Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

sabato 22 aprile 2017

Tour della Sopportazione ed.2017 - Un pizzico di Veneto, Trentino e Friuli

E anche per quest’anno ci troviamo on the road, in un appuntamento ormai imprescindibile durante il quale festeggiare gli anniversari di matrimonio dei nostri amici Alessandro e Camilla e di convivenza mia e di Veronica, e i tanti istanti di “sopportazione” goduti nella vita di coppia.
Solita immersione on line per cercare un po’ di spunti per poi buttar giù un itinerario interessante, curvosamente, paesaggisticamente e culturalmente parlando, senza dover per forza sbolognarsi millemila km, molti dei quali per noiosi trasferimenti.
Radunate le idee, scegliamo Tarzo come campo base, paese nei paraggi di Vittorio Veneto, da dove poter ripartire per fare escursioni varie che ci porteranno a mettere le ruote, appunto, nelle tre regioni.
Sabato 22 si parte verso le 7, direzione nord-est. Poco traffico per strada, specialmente sul tratto della A31 che lasciamo a Vicenza Nord. Da lì in breve raggiungiamo la prima meta del nostro viaggetto, Marostica.

L’ultima volta che visitai la cittadina era l’ormai lontano 1989, anno di militare in quel di Istrana. Di certo l’approccio odierno è assai diverso da allora e gli occhi più stagionati catturano cose che allora manco vedevano.
Parcheggiamo a due passi da piazza Castello o degli Scacchi, come è più comunemente chiamata e come riporta anche la segnaletica turistica, la bella piazza dove a settembre degli anni pari si gioca una partita a scacchi di personaggi viventi. La leggenda narra che la partita originale fu voluta oltre cinque secoli fa dal castellano per dare in sposa al vincitore sua figlia maggiore ed evitare così il duello (con ovvia fine cruenta) tra i due contendenti. Dal 1923 si è dato il via a questa particolarissima rievocazione storica.
Mi pare lo spunto ideale dal quale partire con le visite in questo nuovo T.d.S. con tutto l'amore e il romanticismo che si porta appresso!


 Marostica - Il Castello Basso


Piazza degli Scacchi

Facciamo due passi per rapire un po’ di scorci e ingurgitare un “fermino” per lo stomaco, un pezzetto di pizza piccolo come volume, ma dalla pesantezza inaspettata.
Riusciamo pure a perderci in due metri quadrati, segno di un rincoglionimento galoppante i cui segni marcheranno ulteriormente le nostre giornate vacanziere.


Porta Breganze

Che bel trittico!


La cittadina presenta ancora le mura perimetrali, molte ben conservate e che costeggiamo risalendo verso il Castello Alto, dal quale si domina....la foschia. La giornata è bella ma marcatamente umida.


Castello Alto



Gozzovillanti al sole

Di nuovo in sella e di nuovo fermi di lì a breve. Stavolta tocca a Bassano del Grappa averci tra le mura. Anche qui parcheggiamo a pochi passi dallo storico Ponte degli Alpini. Non ci possiamo proprio lamentare!
Consumiamo il pranzo a sacco proprio con il ponte in bella vista e al pezzo di pizza, ancora in lotta con i succhi gastrici nello stomaco, associamo schiacciata ripiena. Auguri!


Nel tentativo di digerire facciamo due passi e compriamo un grappino da viaggio nell'antica grapperia Nardini del 1779, posta all'imbocco est del ponte, che (da un lato purtroppo, dall’altro meno male) è ingabbiato da strutture necessarie ad una ristrutturazione. Stavolta la memoria mi corre in aiuto e mi fa ricordare di una foto che mi ritrae mentre attraverso la splendida struttura, sempre durante il periodo militare. Be’ mi’ tempi...

Pesca a mosca sotto al Ponte degli Alpini

Ripartiamo, risalendo il Monte Grappa. Purtroppo la foschia la fa ancora da padrona e la vista non ne esce molto soddisfatta. Ci accontentiamo del cielo terso in altitudine e della possibilità di visitare la Galleria Vittorio Emanuele III per comprendere meglio cosa voleva dire vivere sottoterra per combattare il nemico, una visita messa in ponte ormai da troppo tempo.
Ovviamente, per fortuna, non l’abbiamo minimamente compreso, anche se l’effetto stando là sotto è grande. Poveracci!




Batteria da 75 mm

Bubusetteteee


Completiamo la visita risalendo verso il sacrario, dove riposano i resti di quasi ventitremila soldati, gli italiani che guardano verso sud, gli austriaci verso nord.
Se potessi mischiare le carte in tavola con il semplice schiocco delle dita creerei un sacrario alla rovescia, una specie di anfiteatro dove i loculi siano l’uno davanti agli altri, come se i morti potessero guardarsi e tendersi la mano. Così come sono disposti è come se salutassero fieri la propria Patria, ma con l’insieme che non da un segno di unione, anzi, semmai di perenne divisione, spalle contro spalle, diffidenza contro diffidenza. Fantasie le mie, magari senza senso, create da un cervello troppo sognatore.







  

Rifocilliamo le fatiche della scarpinata cercando di raffreddare i piedi...


...e, ovviamente, facendo merenda...


Dopo aver rischiato di perdere un paio di occhiali perfettamente calzati sul naso (segno n.2 di riconglionimento), ricaliamo a valle tramite le numerose curve che ci dividono da Semonzo, accarezzati da un bel freschetto, dove becchiamo anche un camoscio solitario.


Una volta arrivati in fondo valle prendiamo a sinistra e raggiungiamo Valdobbiadene, che in realtà avremmo voluto toccare arrivando da altra strada. Chiedendo indicazioni al rifugio del Grappa mi sa che non ci siamo capiti. Amen.
Dalla capitale del prosecco indirizziamo i cupolini delle moto verso Vittorio Veneto, e di colpo di troviamo immersi completamente tra i filari sistemati in ogni dove.


Arriviamo alla meta, soddisfatti per quanto visto. Domani svalichiamo in Trentino. Buonanotte e....buono il grappino!!


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Un bel sole ci da il buondì e la giornata promette molto bene. In programma, come al solito, un po' di spunti misti buttati in padella. 



Si inizia con un mix tra curve e storia, percorrendo le curve e i tornanti in galleria del passo San Boldo, strada chiamata anche "dei cento giorni" tanti ne sono bastati agli austriaci per rendere carrozzabile l'intero tratto, percorso fino ad allora a piedi o a dorso di mulo nella parte più impervia. Chissà quante schiene di prigionieri si sono frantumate in quei cento giorni...





Curva dopo curva raggiungiamo Trichiana, dove l'improvvisa individuazione di un supermarket ci fa perdere di nuovo nel raggio di 20 metri. E anche il segno n.3 di rincoglionimento è servito!
Facciamo il pieno di vivande per la giornata e ripartiamo verso nord, direzione valle del Mis.
Costeggiamo il lago omonimo fino ad arrivare alla nostra prossima meta, le cascate della Soffia.
Col senno di poi son contento di aver trovato questo spunto sbirciando on line, perchè al bivio che ci fa lasciare la strada principale non c'è nessun cartello che ne testimoni l'esistenza.
Prima della visita del piccolo orrido ci sta bene una sosta rifocillante al bar, della Soffia pure questo.
Come fermino una fetta di torta di mele...di mele...di mela, anzi, una sola fetta di mela.
E' meglio dire che abbiamo preso una fetta di mela in torta!


Con qualche minuto di cammino siamo sulla cascata, che certamente sarà più corposa nei momenti più piovosi, ma che in momenti di "magra" come questo offre la possibilità di essere vista anche da un ardimentoso accesso basso, molto suggestivo, cosa impossibile con il livello del lago più alto.

Lago del Mis
Il trampolino di affaccio sulla cascata

Lo sbocco del torrente nel lago del Mis

I passaggi scavati nella roccia per accedere alla parte bassa della cascata 






Ripartiamo soddisfatti, visita breve ma molto soddisfacente. Consiglio un passaggio che di certo rimarrà impresso.
Rientriamo sulla strada principale e in breve ci troviamo a percorrere il tratto più stretto della valle del Mis, una gola suggestiva e selvaggia. 
La strada torna ad ampiezze più normali, e tocchiamo Agordo prima, Cencenighe e Falcade poi prima di salire verso la salatissima strada del passo Valles


Falcade



Fa freddo e il vento non aiuta a individuare un posto termicamente idoneo a mangiare il nostro pasto frugale. Sfruttiamo la sosta sul passo per godere del panorama e della splendida luce, pulitissima e totalmente priva di foschia come invece il giorno prima.





Ricaliamo a valle, direzione Predazzo e poco prima del bivio per risalire al passo Rolle troviamo un punto che fa per noi, il piazzale di parcheggio della malga Venegia, dove tavolo e panche di legno sembrano lì per noi, sottovento e baciati dal sole. Praticamente perfetto!



La giornata scorre che è una meraviglia. Clima perfetto anche se freddino, posti stupendi, compagnia al top e, cosa che ci ha lasciato un po' sorpresi, traffico zero. Godersi quelle strade e quegli scorci quasi in solitaria non ha prezzo!
Risaliamo il passo Rolle e anche in questo caso, appena la strada si libera dalla vegetazione, è una gran goduria e l'occhio si riempie.




Un caffettino, qualche acquisto, relax e si riparte. Da un passo all'altro, il Croce d'Aune, sede di gare in salita. Raggiungiamo così un altro punto tappa della giornata, la Birreria Pedavena. Se non si barcolla per le tante curve lo si può fare bevendo!


La degustazione può ritenersi soddisfacente, specialmente per Camilla, che si porta via una scatola da 12!!
D'altra parte l'ampio stivaggio della Goldwing dovrà pur essere sfruttato, no?
La giornata si chiude con altre curve, facendo l'ennesimo passo di giornata, il Praderadego, che sul lato che guarda a sud è letteralmente incastonato nella roccia a strapiombo sulla vallata. Durante la discesa rischiamo anche di scambiarci un segno di pace con un ungulato. Per oggi basta così. Rientriamo e ci scofaniamo una gustosa pasta al tonno, grappino e a letto.

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Stavolta tocca al Friuli averci sul proprio bitume, La giornata si presenta un po' plumbea ma, come la mitica battuta narra,...potrebbe andare peggio...potrebbe piovere!
E allora via, su strade "quasi" mai percorse e "emergenze" mai visitate prima. Anche oggi c'è di che vedere.


La prima meta vale davvero la sosta, le Grotte del Caglieron. Avevo trovato un po' d'informazioni on line, ma vederle dal vivo lascia il segno e si resta a bocca aperta. Le cavità sono in parte naturali in parte create dal lavoro dell'uomo per estrarre la pietra, attività iniziata già nel 1500.
Fa effetto pensare a quanto lavoro sia stato necessario per ottenere gli enormi ambienti artificiali. I segni delle picconate sono evidentissimi e sembrano fatti di recente. Le volte così ricavate sono sostenute con colonne che si possono apostrofare come "ricavate dal pieno". In certi punti, camminando su passerelle di legno, ci si sente un po' Indiana Jones. Spettacolare. Visita consigliatissima!













Ma quante cose ci saranno di cui godere in Italia? Infinite....
Ripartendo da questa entusiasmante ma sacrosanta banalità riordiniamo le idee sfruttando il navigatore cartaceo...


....e via, verso il Pian del Cansiglio, altopiano accerchiato da uno splendido polmone verde.
Svalichiamo il passo Crosetta e percorriamo l'altipiano immersi nel solo rumore del motore delle nostre cavalcature. Non c'è praticamente nessuno. Meteo grigio ma sensazione stupenda. Si respira!

Pian del Cansiglio

Torniamo per un po' sui nostri passi e ricaliamo a valle in direzione Sacile. Peccato per la tanta foschia, lo sguardo avrebbe abbracciato tanto della piana. Una volta in fondo valle seguiamo per Aviano, poi su per il Piancavallo. La strada è larga e agevolissima, bei curvoni da farsi allegramente, se non fosse che la stanno riasfaltando quasi tutta per l'imminente passaggio del Giro d'Italia. Brecciolino a go go per cui basse velocità che si sposano perfettamente con qualcos'altro di basso lassù, la temperatura!


Cerchiamo di riconquistare il fondo valle sperando così di riacquistare qualche grado corporeo. A Barcis riusciremo, anche se non completamente, nell'intento. Beh, almeno batteremo i denti per masticare invece che tremando.

Barcis e l'omonimo lago

Un modo particolare di conquistare la cittadina


Meno male che ci pensa il bosco a regalarci colore

Dopo aver accontentato la panza e preso l'ennesimo caffettino risaliamo la Forcella di Pala Barzana, un modo come un altro per digerire facendo un po' di moto.
Anche in questo caso rientriamo sui nostri passi, e costeggiando il bel corso del torrente Cellina, prendiamo a destra al bivio che in breve ci porta a Claut, luogo dove eravamo già passati in precedenza, più che altro per la prelibatezze della Macelleria Giordani. Le loro pitine sono una vera favola per il palato!!!


Il locale di per se vale una visita, una specie di museo dai sapori forti. Lo troviamo aperto solo perchè stanno pulendo, e di pitine nemmeno l'ombra. Da prelibatezza affumicata...hanno fatto il fumo nei giorni precedenti. Peccato. Già che ci siamo facciamo un'altra sosta caffè appena più avanti in paese. Nel bar fa bella mostra di se un cartello che invita ad un aperitivo dove i normali stuzzichini sono rimpiazzati da un più sostanzioso piatto di grigliata mista. Alla faccia del bicarbonato!
Ritorniamo al bivio preso prima e viriamo a destra, direzione Longarone via passo di S.Osvaldo.
Dal passo il monte Toc ci schiaffeggia con la sua ferita sempre aperta. La zona di frana sembra fresca di qualche giorno e, forse, questo è un bene. E' giusto che tragedie come quelle del Vajont non vadano dimenticate e che la memoria, se può servire a qualcosa, resti viva. Mentre scorrono le curve che ci separano dalla diga, mi resta impossibile staccare lo sguardo da quella ferita tanto evidente.
Nel Vajont c'è il meglio e il peggio che l'uomo riesce a fare, uno stupido stupido stupido uomo!
Ricaliamo a valle facendo una breve deviazione in Alpago, per poi riprendere la SS51 della Sella Fadalto, goduriosamente sgombra anche dal pur minimo traffico veicolare, con conseguente nostra somma soddisfazione nell'intento di pennellarne le curve.
Abbiamo ancora un po' di tempo da dedicarci e lo spendiamo per dare una sbirciata a Serravalle, quartiere settentrionale di Vittorio Veneto molto caratteristico.


Beato tra i formaggi

Piazza Flaminio


Duemendi



A questo punto non ci resta che rientrare alla base e festeggiare i rispettivi anniversari con un regale piatto di salsicce e fagioli, debitamente annaffiato da un prosecco docg. Salute!


A proposito...non potevamo concludere la giornata con la mancanza di un sintomo di rincoglionimento. Pure per oggi abbiamo perso gli occhiali perfettamente calzati sul naso. E anche il quarto sintomo è servito!

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Festa delle Liberazione, si rientra. Pioviggina, tempo uggioso, come i rientri.
Ricarichiamo le moto e sfruttando la poca convinzione dell'acqua a cader sul pianeta facciamo un paio di visite nei paraggi.
La prima, vicino a Refrontolo, è il caratteristico Molinetto della Croda, davvero molto suggestivo, visitato ormai diversi anni fa durante un giro con compagnia più "garosa". Oggi di furia non ne abbiamo neanche un po'.



Micio della Croda

Fa bella mostra di se l'avviso di lasciare immediatamente l'area in caso di brutto tempo. La paura fa 90 dopo che nel 2014, per un'onda di piena improvvisa, qui persero la vita quattro persone.
Ripartiamo e di lì a poco siamo ancora fermi, stavolta per puro caso. Sbagliando strada ad un bivio ci ritroviamo alla base del Castello di Conegliano, dove facciamo sosta caffè e per due chiacchere prima di buttarci nella "simpaticissima" autostrada.



Per alleviare il fastidio autostradale e sbirciare luoghi non proprio dietro l'angolo una volta tornati a casa, decidiamo di fare una sosta a Ferrara, dove facciamo due passi nel centro città, ammirando sornionamente gli edifici più importanti, rifollandoci con bibite e gelato, riscoprendo cosa vuol dire "sentire caldo" e, ovviamente, perdendosi di vista nel raggio di 3 metri. I segni di rincoglionimento tendono all'infinito. La situazione inizia a farsi grave!




Poi autostrada e nulla più, eccezion fatta per una gomma della Goldwing che ci fa un po' tribolare e che una volta a casa andrà al macero.
Anche questo Tour della Sopportazione se ne va in cascina, con un bel caleidoscopio di ricordi e bei momenti. Grazie ad Alessandro, Camilla e Veronica. Senza di loro non ci sarebbero questi semplici e goduriosi giri fatti in punta di gas. E ora via...che il nuovo anno di sopportazione abbia inizio!