Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

mercoledì 1 settembre 2004

Gavia & Stelvio

Nel 2004 di km. ne abbiamo fatti parecchi,ma se abbiamo fatto 30 perchè non fare 31?
La curiosità spingeva verso il Trentino (l'è novaaaaaaa) anche per coniugare le ferie dei genitori con un giretto in moto.
Due fave con un piccione !
Trentino si diceva....e Trentino ri-fù.
Il lato dx della regione è stato già soggetto di svariate nostre visite ma il sx no. Gavia e Stelvio mi solleticavano parecchio parecchio. A detta di molti non avremmo percorso strade da libidine pura per la guida, ma siccome quando indosso i panni del mototurista (con Veronica non si corre!!) anche il panorama acquista un valore enorme. Nel Trentino poi restare delusi è un fatto più unico che raro.
Si parte da Scarperia con la Nonna con il preservativo anti-moscerino sul cupolino, protezione che è durata fino al ritorno a casa. Non stracarichiamo la moto. I giorni di permanenza sono pochini e le scarpe da trekking le abbiamo precedentemente affidate alla cura dei parents.
Pallostrada fino a Mezzocorona. La Nonna va che è una meraviglia. Teniamo una velocità di 130/140 orari, ma sentendo Baffetto molto molto tranquilla provo a salire di velocità gradualmente. Arriviamo a 180 senza che i fianchi siano meta di schianti dolorosi e per questo rimango abbastanza stupefatto. "Veronica ha preso confidenza con la velocità o si è addormentata del tutto?" mi chiedo.
Per rendermene conto facciamo sosta benza, pipì e gelato.


Gli dico dello svarione tachimetroso. Mi pare di parlare con il muro. Non mi caca nemmeno, tanto è tranquilla. I miei fianchi ricominciano a vivere !
Dopo l'uscita dall'autosuicidiostrada iniziamo a salire verso Andalo, meta vacanziera dei parents. Ho davvero goduto nel salire la strada che da Mezzolombardo porta a Fai della Paganella.
La strada offre diversi tornanti con asfalto bellissimo e raggio largo e costante. Libidine pura.
Ma la soddisfazione più grande è stata realizzare un sogno. Quei sogni che ti porti dietro da anni e anni. Arrivare a Andalo in moto era il mio sogno. Non tanto per la difficoltà del percorso, anzi. Era un sogno. Punto. E come tale non si può spiegare. Sappiate solo che ero felice. Moltissimo!
Arriviamo in albergo contento di vedere i miei genitori. Facciamo due chiacchere e via a docciarsi per la cena. Con il gruppo di Brenta a vegliare sulla Nonna soddisfatta.
Si parte di buona mattina. Prima tappa l'incrocio che si trova sulla strada per il Tonale che porta a Pejo. Lì avremmo dovuto incontrarci con un certo Andrea (in arte Nazgul). Per arrivare all'appuntamento percorriamo placidamente la strada che ci porta prima a Ponte Arche, poi a Tione dove inizia la Val Rendena che ci accompagna fino a Pinzolo. Passiamo Madonna di Campiglio, che visto le costruzioni e il cemento fanno sembrare il nome del posto una bestemmia. Usciamo molto felicemente da M.d.C. I raggi del sole iniziano a dire la loro.


Si sta da "Guido" come direbbe Nazgul. Arriviamo tranqui tranqui al bivio. E il modenese?
Ci chiama. E' rimasto inchioppato nel traffico in autostrada e arriverà dopo un'ora almeno !
Maremma ghianda!!! E ora?
Visitina a Pejo, dove eravamo stati qualche anno prima per una 7 giorni di trekking. Per chi ama i posti belli e riservati è un posto consigliatissimo.
La strada finisce a Pejo paese, luogo dove c'è un solo albergo e dove i negozi sono gli empori di una volta dove trovare praticamente di tutto.
Caffeino, pipì e via. Si torna giù nella valle. Al solito bivio si prende a dx per il Tonale. Con Andrea ci saremmo trovati lì.
Salendo il Tonale la temperatura prende uno smacco considerevole. Fa decisamente freddino e dei raggi del sole neppure l'ombra...
Arriviamo sul passo. Pochissimi centauri. A un tratto arriva un tedescone con un V-Max smarmittatissimo, si sofferma e riparte a razzo. Le marmotte in coro lo infamano!
Dopo un paio di brividi di "caldo" e una fugace visita al sacrario arriva Andrea, tutto intutato e piuttosto infreddolito. Ci rifugiamo in un bar dove daremo al nostro compare (presi a compassione) un pile stile sottotuta da sci. Credo che per Andrea sia stato un gesto apprezzatissimo!


Ripartiamo tutti baldanzosi. Dopo pochi km. avremmo trovato il bivio per il Gavia. Infatto lo buchiamo a dovere dritti dritti per Ponte di Legno, dove ci aspetta un po' di benza. Dopo un giro turistico per P.di Legno alla ricerca della strada riusciamo a chiappare il bivio giusto e la prima vera salita della giornata ha inizio.
Per la via troviamo un ciuchino un po' in botta con il muso appoggiato a una staccionata.
A vederlo sembrava che ne avesse per un bel po'!
La strada sembra "normale" per il primo pezzo. Poi all'improvviso cambia. La carreggiata,da doppia diventa a una corsia. Ma non è questa la cosa che da fastidio. Semmai è il fatto che a forza di salire si sente la necessità di avere una minima protezione verso lo strapiombo.
Infatti, a parte qualche paletto anni 40, di una protezione decente proprio non se ne parla. Sembra di fare un salto all'indietro negli anni.
Si avanza guardando il panorama, facendo attenzione a quelli che vengono giù (te li puoi trovare muso a muso dietro una curva) e pensando al giro d'Italia. Mamma mia. Quando nevica deve essere tremendo.
Arriviamo in cima accompagnati da una fitta nebbia o meglio da una nuvola bassa. In vetta il meteo cambia di colpo. Stupendo. Foto, panozzi, dolce, caffe'. Il paradiso!




Ci decidiamo a ripartire, ma mica è stato facile. Scedendo verso Bormio scatto una foto ad Andrea. Deve aver qualcosa in comune con l'ENEL.
Non so perchè ma quando gli faccio una foto viene sempre con qualche lumicino addosso.
Qui per es. ha un riflesso sul casco...


Attraversiamo un paesino. Una scritta su un muro mi incuriosisce. Torniamo indietro. E' bellissima !!! Sembra quasi uno scherzo !!!



Arriviamo a Bormio e prendiamo su per lo Stelvio. La strada non presenta curve libidinose, anzi. Però arrivare sotto alla serie di tornanti che dovremo attaccare è "particolare". Da il senso della fatica,dello sforzo. Non oso immaginare come sarà fare quel pezzo in bici. Sicuramente non incoraggia !!!
Dopo un bel po' di tornanti facciamo sosta. Manca ancora un po' per arrivare in vetta, ma non c'è furia. Posto bellissimo e tempo ancora meglio.
Lascio Andrea e Baffetto a sbrocciolare la canzoni di Mingardi e scatto qualche foto.



Risaliamo in sella e finalmente arriviamo al culmine delle nostre "fatiche" giornaliere. Lo Stelvio! Passo che in se per se non è niente di speciale.
Ma i dintorni sono veramente belli. Panorama superbo. Foto ai centauri, alle moto e a un cuoco vikingo, placido e paonazzo. Ti mette bene nel solo guardarlo. Il tempo inizia (purtroppissimo) a stringere. Abbiamo ancora molta strada da fare. Ripartiamo non prima di aver comprato gli adesivi ricordo (ora appiccicati sul baule) e di aver visto arrivare a tutto gas due moto di tedeschi (??), una delle quali la Ninjona 1200 con la vescica debole. La Kawa infatti perdeva acqua, ma il padrone non sembrava curarsene troppo....mah,contento lui!







Si riparte. I tornanti in discesa solitamente sono proprio tremendi ma questi in particolar modo. Non sono tornanti. Semmai invenzioni creative per stendere la striscia d'asfalto. Ogni tanto girandosi si può vedere la "sistemazione" della strada. Allucinante. Sembra che cada a valle da un momento all'altro! 
Km dopo km rientriamo percorrendo la Val Venosta verso Merano. Mele, mele e ancora mele.
Io ne vado pure ghiotto. M'è venuto un languorino...


Ci salutiamo con Andrea a Merano. La voglia di proseguire con l'autostrada proprio non c'è mentre la voglia di vedere nuovi posti si. Prendiamo per il passo Mendola. Piacevole scoperta. La strada si snocciola veloce con curve costanti e (potendo) invitanti. Si valica il passo quasi senza accorgersene e ci buttiamo a capofitto verso la Val di Non. Rientriamo che è praticamente buio. Stanchi ma soddisfatti. Con la Nonna nuovamente vegliata dal Brenta.
I giorni dopo trekking con genitori, sorella, cognato e amica di famiglia.
Trentino...alla prossima. Sicuri che non ci deluderai !


lunedì 30 agosto 2004

La Prima di Veronica sui mitici passi Appenninici

AGATHA 1° USCITA (VERA)
Ad un certo punto della storia di un pilota, si rende necessario fare un passo importante: salire in moto e uscire dal garage. Ordunque, calcolate la direzione e la velocità del vento, la temperatura esterna, la lunghezza del percorso, il serbatoio, le gomme e quant’altro, l’impavido pilota (Baffo Rosso) e la sua indomabile cavalcatura (Agatha), seguiti dalla nonna e Dagasse, si apprestano a intraprendere uno dei più noti percorsi appenninici: Futa, Raticosa, Giogo, tutto in una volta (non ridete).
Si parte. Ho detto: si parte! Dagasse grida “Dagasseeeeeeee!” e le due belve partono alla riscossa. Prima benzina, (5 euro), poi direzione S. Agata. Il problema primo da affrontare, è la fermata con partenza. Già, fermare Agatha non è semplice, specie per le zampe corte di Baf, che però si impegna parecchio. La partenza è un’altra cosa simpatica. Ecco dunque pilota e mezzo impegnate al primo ostacolo: dare la precedenza all’imbocco dell’indotto: prima mossa, occhiata rapida a sinistra, seconda mossa, dare gas tenendosi a sinistra, terza mossa, scansare il camione che le sta per portare verso altri lidi. Tuffo al cuore di Dag con relativa incazzatura e smacco della nonna che ha perso la scommessa con un’altra moto di vedere a terra Baf e Agatha alla prima precedenza. Subito dopo la rotonda direzione Futa fermata per partaccia di Dag. Partaccia e ripartenza.

  Agatha: io te l’avevo detto
  Baf: allora guida tu
  Agatha: antipatica
  Baf: guarda la strada invece di chiacchierare!

Via verso la Futa. Alla Futa, anche solo per riprendere fiato, caffè. I rampini della Futa non sono uno scherzo, Agatha l’ha fatta tutta a occhi chiusi, in fondo con l’altro proprietario a parte qualche giro al mare nelle diritte non aveva mai fatto.


Basta Futa, ora Raticosa. Bucheaquelloddio per un bel pezzo, sbarellamento di sospensioni, chiappe e ammortizzatori. Poi un po’ di requie, si scansano le vecchine in mezzo alla strada nei paesetti lungo strada e finalmente si arriva in cima. Caffè d’orzo per calmare i nervi. Agatha apre gli occhi, si trova parcheggiata accanto alla nonna. Cerca di stabilire un contatto:

  Agatha: non è andata male, eh?
  Nonna: eh? ma lo sai che ore sono? Me sto a fa du’ palle…
  Agatha: ma noi dobbiamo imparare...
  Nonna: a spese mie? Sto grippando...
  Agatha: ma dammi uno straccio di sostegno morale!
  Nonna: che cilindrata ho io?
  Agatha: 600
  Nonna: e chi mi guida?
  Agatha: Dag...
  Nonna: e quindi?
  Agatha: se solo mi potessi spostare me ne andrei da un’altra parte. Spero ti si stacchi un pezzo di faro.

Mentre Dag e Baf sono dentro a prendere un orzino fuori arriva un Hayabusa. Agatha cerca disperatamente di nascondersi. Quando Baf esce a pulire il casco Agatha chiede solo di essere portata via.
L’Hayabusa, manco la vede.


Basta, si riparte verso Castel del Rio. Colpita dal morbo di Giringiro Baf sbaglia strada. Inversione e direzione Castel del Rio, velocità 30 km/h. siamo in discesa in strada sconosciuta, attraverso paesini con curve strettissime, strizza a bestia e polso destro dolorante. Maremma porcona. Dopo varie vicissitudini si arriva al bivio per Castel del Rio. Baf non ne può più, è cotta, in più Agatha non aiuta, spera solo che non incontrino nessuno di conosciuto e tantomeno l’Hayabusa. Che magari le ha passate alla velocità del suono e manco l’hanno vista...
Meno male che Castel del Rio è vicino, sosta di conforto. Si riparte, anche perché sennò si fa notte...
Dietro le belve si forma una coda di qualche km, ma non importa, visti i colori di Agatha lo possiamo far passare per un tour promozionale.
Arrivo a Firenzuola e partenza diretta direzione Giogo. Mizzeca! Tra la stanchezza e le curve mega, Baf teme di non farcela.


Va bene, la strada è nota, ma vista dalla moto, è tutta un’altra cosa. Marianna zoppa impestata ladra! 22 km di agonia. Finalmente appaiono le curve note vicino a casa, Baf accelera (45 km/h) per arrivare prima. Scarperia in vista! Si scansano un altro po’ di vecchine e si va a casa. Per fortuna il rientro in garage è già collaudato e l’impavido pilota rimette al suo posto la formidabile cavalcatura.

  Agatha: siamo arrivate?
  Baf: beh, sì
  Agatha: posso guardare ora?
  Baf: ma che sei stata ad occhi chiusi?
  Agatha: eh eh ehe ...
  Baf: brutta carogna! Ecco perché non aiutavi!
  Agatha: scusa...
  Baf: non posso manco dire che non ti porto più! Però non ti compro gli specchietti nuovi!
  Agatha: noooo...
  Baf: già!

Dag arriva, calmo, parcheggia, lieto, non si è annoiato tanto, ma la nonna fa uno strano rumore: russa!


martedì 27 luglio 2004

Campo Imperatore

Imperativo!!
Ferie corte.
E con le ferie corte dove potevamo andare a placare la nostra voglia di moto e di vedere un pò di mondo?
La voglia era quella di andare a mettere le gomme (e gli occhi...e perchè no...anche la bocca!!) in Abruzzo e più precisamente a Campo Imperatore.
Io e Veronica (con origini in parte abruzzesi) c'eravamo già resi conto che questa regione meritava di essere vista con gli occhi del mototurista, per via delle strade e dei paesaggi che difficilmente si trovano altrove, essendo stati qualche anno fa nel Parco Nazionale d'Abruzzo, anche se in macchina e per fare trekking.
E anche per via della cucina, che un mototurista proprio non disdegna......mai ;-)))
Ferie corte dicevo. Infatti abbiamo speso 4 giorni per andare, stare e rientrare. Praticamente sempre senza mai mettere le ruote sulla sminchiastrada (eccezion fatta per la Fi-Siena e un tratto di E45).
E quindi curve, curve e ricurve raccordate con nostro immenso gaudio.

1°giorno
Si parte e la stanchezza si fa subito sentire, reduce dalla galoppata fatta il giorno precedente per un giro sulla Cisa, tanto che lì per lì dicevo tra me e me " Ma chi BIP ci arriva a S.Pio delle Camere??? Schianto prima!!!".
Infatti a Siena prima sosta ristoratrice con riassorbimento del dolor di natiche...
Si riparte e piano piano la mia condizione migliora. La voglia di fare 'sto viaggio mi fa dimenticare la stanchezza.
E poi c'è Veronica e tutto è a posto!!
Ri-sosta in quel di Acquapendente. E anche lì le chiappe hanno ringraziato !!!


Si riparte, direzione Orvieto, che si mostra di colpo hai nostri occhi bramosi di suggestioni, subito dopo una curva. Belle sensazioni, foto di rito e...pipì!

Orvieto...lattiginoso

Paesello on the road

La strada è ancora lunga e perciò gassssssss. Lasciata Orvieto ci buttiamo per Todi, poi Terni, Rieti, l'Acquila e infine S.Pio delle Camere, ai piedi del Gran Sasso. La strada si è rivelata bella, curvosa ma senza essere troppo stancante, con scorci e paesini da visitare (non questa volta però...). E curva dopo curva arriviamo a destinazione, stanchi ma felicissimi. S.Pio delle Camere é subito sotto le montagne che portano al Gran Sasso e a Campo Imperatore, il paesaggio è particolare, vegetazione bassa, montagne stondate, più simili a colline, sassi bianchi a vista, paesini minuscoli, diversi da come ce li saremmo immaginati.
Preso possesso della camera, ci docciamo a modino. Quando scendiamo a cena scopriamo che siamo gli unici inquilini e che la signora cucina solo per noi. Ci fa trovare pasta fatta in casa al radicchio rosso del suo orto, formaggio pastellato e fritto, pomodoro del suo orto. Sarà la vacanza, sarà la fame, ma è tutto buonissimo, potrà sembrare retorico, ma sono sapori dimenticati, il pomodoro è caldo, è stato al sole fino all’ultimo momento, la pasta è fatta, tirata e tagliata a mano con le uova freschissime, il formaggio lo fanno loro. Apprezziamo molto, diamo senz’altro soddisfazione alla signora (a proposito....si chiama Anna), che ci da del tu, si fa dare del tu, ama Firenze e la sua cucina, (ha fatto il corso a Firenze con il Jolly caffè e ha anche il diploma) e ha un marito che tifa viola. Questo agriturismo sembra un segno del destino. La colazione la fissiamo alle 8.30. Ogni biker che si rispetti protesterebbe, è certo tardi! Il consiglio ce lo da Anna. Andate su? Fa freddo, prima delle 9.30 non vi conviene partire
Insomma un posto davvero......a posto. (Agriturismo La Valle)

2° giorno
E arriva la tanto attesa mattina. La voglia era a mille. Colazione (bonaaaaaa) e via.
Faccio una premessa. Nei mesi prima di fare questo viaggio mi sforzavo di immaginarmi i luoghi che avremmo visto, ma mai e poi mai avrei immaginato quello che poi si è parato davanti a nostri occhi.
Partiti dall'agriturismo si inizia subito a salire e già al primo scollinamento il paesaggio cambia e noi con lui !


Davanti a noi si mostra una natura e insieme i segni di una civiltà che sembrano appartenere al passato. Non c’è una norma urbanistica che segua un criterio, le case sonno ammassate le une alle altre. Sono bianche, basse, come nelle Puglie, di fronte alle case ci sono persone sulle sedie sedute a chiacchierare. Sembriamo due ufo, tutti bardati, ma gli abruzzesi sono abituati ai motociclisti, o almeno se sono perplessi non lo danno a vedere. Varcando quelle montagne per niente invalicabili sembra di entrare in un'altra dimensione. Paesini e "brullità" danno un tono speciale all'aria. E' difficile da spiegare. Il paesaggio "sembra" lunare, ma il verde ci circonda prepotente e perciò ci destabilizza. Continuiamo per la nostra strada avvicinandosi a Calàscio, suggestiva rocca che ti controlla dal'alto,imponente. Siamo sconvolti. Effetto dell'Abruzzo? Della cucina? Scatto foto a ripetizione pensando tra me "Ma cosa scatti a fare? La cosa migliore è tornarci".


Si riparte. La salita diventa più sostenuta, ma senza esagerare, l'aria è sempre più fresca e anche l'ambiente cambia ancora.


E tutto a un tratto..... Il Paradiso!!
Una distesa enorme di verde, come mai avrei pensato. Un mare vegetale in cui ti senti a mala pena un'alghetta insignificante!!
Affrontiamo l'ingresso nella sconfinata prateria come se fossimo davvero a cavallo. Mentre guidavo fantasticavo. Mi vedevo accampamenti indiani da ogni parte.....e per giunta senza aver bevuto!!! Per accrescere l'aria Western arriviamo a una strana costruzione nel mezzo del "niente". Anche lì sarebbe bastato vedere un cavallo legato in tipico stile cowboy per sentirsi davvero in un mondo parallelo.
La cosa caratteristica di quel posto è che si può comprare carne e cuocerla self service su dei fornelli accesi disposti intorno al "saloon".
Ma stavolta no. Dieta!!


Si risale in sella alla nostra cavalla di razza tentando di calmare lo stomaco riempiendoci gli occhi.
E qui ce n'è da riempirsene.
Scattiamo altre foto, per immortalare le innumerevoli mandrie di ogni tipo di animale (capre, cavalli, mucche..) che se ne stanno placide a mangiare a zonzo per le enormi distese d'erba (sai che canne??).




Piano piano ci dirigiamo verso Campo Imperatore, la parte più alta del tragitto. Arriviamo alla meta. Stiamo benissimo. E' tutto perfetto.



Stiamo ad ammirare lo scenario quando arriva al culmine della salita una coppia "particolare" di ciclisti che avevamo trovato durante la salita. Tanto di cappello e ammirazione, sia per la fatica ma più che altro per lo spirito di "famiglia". Bravi davvero!



Ci tratteniamo ancora un po' girellando a dx e a manca, curiosando tra foto e reperti della vecchia teleferica (visionabili all'interno della struttura che la ospitava) e godendoci la vista. A Campo Imperatore è presente anche un osservatorio astronomico. Quale posto migliore?
Ripartiamo, tornando sui nostri passi per prendere a sx un bivio in direzione Farindola/Penne. La strada è molto panoramica, ma anche mooooooolto disastrata. Buche a iosa e brecciolino a badilate. Sinceramente è stata una divagazione che ci potevamo anche risparmiare, perchè dopo le bellezze viste lassù non è che i nostri occhi abbiano incontrato di meglio. O meglio..... Per tornare verso l'agriturismo siamo voluti tornare su quelle magnifiche praterie e anche stavolta, apparendoti all'improvviso siamo rimasti di......Sasso !
Per godermi lo scenario ho pure spento la moto, scendendo lentamente la strada che ci avrebbe riportato sul piano erboso . Avrei voluto che fosse stata molto più lunga. A rendere tutto ancora più irreale c'erano anche gli accampamenti militari in assetto di esercitazione. Un flash!




Rocca Calàscio

Si rientra, un po' perplessi ed eccitati, non ci saremmo mai aspettati di vedere cose così diverse nello stesso giorno. Torniamo e Anna ci aspetta con pasta fresca alle verdure, ciccia e funghi. Che dire, abbiamo i lacrimoni, Baffino non sente quei sapori da quando era piccola...
Andiamo a letto presto, 1) siamo davvero cotti, 2) nei dintorni c'è un meraviglioso silenzio, il che vuol dire che non c'è niente da fare la sera... 'Notte!

3° giorno
Sirente-Velino. Si parte tardino, come il giorno prima, non fa freddo come a Campo Imperatore, ma della roba invernale non avanza niente. Non sappiamo in realtà cosa ci aspetta, la partenza non è particolarmente eccitante, ma quando arriviamo sotto i monti del Sirente, lo spettacolo c'è eccome !!! Anche qui mucche,cavalli,bestie di ogni tipo,che prese come riferimento fanno capire la vastità degli spazi.


E' difficile abbandonare quei posti. Si riparte ,raggiungiamo e superiamo Ovindoli, centro turistico discretamente frequentato.
Ma non sono i paesi ciò che vogliamo vedere. Vogliamo panorami e strade mozzafiato. E certi di trovarne insistiamo in sella alla Nonna.
Arriviamo a Celano e vuoi per la posizione geografica che la vede sovrastare la Piana del Fucino, vuoi per la voglia di gelato..... parcheggiamo e "slurpiamo" proprio sotto al castello della cittadina, che visitiamo stancamente (il passo era pesante xchè da quando abbiamo la moto non facciamo più moto!!). Bello, bello, ma la natura? E via si riparte, trovando quello che volevamo facendo la Forca Caruso. Il paesaggio diventa prepotentemente brullo e le colline sembrano (sono) enormi. Prima del passo curvoni dolci e veloci,mentre dopo curve più strette e panorama sulla vallata. Divino!
Piano piano torniamo sui nostri passi con un dubbio che km. dopo km. ci attanaglia sempre più:"Ma 'ndo cacchio è un benzinaio?". Oh....non c'era verso d'incontrarlo. Pfui.....trovato !!!!! Si rientra all'agriturismo. Ma è ancora presto. Domani torniamo a casa, ma non senza una bustina di zafferano (prodotto tipico di lì). Il bello è che anche la spezia in questione pare essere importata da una multinazionale del petrolio. Non si trova ! Giriamo un bel po' pima di rintracciarla in un markettino della zona, guarda caso proprio alle pendici del Gran Sasso, dove ci reinoltriamo dopo l'acquisto zafferanato. Che dire? Boh.....altro panorama da restare a bocca aperta. Vicino a Calascio pare ci sia passata una palla da bowling...


Chiusa la bocca rientriamo. Si magna. Siamo felici!

4° giorno
Le "lunghe" ferie volgono al termine. Dopo aver comperato due pezzi di formaggio "bono", caricato la Nonna e salutato Anna si parte.
Per rientrare a casa abbiamo usato la stessa filosofia dell'andata. Più strada normale possibile con in previsione un tratto di E45 per arrivare a Pieve S.Stefano. Abbiamo ri-toccato il Gran Sasso (e chi se lo scorda più..) e su, passando da Campotosto, dove ci siamo fermati per comprare la famosa (buonissima!) salamella del luogo. Da questi particolari credo si capisca che per noi l'alimentazione è l'ultimo dei nostri pensieri...
Dopo Campostosto direzione Monti Sibillini da raggiungere tramite Forca Canapine. E qui la seconda meraviglia.
Come già detto, la voglia era quella di fare più curve possibili e di vedere più luoghi possibili, transitabili sulla via del ritorno.
I Sibillini sono stati una spettacolare imprevista scoperta. La strada che arriva alla F.Canapine dal versante adriatico è tutto meno che perfetta.
In sé per sé sarebbe pure una bella strada, ma il fondo è massacrato, il che mi convince a procedere a velocità lumachesca.
Poco prima di arrivare in vetta, notiamo un discreto panorama sulla destra, che però scompare subito coperto dalla vegetazione.
Arrivando alla Forca il panorama che si può godere è bello, ma.....come si fa a vedere quello che avevamo visto salendo su? Dalla Forca parte a dx uno stradello asfaltato che sale appena. "Andiamo. Magari si vede qualcosa" mi dico.
Alla faccia del "qualcosa". Arrivando su un piazzale, si apre davanti a noi uno spettacolo bellissimo. La catena dei Sibillini che raccoglie alla base il "Piano Grande", enorme piano erboso attraversato da una strada che pare un filino sopra un letto matrimoniale.



Io e Veronica siamo estasiati. Facciamo un po' di foto e ripartiamo (a malincuore!!). Scendiamo verso il Piano Grande.
Cacchio è veramente grande. Sparsi ovunque ci sono i ruzzoloni di fieno. Sembrano palline sulla sabbia. La proporzione aiuta a rendere l'idea della vastità del luogo. Ci sono dei colori da sballo. Incontriamo anche un tratto colorato dalla lavanda. Indimenticabile.




Ripartiamo. La strada è ancora parecchio lunga. E' dura lasciarsi alle spalle luoghi così, ma purtroppo....
Continuiamo verso il Colfiorito, raggiungendo la strada che da Macerata porta a Foligno.
Dico subito che non è niente di particolare. Il pezzo più bello "motociclisticamente" parlando è subito dopo il passo scendendo verso Foligno. Asfalto perfetto e curvoni esagerati. Peccato solo per la lunghezza del tratto, ganzissimo ma cortissimo. E poi E45 (troppa!). Sosta benza e gelato (si rimangiaaaaa) e arrivo (alèèèè) a Pieve S.Stefano. Da lì su per il passo dello Spino, Badia Prataglia, Bibbiena, Poppi, passo della Consuma, Pontassieve, Borgo S.Lorenzo, casa!
4 giorni stupendi. Che rifaremmo subito. 4 giorni in cui siamo rimasti di stucco svariate volte. Un giro che straconsiglio a tutti coloro che vogliono vivere la moto come mezzo di scoperta......entusiasmante, con il motore che gira sornione. Questa volta è la testa che gira forte!


giovedì 1 luglio 2004

1° Massacropass

Mi è venuta di colpo l’idea di fare un bel giro lungo e impegnativo sugli Appenini.
E di colpo mi son messo a scannerizzare una cartina, evidenziare il percorso e inviare il tutto a Giringiro per sapere cosa ne pensava. E cosa ne avrà pensato?? Gaudioooooooo!!
E’ nato così il Massacro Pass. Metto il post sul forum del Fazeritalia e piano piano le adesioni crescono. Ci ritroviamo tutti a Sasso Marconi, dove ha inizio il giro.
Oltre 20 moto e non solo di toscani. Mica male come giro al buio per molti dei partecipanti!
3 di loro sono stati nostri graditissimi ospiti. Lancelot, Skyroby dal Lazio e Flypositive dall’Abruzzo. Ma da lontano venivano pure Faber e moglie (Lazio), Ciccioriccio (Piemonte), Zallartea (S.Marino) e altra gentaccia.

Mauro "Lancelot" a colazione

Sul Forum il giro prende nome di 1° sgommata appenninica e non Massacro Pass come pensato in origine. Il cambio è stato dovuto alla scaramanzia. Massacro mi pareva davvero “forte” e da ravanata di testicoli. E un piccolo massacro c’è stato. 3 cadute.
La più lieve è stata quella di Mauro60, arrivato lungo a una curva che dopo frenatona con strisciata nera si appoggia sul balzo erboso a bordo strada. Cupolino strisciato e poco più.
La media è stata quella di Morelsan, che ha perso il controllo della sua ina trovando il bastardo brecciolino e rovinando sull’asfalto ha riportato la piegatura della pedana sx , la rottura del puntale e la rottura della freccia sx.
La peggiore è stata quella di Pier, che anche lui per colpa del brecciolino (e forse per troppa sicurezza…) è rovinato al suolo finendo fuori dalla carreggiata in un tratto sterrato pieno di sassi. La moto ha riportato la piegatura della pedana,leva cambio sx , strusciature un po’ in ogni dove e la foratura di un tubo di raffreddamento, riparato alla meno peggio con nastro americano. Il pilota, tutto impolverato si è salvato grazie alla tuta di pelle.
Solo un foro su un braccio (della tuta), probabilmente causato da un sasso aguzzo.
Insomma 3 cadute che nell’insieme sono risultate poco gravose, specialmente perché i piloti si son rimessi subito in piedi ( e anche in sella!!), pur costringendo Pier a rientrare a casa. La moto non era proprio al meglio…..
Il giro è stato bello, ma per me non è una novità. La strada è praticamente una curva dopo l’altra e tratti rettilinei ce ne sono veramente pochi…
Ognuno dei partecipanti l’ha interpretato a modo suo. Chi tirando, chi dondolandosi felicemente. Credo che ognuno di loro si sia divertito e anche parecchio.

Sosta rapida alla Raticosa


La prima vera sosta la facciamo al Muraglione. Fa freschetto, magnamo e festeggiamo l’anniversario dei Fabers (spettacoloso primo ritrovo con i fazeristi,BRAVI!!!!) e il compleanno di Marcogerman per gli amici Uomoragno. Manciata di foto e via.

Muraglione






Si riparte (come a ogni fermata) all’urlo di un bischero che farnetica snocciolando minuti, secondi e decimi di secondo. Ma che avrà voluto dire?????
Si scende verso Dicomano e poi si risale subito per il Croce ai Mori per arrivare a Stia.
Per l’ennesima volta mi ritrovo praticamente ultimo. D’altra parte in questo giro le staffette non erano molte. Io e Giringiro. E tra bivi e autovelox…
Fa niente. Il gruppo conta di più e infatti spero per tutti ( a parte i danneggiati ?) che sia stato divertimento puro. Salendo verso il passo, in un tornante, vedo una pietra. Cerco di dargli un colpo con lo stivale per buttarla fuori dalla carreggiata ma la cicco tremendamente. Mi fermo, cavalletto laterale e sto per scendere quando un tizio su R6 riesce a calciare via la pietra. Tutto ok. Ringrazio e riparto. Ogni volta che trovo qualcosa che può far diventare una giornata felice in una giornata di merda qualunque motociclista, mi sento in dovere di far qualcosa. Anche questa è andata!
Siamo a Stia, ma non c’è tempo per riprendersi. La strada sale subito per la Calla.
Ci sono i primi segni di disperazione. Vania, zavorrina di Marcogerman, non ce la fa più.
Dice:” Basta! Io vi aspetto qui. Tanto dovrete ripassare da qui,no?”
E noi in coro:” Noooooooooooooooooooo!!!!!!!!!” Poverina, se avesse saputo…

Stia, bivio per la Calla

Arrivati al passo della Calla il tempo poco promettente ci invita a rientrare, mentre invece il programma prevedeva la discesa verso S.Sofia, passo del Carnaio, Bagno di Romagna, passo dei Mandrioli, Bibbiena e passo d.Consuma
Va beh....visto che ci siamo...gozzovilliamo!








Scendiamo cmq contenti (per lo meno spero…) verso Stia, per poi riallacciarsi alla strada della Consuma. Arriviamo al passo, parcheggiamo e finalmente chiacchieriamo un po’ della giornata, passata quasi esclusivamente in sella.




Sono dei bei momenti. Si possono vedere le facce felici di tutti per una giornata passata su strade che non annoiano di certo e in mezzo a una compagnia bellissima.
Poi tutti a casa, non prima della cena a casa nostra. Bello. Dall'asfalto alla tavola...al sonno profondo!




Si potrebbe quasi ripetere l’esperienza…..
Ci penso un po’ (ma proprio poco) !!