Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

sabato 10 agosto 2013

Passo del Penice. Un chiodo fisso!

Mi sveglio e sento che è la giornata giusta. Ogni dubbio e titubanza sulla cazzata che sto per fare sparisce appena alzo con fare deciso la tavoletta della tazza.
In posa statuaria e sfrontata mi vedo già cavalcare l'infinito.
Va beh...a parte questi atteggiamenti che richiamano l'Istituto Luce del tempo che fu, mi sbrigo per essere in moto di fresco. Ore 7 innesto la prima.
Nei giorni precedenti il chiodo si è insinuato (e bene direi), e l'istinto, che da una parte forzava all'impresa, dall'altra mi dava di scemo.
E' questo il bello di aver passato i 40 anni. Fanculo la logica e i calcoli!
Autostrada fino a Pontremoli, ore 9:05 su per il passo del Brattello, dove faccio la prima vera sosta di giornata per prendermi un caffè e riposar le chiappe, che avranno moooooolto da sopportare oggi.
Al bar c'è del sano chiacchericcio, accompagnato da gottini di vino bianco. Si respira una bella aria rilassata. Alla combriccola si aggiunge un ragazzo e il suo cane da caccia, perdutamente innamorato del padrone. Bellissimo e dolcissimo!!
Fuori il tempo è splendido, temperatura amichevole, la giornata ideale.

Passo del Brattello

Per raggiungere Borgotaro percorro la strada del fungo porcino...


...e tra una curva e l'altra mi ritrovo in fondovalle. Sarà in effetti una giornata da saliscendi continui, eccezion fatta per l'autostrada.
Raggiungo Compiano, che segno sul taccuino del “qui ci torno”. Il paese, dall'impianto medievale mi incuriosisce non poco, ma preferisco dedicargli solo uno scatto come promemoria e sbirciare alcuni vicoli da alcune porte d'ingresso mentre sornionamente rasento le mura. La Rocca poi prende molto la scena. Si insomma...da approfondire, magari con un nuovo passaggio.

Compiano

La salita verso la Colla di Compiano è bitumamente bella dalla parte del paese dal quale prende il nome, una specie di campo minato in discesa verso Bardi. Purtroppo in terra emiliana sono tante le strade ridotte maluccio, e non solo quelle definite “minori”, piene di frane o comunque cedimenti della sede stradale che farebbero preferire l'utilizzo di una moto da enduro per i continui zompi, salti, badilate di brecciolino. Per contraltare ci sono i paesaggi, stupendi, verdissimi.
Arrivo alle porte di Bardi e scatto qualche foto, anche solo per rendere partecipe una strana coppia di amici impegnati in un motogiro in Trentino.

Bardi e il suo castello, dal basso e dall’alto


Di nuovo in salita, mi perdo per strade e stradelle che poi mi faranno piano piano (ma piano eeeehh) raggiungere il “chiodo fisso”.
Lungo la via mi fermo per salutare un posto a me familiare, talmente familiare che mi hanno accolto come “cittadino onorario”...


Raggiungo il minuscolissimo valico Linguadà, comunque dotato di bar ristorante, che non sarebbe male testare...
Di nuovo in discesa, di nuovo zompi e brecciolino. Trovo cartelli che richiamano all'attenzione verso improvvisi attraversamenti di animali. Con tutto 'sto verde mi sembrerebbe strano il contrario. L'attenzione aumenta, agli zompi dell'asfalto si sommano quelli animaleschi. Va beh, zompi di sotto e di lato. Almeno il tempo sembra promettere assenza di zompi da sopra, e io me la godo assai in mezzo a stradine immerse nel verde, dove più che paesini con la classica conformazione, trovo degli agglomerati di case, dal sapore di carbone, selvaggina e funghi.


Il mio lento incedere continua. Adesso mi trovo in val di Nure, tocco Bettola per salire verso il passo del Cerro, dove trovo un cartello che spiega i cruenti accadimenti successi durante la II° guerra mondiale. Ogni volta che trovo cartelli del genere non posso fare a meno di cercare di captare sensazioni che abbiamo la fortuna di non provare, sperando anche che duri...
I dintorni, come spesso succede, vanno in contrasto con quanto di brutto hanno dovuto subire non troppi anni fa. Sono letteralmente stupendi.


Ci sono quasi. Il chiodo è a portata di mano. Mi ritrovo in val Trebbia, con brutti ricordi legati a un botto in moto. Oggi però l'incedere è totalmente diverso!
Raggiungo Bobbio e salgo su verso il chiodoso passo del Penice. Durante tutta l’ascesa non trovo praticamente nessuno e mi godo tutto, dall'asfalto ai bei panorami, dall'aria calda ma tersa al considerare che la salita aggredisce il monte con fare dolce e gradevole. Ore 14, e dopo 400 km., arrivo sul passo, dove finalmente trovo un po' di moto.


Era tanto che non toccavo quel piazzale e la mente vaga nel bagaglio dei moto-ricordi. L'idea iniziale era quella di arrivare lì, punto, e fare quello che di norma si fa su un passo all'ora di pranzo; si mangia e ci si guarda intorno! Poi però un cartello rapisce la mia attenzione. Si narra di un posto mirabolante riguardo ai panorami godibili dalla vetta del monte Penice, e io che sotto questo aspetto sono decisamente corruttibile, seguo l'indicazione come Silvestro che galleggiava a mezz'aria seguendo l'odore del mangiare...
Ecco i momenti che ti fanno tornare bambino, quando resti piacevolmente impressionato davanti a cose che non ti aspetti.
Raggiungo i 1460 metri di altezza dove il santuario di Santa Maria si gode da secoli un panorama a 360°. Da lassù si osserva un gran bel pezzo di mondo, con la pianura che va a sbattere contro la catena alpina, un vero spettacolo.

Scorci panoramici dal monte Penice





Consumo qui il mio lauto pranzo, fatto di bresaola, pane azimo, acqua. Si insomma....considerando la sacralità del posto, pare quasi un pranzo da penitente convinto!!
Un caffè con gelato ristabilirà la giusta gaiezza del momento.
A malincuore inizio il rientro. Sono le 15, e di strada da fare ne ho ancora tanta. Di nuovo a Bobbio, dove fa un bel calduccio, specie confrontato con la temperatura goduta quasi 1200 metri più sopra! Da uno spettacolo ad un altro, il fiume Trebbia, con le sue curve, le sue anse, il suo stupendo colore.


Farei volentieri una sosta per scendere sul letto del fiume, ma mi accontento di godere dall’alto del sinuoso percorso.
Dal fondo valle inizia una nuova salita, questa volta per il passo del Mercatello, poi di nuovo in discesa fino a raggiungere Ferriere.



Mi trovo di nuovo in val di Nure che insieme alla val d’Aveto, che mi troverò a percorrere di lì a breve, sono posti davvero speciali, con una natura generosa e viste panoramiche super.



Arrivo, con lento incedere, a S.Stefano d’Aveto, paese splendidamente costruito in una conca alpestre, altro posto che merita un nuovo successivo passaggio, magari con scarponcini da trekking.


Dalla val d’Aveto mi vado a perdere in stradelle mooooooolto minori, dove le sorprese non mancano di certo.


Torno a solcare una strada statale, la SS359, in direzione Chiavari, fino a raggiungere il passo del Bocco, dove mi riposo un po’ smessaggiando a destra e a manca con il supporto di una birretta, scambiando un po’ di impressioni motociclistiche con una coppia godereccia.
Le luci basse mi avvertono che ormai il pomeriggio si sta trasformando in sera, ed è bene che mi muova. Percorro ancora un pezzo della statale, ma prima di Chiavari entro di nuovo in un dedalo di stradelle dai mille e inaspettati incroci, dove la cartellonistica stradale ovviamente è risultata mancante, al contrario dei dubbi...
Uno di questi incroci risulta essere un vero e proprio passo, anzi...considerando il tema odierno diventa IL passo...


...nei pressi del quale, anche grazie alle luci basse, mi godo un momento magico della giornata.
I raggi solari penetrano nella folta faggeta, creando uno stato di pannosa sospensione, dal sapore epico, immortale. Via che scendo la foresta si apre, regalando scorci sul tramonto che in lontananza coinvolge anche il mare.



Sono di nuovo nel fondovalle, e più precisamente a Conscenti, dove trovo una processione a sbarrarmi la strada. Non resta che attendere in religioso silenzio...


Ormai sono le 20:30 e di luce ne resta ben poca, giusto quella che basta per un altro momento magico sopra Sestri Levante.


Rabbocco la benza ormai al buio e infilo in autostrada, facendo un'unica tirata per rientrare a casa, dove arrivo rimbambito dalle tante foto mentali e dal parziale che segna 789 km.
Una bellissima giornata passata in sella, in una vera e propria "immersione totale" nel verde.
Aaaaahhhhh...mi son tolto un chiodo dalla scarpa!!!



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