchè c’era troppo poco tempo, una volta tutto ok per la salita ma discesa chiusa per neve, una volta per via della mia ignoranza ciclistica: ci passava il giro d’Italia. Insomma....niente da fare!!! Ma ci torno eh......eeeeeeehhh se ci torno!!!
L’altro luogo “sospeso” era il Delta del Po. Anche per quest’area geografica ero sempre arrivato in zona (Goro) , avevo assaggiato qualcosa che a posteriori definerei solo l’antipasto.

L'area di lavoro

Una premessa è d’obbligo: quest’itinerario è fatto apposta per chi una voglia spasmodica di vedere, scoprire, godere dei “piccoli” particolari da cogliere nei “grandi” spazi apparentemente tutti uguali a se stessi.
Un vero e proprio viaggio interiore, considerando che il godimento generato dalla guida del nostro mezzo preferito è una cosa del tutto superflua vista l’assenza di curve e di saliscendi degni di tale nome. La curiosità e la voglia di “spazio” sono le chiavi del Delta, una sensazione di libertà che si racchiude stupendamente nel volo dei gabbiani con i quali è facile percorrere tratti di strada, noi in sella e loro a sfruttare il vento per mostrarsi sfacciatamente leggeri così vicini a noi quasi da farsi toccare.
Tralascio il trasferimento di andata e ritorno, dicendo solo che è stato fatto via passo del Giogo (con un meteo piuttosto grigio nell’umore)...


...poi per...


...dove mi fermo per godere di alcune curve famose in vista dei lunghi tratti dritti che avrei fatto di lì a poco.

Circuito di Imola - Curva Tosa

Dopo un po’ di “racing” e di chiacchere con un commissario di pista riparto. La strada è ancora lunga e sosta caffè a parte decido di non farmi tante...


...puntando diretto il vero e proprio obbiettivo odierno, la...


...anche se non è così semplice non farsi rapire dagli spazi che finalmente si fanno SPAZI!



Punto velocemente Goro, dove acquisto un panozzo in simil gomma e scatto una foto al porto, dove l’alta marea la sta facendo da padrona.


Finalmente arrivo al punto che mi aveva sempre visto tornare indietro, il ponte di barche sul ramo del Po di Goro, un salto nel tempo che ci si gode asse di legno dopo asse di legno, un piccolo particolarissimo e rumorosissimo tratto da non perdere.


Ho di fatto solo passato un ponte, ma sembra di essere su un’isola, come se avessi lasciato il caos della vita “normale” al di là della sponda.
Anche da questa parte tutto è piatto, apparentemente insignificante; non è così!
La vista inizia a dare i primi segni di indecisione e ciò che pare a portata di mano in realtà non lo è. C’è bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alle distanze, mentre di pari passo si inizia a rilassarsi, a prendere un ritmo fisico e mentale pari a quello che si vede, si respira, si ascolta una volta spento il motore.



Passo il secondo ponte di barche e di lì a poco costeggio la Sacca degli Scardovari, una grandissima insenatura che, come già detto, mi ritrovo a percorrere “scortato” da tantissimi gabbiani in volo, che sfruttano il vento per incrociare la mia traiettoria a neppure un metro da me, una scena che mi sarebbe piaciuto osservare sulla classica sedia da regista, immaginando la ripresa come simbolo di estrema libertà.





Pontili coperti nei pressi di Scardovari


Occasioni di pasto

Dopo km. e km. (tanti!!) passati a bassissima velocità, aver mangiato il panino che adesso ha un effetto boa all’interno dello stomaco, aumento il ritmo per arrivare a un altro punto che da tempo mi suscitava interesse quasi morboso e per il quale avevo trovato informazioni anche su un vecchio numero di Bell’Italia: l’Idrovora di Ca’ Vendramin, impianto utilizzato dall’inizio del ‘900 per bonificare il Delta pompando chissà quanti metri e metri cubi d’acqua fino all’inizio degli anni ‘60, inizialmente sfruttando l’energia del vapore per poi passare all’elettricità (1921), archeologia industriale che fa un certo effetto immaginandosela in piena attività, dove il rumore e lo sporco di grasso e carbone dovevano trasformarla non poco rispetto a come la si può osservare adesso restaturata e fatta diventare il Museo della Bonifica.
L’ingresso è gratuito e si può richiedere anche l’ausilio di una guida che di certo farebbe diventare la visita davvero interessante.

Idrovora Ca' Vendramin


L'officina per la manutenzione...

...le caldaie per il vapore...

...e la stupenda sala macchine




Bella. Interessantissima. Strana.
La visita a Ca’ Vendramin è un salto nel tempo che lascia il segno!
Purtroppo si sta facendo tardi e non mi tocca altro che iniziare le manovre di rientro, ricalcando pari pari il tragitto di andata.
Quello che volevo vedere l’ho visto e non posso che essere soddisfatto, anche considerando che il meteo avrebbe potuto mettermi un bel bastone tra le ruote nei pressi di casa, anzi….una bella "catinella"!!!
Le foto non rendono ragione al nero che ho sulla testa, che tutto sommato ha pure un certo fascino...



Insomma...magari le foto non rendono l'idea, i tratti dritti non vi piacciono, però....perchè siete arrivati a leggere fino a qui? Andateci!