Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

venerdì 15 febbraio 2019

Marina di Pisa & Cesenatico, una specie di Tirreno/Adriatica

L'anno scorso ho penato per i noti problemi fisici e sono rimasto fermo al palo per un bel po', con il cumulo dei giorni di ferie che è salito considerevolmente, mentre mi "godevo" il bel tempo da dietro la finestra.
Quando poi al lavoro ho scoperto che è "consigliabile" consumare le ferie accumulate dell'anno precedente per non entrare in diabolici conteggi.....spam....il fulmine accende la mia mente assopita e di colpo ho chiaro cosa farò nelle prossime 48 ore.
Salterà fuori una specie di Tirreno/Adriatica, anche se a rate.
Venerdì 15 girerò da solo. Obbiettivo finale il Tirreno e più precisamente Marina di Pisa, là dove sfocia l'Arno d'argento, come cantava Claudio Villa negli anni '60 in una sua celebre canzone dedicata a Firenze.
Non tiro dritto puntando direttamente l'obbiettivo. Eh no. Un po' di carote per strada devo raccoglierle, altrimenti sembrerebbe un giro zoppo e senza "esaltatore di sapidità".
Cerco di spicciarmi nell'avvicinamento alla prima carota, e via autostrada esco a Pistoia. Penso di essere sulla strada giusta ma mi sbaglio e per raggiungere il San Baronto mi perdo in un dedalo di stradine che risalgono il Montalbano.
Ho con me il navigatore, ma non la voglia di usarlo, preferendo il "proviamo di qui....giriamo di là". Ho culo, e riesco nell'impresa. Il valico del San Baronto è conquistato, e mi pare giusto fare uno scatto alla moto a ridosso di un'opera d'arte di strada, che più che un'opera sembra la cartina delle curve del Montalbano!


Caffettino, accaparramento di un panozzo per il pranzo e via, riparto.
Dal valico prendo la strada stracolma di curve che mi porterà fino a Vinci.


Prima però mi faccio solleticare da alcuni cartelli turistici che mi fanno fare una rapida sosta alla chiesa di S.Giorgio a Porciano, splendidamente affacciata sulla piana di Fucecchio e in lontananza sul Monte Serra.



Vinci

Dopo Vinci, dove ci si potrebbe dilettare nella visita alla casa e al museo del grande Leonardo, continuo nel mio peregrinare ad umana velocità ed in breve raggiungo un'altra carota di giornata, Ponte a Cappiano e più che altro il suo ponte Mediceo coperto, una vera rarità.
Il ponte, già alle cronache nel medioevo posto com'era lunga la via Francigena, ha avuto storicamente un ruolo primario nel sistema di navigazione interna che collegava il Padule di Fucecchio, il lago di Bientina, l'Arno e il mar Tirreno, collegamenti che consentivano le relazioni commerciali tra le zone del pistoiese e del pisano. La forma attuale la si deve alla ricostruzione voluta nel '500 da Cosimo I° de Medici divenendo allo stesso tempo una costruzione di difesa e di lavoro, visto che nei vari ambienti si trovano una ferriera, un mulino e altre attività che sfruttavano la forza motrice dell'acqua.





Di nuovo in sella, lungo un tratto di piacevole strada che solca le colline delle Cerbaie, per poi ricalare a Bientina, poi Buti per iniziare la salita al Monte Serra, altro luogo che mi preme visitare per vedere in presa diretta gli effetti devastanti dell'incendio doloso che sul finire di settembre scorso ha distrutto il versante di Calci.
La salita verso lo scollinamento è come la ricordavo, già vista durante un paio di giri fatti tempo fa, tanto verde e begli affacci.

La strada che sale da Buti e un tratto di palestra di roccia (segnalata dalla bandiera)

Panorama verso Buti


Gambelunghe in solitaria

Arrivo allo scollinamento per iniziare la discesa verso Calci, ma prima di ricalare a valle voglio visitare un memoriale, il sacrario "Faro del Monte Serra".
Il monumento è lì a testimoniare l'incidente aereo dove nel marzo '77 persero la vita 44 persone, di cui 38 allievi dell'Accademia Navale di Livorno.
L'Hercules C-130 partì dall'aeroporto militare di Pisa, poco distante, e si schiantò sulle pendici del monte. Nessun superstite e successive inchieste nebulose, come nella migliore tradizione.


Arrivando al sacrario si comincia a rendersi conto degli effetti devastanti dell'incendio. Il versante di Calci è praticamente lunare...



Torno allo scollinamento, e vista l'ora consumo il mio pasto frugale sfruttando la posizione regale che pare sia stata preparata apposta per me. Il bar/ristorante è chiuso, ma fuori c'è giusto una sedia e un tavolino prezioso per appoggiare cellulare, bottiglia dell'acqua e altre amenità.
Mi sento un vero Signore.
Mentre sono lì che mastico sento arrivare un ciclista ansimante, e al momento che sbuca da dietro la siepe che mi separa dalla strada mi guarda con gli occhi che sembrano scappargli dalle orbite. A quel punto gli dico "ma non sarebbe meglio usare una di queste?" indicandogli la strommina. E lui, quasi in un ultimo rantolo "eeeeeeeehhhh" e riprendendo  (parecchio) fiato "bisognerebbe nascere più intelligenti". Ci salutiamo e continuiamo ognuno con la propria passione.


Riparto, e oltre alla vista entra in gioco anche l'olfatto. L'odore di carbone si sente eccome e l'insieme è piuttosto desolante. Il calore deve essere stato talmente tanto che ha sciolto il manto stradale, visto che un bel tratto è riasfaltato di fresco.





Mi lascio alle spalle lo strazio, metto su il navigatore e punto il mare.
Passo da Pisa e, ringraziando il navigatore, raggiungo Bocca d'Arno a Marina di Pisa.

Pisa

Marina di Pisa - Bocca d'Arno

La giornata stupenda è rovinata solo da un po' di foschia, e sullo sfondo anche le Apuane hanno voglia di partecipare al mio giorno di ferie.



Dopo un veloce sollazzo sotto al sole mi piglio un caffettino a Marina e, piuttosto sudaticcio visto l'eccessivo equipaggiamento, riparto puntando veloce casa.
E la prima giornata di moto è andata, con sommo gaudio del sottoscritto. Un giorno di ferie ben speso!



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Sabato 16, altro giro altra corsa. Stavolta siamo in due, c'è anche Veronica, anche se potevamo essere di più, ma alcuni pensionati contattati fanno, appunto, la vita dei pensionati, ritrovandosi più impegnati di quando avevano un'occupazione routinaria.
Ci divoriamo in scioltezza il Muraglione, pochissime macchine, zero moto. Che goduria!
Da Forlì sfruttiamo l'innegabile praticità dell'autostrada e verso mezzogiorno siamo a destinazione, Cesenatico.
Non siamo molto amanti della costa adriatica, certamente non nel senso paesaggistico (a parte i dintorni di Gabicce, Conero e più giù alcuni tratti pugliesi), ma siamo curiosi di vedere il Porto canale dove pare ci abbia messo lo zampino l'illustre cittadino da Vinci. Si insomma....un po' di storia non guasta mai e ci sta bene un po' di sano randagismo urbano.
In prossimità del Museo della Marineria fanno bella mostra di se alcune imbarcazioni a vela, destinate ai vari usi della Marineria dell'alto-medio Adriatico tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, impegnate tra pesca e trasporto delle merci.
In generale, passeggiare lungo quel canale, rimanda ai paesi del Nord, dove le vie d'acqua sono tutt'ora intelligentemente utilizzate, una bella sensazione.



I dUeficienti a Cesenatico


Per pranzo optiamo per un take away di pesce "rapido", o almeno questo è ciò che riporta un cartellone fuori dal ristorante che lo promuove. Stiamo ad aspettare "rapidamente" due porzione di spiedini e un cartoccio di fritto "solo" 45 minuti. Meno male che almeno il pesce è buono, e ce lo gustiamo nella Piazzetta delle Conserve, nome che la dice lunga sull'uso di quell'area, dove fanno bella mostra di se delle costruzioni troncoconiche in muratura (alcune coperte), che rammentano dei mastelli in legno usati per la produzione del burro. Solo che qui le dimensioni son ben maggiori.
Al posto del burro veniva stivato il pescato che, stratificato con neve e/o ghiaccio, si conservava a lungo, metodo che durò fino agli anni trenta del secolo scorso.





Per aver ragione di definirla una Tirreno/Adriatica a rate ci manca solo l'Adriatico e facciamo due passi per completare la traversata. La tanta foschia ci fa sentire sospesi. Sospesi si....tra la voglia di un altro cartoccio di fritto o un tagliolino alle vongole.




Gambelunghe in compagnia

La "sveltina" adriatica finisce qui. Rientriamo rapidamente via autostrada a Faenza e ci godiamo il tratto Marradi-Passo della Colla-Casa immersi in una bellissima luce, anche se alcune curve l'ho fatte a caso per colpa del sole che mi ha letteralmente bucato la retina.
Aaaaaaaaahhhh....quanto era che non mi facevo una due giorni in moto. Goduria INENARRABILE!!


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